Green pass, idiozie sui controlli. Lamorgese chiarisca le regole per i ristoranti

Il ministro dell'Interno ha detto che i ristoratori non potranno controllare i documenti, ma solo il green pass e che lo stesso non possono farlo le Forze dell'Ordine. Un assist al bacio per i furbetti

09 agosto 2021 | 17:23

Il tema Green pass rappresenta l'ennesima bomba lanciata dal Governo in fretta e furia. L'ennesima bastonata ai ristoratori che ora si ritrovano con mille inghippi e senza alcuna risposta né per sè né per i clienti. L'ultima puntata di questa soap l'ha lanciata il ministro all'Interno, Luciana Lamorgese. «I titolari dei locali - ha detto - non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti, faremo una circolare di chiarimento su questo. Noi chiediamo venga richiesto al chiuso il green pass. Non si può pensare che l’attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia. Significherebbe distoglierle dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza, anche della criminalità». La ministra non ha escluso «controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa».

 

Come prestare il fianco alle truffe

Ma davvero si può prestare il fianco ai furbetti che in ogni modo già da ora stanno provando a falsificare i documenti? Per accedere ad un ristorante al chiuso o sedersi al tavolino di un bar al caldo - soprattutto in autunno e inverno - basterà farsi prestare il Green pass dall'amico, il cugino, il fratello senza bisogno di pagare sconosciuti e affidarsi a gruppi Telegram "carbonari" e ricattatori come abbiamo raccontato in questo articolo.

 

Fipe: Serve una circolare chiara

Il tema però torna quello sollevato dai ristoratori stessi in tempi ancora non sospetti, ovvero: ma chi controlla? Il Green pass potrebbe anche essere uno strumento utile, sicuro, efficace sul lungo termine per evitare chiusure, ma non si può pensare di non istituire una modalità di controllo rapida e sicura.

Alza idealmente le spalle come a dire "noi l'avevamo detto" Roberto Calugi, direttore generale della Federazione italiana pubblici esercizi. «Come bisogna commentare questa ennesima puntata? Dicendo, da una parte, che noi questo tema lo avevamo sollevato già all'inizio e dall'altra che si tratta di un ennesimo caso di confusione totale sulle direttive. Noi, lo ribadiamo, siamo pubblici esercizi e non pubblici ufficiali per cui chiediamo che siano le forze dell'ordine o chi per esso a controllare i documenti, non certo noi. Anche perchè bisogna mettersi nei panni di un ristoratore che si ritrova a dover chiedere ad ogni turno 50-60 carte d'identità, immaginatevi il disagio».

 

E quindi, che si fa? «Aspettiamo una circolare del Ministero che dia linee guida precise», spiega Calugi. Lo stesso direttore generale fa poi un primo bilancio rispetto al funzionamento della certificazione nei pubblici esercizi. «La situazione è a macchia di leopardo - osserva - in alcune località, soprattutto più piccole - si sta andando abbastanza bene, ma nelle città e soprattutto nelle città d'arte c'è ancora confusione, i clienti non sanno come comportarsi e si creano assembramenti e calca all'esterno dei locali».

 

 

E le multe?

Insomma, un chiarimento è necessario perchè ogni volta si rasenta la follia. Anche perchè di mezzo ci sono multe salate anche per i ristoratori (tra i 400 e i mille euro); chi se la assume la responsabilità in caso di frode? E poi: perchè i ristoratori possono controllare i documenti quando si paga con la carta di credito, mentre il Green pass no? Basta dubbi e equivoci, ora servono risposte.


 

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Alberto Lupini


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