Cronache da ghetto A mia sorella manca la scuola

Avete presente quando siete invitati al pranzo di Natale con tutti i parenti e avete quell'emozione che però è anche un po' non veder l'ora di tornarsene a casa? Ecco, a noi la quarantena sembra anche così

17 marzo 2020 | 21:54
Oggi è successo davvero : mia sorella ha detto che le manca la scuola. Non è stata un’uscita così tanto per riempire un silenzio o per fare un capriccio o per dire qualcosa di diverso, ma è venuta dal cuore. Si vedeva negli occhi, un po’ buttati là nel vuoto, che dopo 22 giorni pure la scuola le manca. Ora, io non penso di riferisse proprio proprio alle lezioni, ai professori, ai compiti, alle verifiche e alle interrogazioni, ma proprio alla scuola in quanto istituzione in grado di riunire le vite di centinaia di studenti. Non ha detto che le mancano le lezioni, ma non ha nemmeno detto che le mancano i suoi amici e basta. Le manca proprio la scuola.



E io ci ho creduto, l’ho sentito il suo dispiacere. Del resto è una fetta di vita abitudinaria che improvvisamente viene a mancare nelle esperienze degli studenti di oggi e che nessuno mai più gli restituirà. C’è di molto peggio, ma questo mese (che forse sarà anche di più) non glielo ridarà più indietro nessuno. Si può discutere sul fatto che probabilmente sia più formativo un mese di quarantena ad accorgersi quanto sia debole l’essere umano, ma sta di fatto che la scuola resta pur sempre la scuola e lei se n’è accorta alla faccia degli sbuffi, dei nervosismi, delle preoccupazioni che caratterizzano l’anno scolastico.

Certo, credo che se la scuola italiana fosse stata più pronta a supportare i ragazzi forse quella frase non le sarebbe uscita. Se la « smart scuola » avesse vissuto un periodo di maturazione pre emergenza ora si sarebbe fatta trovare più pronta. Le video lezioni le ho un po’ seguite in questi giorni, ma mancano di mordente. Perchè non inventare qualcosa che tenga su di morale i ragazzi ? Perchè non spiegare la storia, l’italiano, la filosofia parlando solo di questo mese storico ? Perchè non organizzare incontri, lezioni, chiacchierate meno didattiche e più spensierate ?

La cosa più curiosa che ho notato seguendo qualche spizzico di lezione è stata sbirciare nelle case dei professori. Non so come siano gli studenti di oggi e se ai tempi della mia scuola qualche compagno la vedesse come me, ma ho sempre visto i professori come entità che esistevano solo a scuola e che, una volta uscite, scomparivano nel nulla per poi riapparire in cattedra la mattina seguente. Qualche volta mia è capitato di incontrarli per strada, completamente fuori dal contesto scolastico, e non volevo credere che fossero davvero loro. Era come se fossero i loro gemelli o degli avatar. Ecco invece la « smart scuola » fa anche sbirciare alcuni angoli delle case dei professori che magari trasmettono - un po’ goffamente - dalla cameretta del figlio con gli orsacchiotti sullo sfondo mentre dalla cucina il marito - non curante della lezione in corso - chiama la moglie-insegnante per chiedergli dove abbia messo la lampadina di scorta.

Sta succedendo anche in televisione a dire il vero questa cosa. Non potendo più ospitare in studio gli ospiti (o potendone ospitare un numero limitato) tutti si stanno attrezzando con collegamenti via Skype e sullo sfondo si vedono angoli di vita « in borghese » e ombre di mogli, mariti e figli che aleggiano attorno. Soprattutto quando gli ospiti a casa sono meno avvezzi alla tecnologia e il figlio di turno sta in guardia proprio a fianco per controllare che tutto funzioni correttamente. La televisione non sta più entrando nelle case degli italiani, ma sono gli italiani che stanno entrando nelle case dei volti della televisione.

Nelle puntate precedenti:

Cronache da ghetto
Piacere, sono il coronavirus

Cronache da ghetto
La fortuna di avere un cane

Cronache da ghetto
Noi, come la Nazionale del 2006

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Mia madre sperimenta il mutismo

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Smart working e faccende di casa

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Alberto Lupini


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