I ristori valgono più di una manovra, ma non tutelano bar e ristoranti

Sommando i quattro decreti si superano i 40 miliardi. Meglio della legge di bilancio 2021 (ferma a 39,1). Anche se molti sono fondi già stanziati e non spesi o recuperati dai crediti delle imprese verso la Pa . Ora si studiano sostegni per professionisti, aziende delle filiere più colpite e fornitori. E le sospensioni fiscali devono diventare esenzioni

04 dicembre 2020 | 08:30
Goccia dopo goccia, la pioggia di ristori ha raggiunto dimensioni considerevoli. Il problema però non è tanto il “quanto”, ma “a chi” questi aiuti di Stato sono andati in soccorso e "come" sono stati recuperati. Perché è ovvio che la crisi del coronavirus abbia penalizzato in particolare alcune categorie, che tra l’altro ancora non vedono la luce in fondo al tunnel. Come i ristoranti, gli alberghi, in generale i settori di commercio e turismo. Di certo se si guarda soltanto la mera cifra finale, il “bottino” non è così esiguo. E ha raggiunto una consistenza maggiore della manovra per il 2021.

La somma totale dei ristori supera il valore della manovra

C'è anche un altro fondo ristori da 3,8 miliardi per l'anno prossimo
I conti li ha fatti Il Sole 24 Ore, calcolando che l’intero sistema dei ristori - il primo decreto, poi il bis, il ter e il quater - sta per superare la soglia dei 40 miliardi. Oltrepassando quindi i 39,1 miliardi della legge di bilancio che ora è alla Camera. Senza considerare che proprio in manovra c’è anche un altro “fondo ristori” da 3,8 miliardi per l’anno prossimo.



Nel dettaglio si parla dei 5,5 miliardi del primo decreto, i 2,6 del bis e i 2 miliardi del ter. Poi il numero 4 eroga altri 9 miliardi (8.999,46, per la precisione). E 5,3 miliardi si ripresenteranno l’anno prossimo nel fondo per ulteriori aiuti. Infine ci sono i 20 miliardi di possibile scostamento di bilancio che il governo dovrebbe decidere a inizio 2021.

Gli escamotage di fondi già stanziati o di diritto delle imprese
C'è un "però": alcuni di questi fondi nel decreto quater sono stati recuperati da risorse stanziate in precedenza e non spese. Oppure, ancora peggio, i soldi per salvare le aziende appartenevano in realtà già... alle aziende: il governo ha infatti recuperato i soldi dei crediti che le imprese avevano nei confronti della pubblica amministrazione. Un gioco delle tre carte.

Rimedi per chi è stato penalizzato dal parametro di aprile
Non di certo noccioline, anche se i problemi restano. Come per esempio il rimedio da trovare per chi è stato fortemente penalizzato dal criterio che ha legato calcolato la misura dei contributi a fondo perduto alla perdita di fatturato di aprile (specialmente quindi gli albergatori stagionali del mare e della montagna).

Ci sarebbe poi da estendere la rete del sostegno economico ai settori che fin qui sono stati trascurati, cosa che in parte è stata fatta in Lombardia dalla delibera della Giunta regionale che ha subito sbloccato gli aiuti arrivati dal governo per taxi, bus turistici, ambulanti, design, servizi fotografici e non solo.

Professionisti e fornitori attendono un sostegno
Ma attendono una mano anche tutti quei professionisti che hanno goduto solo della prima del decreto di maggio e le aziende delle filiere che non sono state interessate direttamente dalle restrizioni anti-pandemia, ma che hanno visto comunque crollare i fatturati perché erano fornitori di esercizi commerciali e di attività chiuse o semi-chiuse dai Dpcm.

Sospensioni fiscali e contributive diventano esenzioni?
Per tutte queste categorie in difficoltà si potrà anche intervenire con il fondo da 5,3 miliardi creato dal ristori quater le cui risorse, prodotte dai pagamenti fiscali per il momento sospesi, dovranno aiutare i soggetti che con i vari decreti anti-crisi «siano stati destinatari di sospensioni fiscali e contributive che registrino una significativa perdita di fatturato».

Anche perché altrimenti bisognerà chiedere ad aprile i pagamenti sospesi oggi a soggetti che comunque non saranno in grado di onorarli a causa della crisi. Le sospensioni si dovrebbero quindi trasformare in esenzioni. Anche perché altrimenti resterebbero delle tegole come quella della Tari. Perché se il vaccino sembra essere alle porte, il rimbalzo economico è ancora lontano.

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Alberto Lupini


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