In Italia 50mila morti l’anno legati alle malattie infettive

I numeri sono raddoppiati in 15 anni, eppure a far paura è il coronavirus, il cui tasso di mortalità è inferiore al 2% e in 8 casi su 10 chi ne è affetto presenta sintomi lievi o addirittura nulli (poi guarisce)

25 febbraio 2020 | 15:34
Ogni anno in Italia muoiono poco meno di 50mila persone che soffrono di malattie infettive e molti di questi decessi si verificano in ospedale, con una media di 135 decessi al giorno per ogni giorno dell’anno (QUI gli ultimi dati sui decessi per inflienza). Le infezioni sono tuttavia la prima causa di morte solo in un caso su sette. A rivelarlo è l’ultimo Rapporto (diffuso nel 2019) di Osservasalute, secondo cui i cosiddetti decessi sepsi-correlati (ovvero di individui che hanno contratto una malattia infettiva) sono molto più che raddoppiati in soli 15 anni (nel 2003 se ne registrarono 18.668).

In Italia muoiono orgni giorno 135 persone con malattie infettive

E questo vale per tutte le età, anche se la maggior parte dei decessi per sepsi, circa il 75% del totale, si concentra tra gli anziani con più di 75 anni. Quasi tutti i decessi che presentano la sepsi sono avvenuti in ospedale (come sta accadendo in questi giorni). Ma un rilevante il tasso di infezioni è stato riscontrato anche nelle strutture residenziali per anziani. A livello regionale, lo studio evidenzia grosse differenze. La maggior parte dei decessi si concentra nel Nord e nel Centro, con valori più bassi nelle regioni meridionali.

Lo studio rivela che la maggior parte delle infezioni si concentra nei reparti “critici” (il 35%), seguiti dai parti medici (4,6%) e dai reparti chirurgici (4,3%). Il rischio aumenta a seconda del tempo che si passa in ospedale e in presenza di procedure invasive. Inoltre, si legge nel rapporto, la sepsi “è stata riscontrata nei pazienti sottoposti a ventilazione assistita (35,8%), seguiti dai pazienti sottoposti a cateterismo centrale (23,2%), dai pazienti con catetere urinario (15,6%) e dai pazienti sottoposti ad intervento chirurgico (10,1%)”. La sepsi è anche associata a catetere endovascolare, infezioni delle basse vie respiratorie o dell’apparato genito-urinario.

Viene da chiedersi perché, dunque, tanta paura nei confronti del coronavirus che, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, presenta un tasso di mortalità del 2% e nell’80% dei casi provoca in chi lo contrae sintomi lievi o nulli. Sta di fatto che al momento nessuno dei deceduti in Italia affetti dal Covid19 è morto per aver contratto il virus, bensì per altre patologie già conclamate.

Nel frattempo in Francia sono stati dimessi tutti e 12 i cittadini contagiati nel Paese e la vita è verosimilmente tornata a quella normalità che, in fondo, non si era mai persa. Oltralpe sono stati effettuati soltanto 475 tamponi, solo a persone che presentavano sintomi e che erano entrati in contatto con un contagiato.

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Alberto Lupini


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