Lavoro al femminile, cresce l'occupazione nel settore dell'ospitalità e del turismo

Tra i settori con più alta presenza femminile c'è l'Horeca, legato ai consumi extradomestici tra ristorazione e ospitalità. Su 1.200.000 addetti ben il 60% è costituito da donne ma il percorso è ancora in salita . In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, per cercare di capire meglio come va il settore, abbiamo parlato con alcune rappresentanti del mondo dell'horeca e dell'ospitalità

24 novembre 2023 | 05:00
di Mariella Morosi

Essere donna, persona. Non deve essere più un'avventura, una sfida continua, nella società o ancora peggio, nelle proprie scelte di vita. Il contrastarne i diritti è stato visto dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite come una grave violazione e nel 1993 con la "Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne" ha dedicato loro la giornata del 25 novembre.

È stata così focalizzata l'attenzione della comunità mondiale, almeno per un giorno, sulle disuguaglianze tra uomo e donna nella società. Qualcosa è cambiato, nelle leggi e nelle coscienze, ma c'è ancora molta strada da fare. Da noi il Senato sta per varare un disegno di legge (già approvato alla Camera) contro la violenza di genere, che si propone di intervenire per rafforzare la prevenzione e la tutela delle vittime di abusi o di violenza nell'ambito della vita familiare e nel lavoro. Ma qual'è in Italia la situazione delle donne nel mondo del lavoro?  Secondo gli ultimi dati Istat, il tasso di occupazione femminile riferito ad aprile 2023 è al 52,3% (+0,3 punti su marzo e +1,4 punti su aprile 2022). Nel 2004 le lavoratrici erano 8,7 milioni, oggi sfiorano la cifra dei 10 milioni. Tuttavia il nostro Paese è fanalino di coda in Europa e il divario con l’Ue è cresciuto passando dall’11,3% del 2004 al 14,4% del 2022. Anche in campo imprenditoriale  siamo indietro rispetto agli altri Paesi europei: secondo i dati di Unioncamere, a fine settembre 2022 le aziende femminili erano più di 1 milione 342 mila, soltanto il 22,18% dell’imprenditoria italiana, mentre negli altri paesi dell’UE la percentuale media segna il 32%. 

Le differenze di genere sembrano sfuggire nell'industria del turismo e dell'accoglienza in cui da qualche anno è cresciuto il numero di donne occupate, anche nel ruolo di manager e imprenditrici. Nel 2022 l'occupazione femminile complessiva nelle imprese associate a Confindustria è aumentata (+3,4& rispetto a quella maschile, 2,4%). Dati significativi ma non del tutto esaustivi: per questo abbiamo cercato di capirne qualcosa in più su cosa sta succedendo nel mondo dell'horeca con chi, in questo mondo, ci lavora praticamente ogni giorno. Abbiamo raccolto alcune impressioni delle protagoniste del mondo Horeca su questa Giornata di sensibilizzazione, alcune sull'onda dell'emozione suscitate dai recenti fatti di cronaca,  altre più mirate al problema occupazionale e al rapporto con i loro colleghi di lavoro. .

Maria Carmela Colaiacovo (Confindustria Alberghi): «Nell'ospitalità c'è parità di genere»

Per Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Confindustria Alberghi, AD del Park Hotel ai Cappuccini di Gubbio e Vice Presidente del Gruppo Financo, quello dell'ospitalità e del turismo è un mondo in cui c'è assoluta parità di diritti. «Nel nostro settore - afferma - la donna ha sempre trovato spazio per esprimere la sua personalità. Grandi passi avanti sono stati fatti dall'introduzione delle quote, soprattutto in alcuni settori, ed è bene che il Pnrr continui nella sua importante progettazione. Tuttavia il problema più gande della questione femminile è la gestione della famiglia, a livello istituzionale e di welfare».

«Bisogna creare servizi a supporto della vita all'interno della famiglia, con l'assistenza nella crescita dei figli. Penso che sia questo il punto di svolta perchè le difficoltà nascono quando si devono fare delle scelte familiari. Le donne devono così poter avere pari opportunità e di carriera all'interno delle aziende». 

Anna Lapini (Confcommercio): «Basta voltarsi dall'altra parte»

«Dal 1 gennaio ad ora 83 donne uccise da uomini in ambito affettivo o familiare. Il dolore di questi giorni per la la morte di Giulia Checchettini, la  ragazza che si stava per laureare è straziante - dice invece Anna Lapini, di Confcommercio Terziario Donna - ma oggi più di ieri comprendiamo che il problema dei “bravi uomini”e dei “bravi ragazzi” che non riescono ad accettare un semplice “No” è enorme e dobbiamo affrontarlo insieme. Il  femminicidio è l'ultimo estremo comportamento di uomini che portano in sé il germe della violenza, verbale, psicologica, economica, fisica, sessuale, una violenza che esercitano ogni giorno attraverso piccoli gesti apparentemente insignificanti. Sono invece segnali che devono mettere sull'avviso le donne che potrebbero diventarne vittime, ma prima di tutto chiunque gli stia vicino che faccia capire a chi  questa violenza la esercita, sia esso, un amico, un figlio, un padre, e anche a chi la potrebbe subire; che ogni persona è libera di scegliere della propria vita».

«Sono caratteristiche e tratti ben definiti: se li riconosciamo, non dobbiamo voltarci dall'altra parte, non dobbiamo sminuirli pensando o dicendo: "È fatto così ma in fondo è una brava persona". Deve essere un impegno di tutti e di ciascuno, da portare avanti insieme, a chi ci governa, alle Forze dell'ordine, agli operatori, agli organi di informazione, alla magistratura: serve la massima attenzione, più ascolto, più formazione. Questo nel disegno di legge del Governo c'è, ma non basta se non si agisce sul cambiamento culturale che deve essere trasversale e diffuso, quell'assunzione di responsabilità individuale e collettiva. Per questo motivo per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il nostro Gruppo, che rappresenta oltre 250.000 imprese femminili del commercio, del turismo, dei servizi e delle professioni, per il terzo anno promuoverà una campagna social dedicata, che per il 2023 coinvolgerà anche gli uomini dell'intero sistema Confcommercio: "La vita delle donne è un valore. Difendiamola, insieme"».

Irene Deiara (A.B.I. Professional): «Orgoglio per il lavoro delle colleghe»

«Siamo ormai giunti ad un era dove tutti sono intelligenti, perspicaci, intraprendenti e molto ambiziosi - afferma Irene Deiara di Abi Professional, l'Associazione Barmen (e barlady) Italiani - siamo sempre troppo occupati a pensare di emergere che non ci rendiamo conto alcune volte di calpestare ciò che ci circonda , e magari i nostri stessi simili , siamo in continua competizione e se la competizione è tra un uomo e una donna la faccenda si complica. Lavoro da circa 24 anni nell'ambito turistico, ho 47 anni ed ho dedicato la mia vita all'accoglienza e al mondo del bartending , mi sono sempre fatta spazio tra una gomitata e un'altra per far in modo di essere notata e apprezzata per le mie capacità e competenze».

«La figura femminile oggi dopo tante battaglie in qualche modo, o perlomeno nel mio settore, sta avendo la sua importanza. Certo non è stato facile ma bisogna essere forti, lasciare da parte le debolezze e tirare fuori quel lato caratteriale che ci contraddistingue. L'uomo crede di essere invincibile, di sapere tutto in ogni campo ma non è sempre così e quando si trova davanti una donna che possiede quella qualità che a lui manca e che non potrà mai avere perché non è nel suo DNA, allora gli scatta qualcosa, non può più fare a meno di te e cerca di vedere le cose in modo diverso con orizzonti più ampi quindi ruba, studia, capisce e finalmente si arrende! Ti apprezza. Visto quanti passaggi? Quanta strada? E quante gomitate siamo costrette a dare ? Ma anche subire per essere viste con occhi diversi ? Non esistono leggi che tengano, qui si tratta di umanità e buonsenso, si tratta di raccogliere più informazioni possibili da chi ci sta vicino sia uomo o donna che ci possono aiutare nell'ambito lavorativo e tutto questo si chiama Intelligenza».

«Faccio parte di una splendida Associazione nel mondo del Bartending dove ho creato un gruppo di sole donne Barladies e non, che si occupa di dare supporto ad altre donne che ogni giorno nonostante il lavoro massacrante combattono contro il cancro. Quindi ad ogni nostro evento prepariamo dei drinks leggeri che offriamo al nostro pubblico dietro un piccolo contributo che doniamo all'IEO Monzino  (Istituto Europeo Oncologico di Milano ). Ma anche là non è stato facile far capire ad alcune figure maschili, radicate dai loro pensieri ottusi, l'intento di tutto questo. Ci sono voluti due anni dando spiegazioni su spiegazioni, ma fortunatamente l'intelligenza di alcuni ha avuto la meglio ed ora sono davvero orgogliosa del lavoro che insieme alle mie colleghe facciamo! È una mission che durerà nel tempo. Una reale parità dei diritti è ancora lontana ma ce la possiamo fare, sono fiduciosa!».

Valentina Picca Bianchi (Fipe): «Doveroso contrastare la violenza di genere»

«Contrastare la violenza di genere, in tutte le sue forme, compresa quella sociale ed economica è possibile e doveroso - ha detto Valentina Picca Bianchi, presidente delle donne imprenditrici della Fipe (la Federazione italiana dei pubblici esercizi) - Ci troviamo in quello che definisco un “tempo buono” per partire e costruire un futuro diverso per tutte noi, fatto di competenza, affermazione, identità.

È nostra responsabilità quella di crederci, superando i preconcetti, iniziando così a vivere senza paura quella realtà pratica e concreta del lavoro, ritenuta da sempre tipicamente maschile. Se si vuole ce la si fa! Con determinazione e coraggio, è questo il messaggio che voglio lanciare con l’obiettivo di raggiungere una profonda rivoluzione culturale anche nel mondo dell’imprenditoria perché l’impresa non ha né età né genere. Fondamentali, a supporto e sostanza del cambiamento, è la creazione di politiche attive a supporto di un sistema inclusivo».

Barbara Agosti, (Ristorante Eggs): «Donne, ancora poche posizioni di rilievo»

«Nonostante le donne siano sempre più presenti in tutti gli ambiti lavorativi - afferma Barbara Agosti, chef e proprietaria del Ristorante Eggs di Roma - non raggiungono ancora posizioni di rilievo. Nel settore della ristorazione Il rapporto tra gli occupati è decisamente a favore del sesso maschile».

«Si tratta di un lavoro molto impegnativo, spesso senza orari, difficilmente conciliabile con chi ha il peso di gestire una famiglia che si solito è la donna. Ma ancora prima c'è anche il problema della formazione, spesso carente perchè il lavoro nei ristoranti sia in sala che in cucina proprio per le stesse ragioni non è ambito e ne condiziona a priori gli orientamenti. Come chef e come imprenditrice  sono sempre molto felice di assumere una donna, se risponde ai requisiti richiesti per l'incarico, se ricevo 10 curricula 8 sono di uomini.  Nel caso tuttavia della copertura dello stesso incarico le donne sanno dimostrare appieno e come gli uomini professionalità, impegno, forza fisica e creatività. Ma possono avere libertà di scelta solo se possono trovare aiuto e sostegno nell'ambito familiare. Noi ristoratori stiamo cercando di rimodulare i nostri orari per andare incontro a tutti, non solo alle donne, ricucendo i giorni di apertura con una turnistica di 5 giorni su 7. Questo ci consente di dare due giorni di riposo più l'onda del giorno di inizio riposo e del rientro. Questo è il nodo del mondo della ristorazione, ma anche in altri settori esistono fattori di squilibrio, specialmente nelle posizioni più alte. Non si tiene conto delle loro capacità professionali,  degli studi fatti e delle loro qualifiche. In Italia rappresentano soltanto il 42% degli occupati, molto meno della media europea, e ancora oggi si segnalano molti casi di vero e proprio sfruttamento nonostante il problema stia finalmente emergendo e che si stiano facendo azioni per fronteggiare il problema della disparità di genere, economicamente e socialmente, esistente nel mondo del lavoro. Molto si può ancora fare, dalla possibilità di scegliere orari flessibili alla concessione di benefit per un aiuto in famiglia fino alla totale abolizione del divario salariale. Servirebbe l'impegno di tutti e migliorerebbe la reputazione delle imprese». 

Margherita Zambuco (Hotel Eden Roma): «Il rispetto parta dalla famiglia»

«La nostra Associazione nasce per dare rilievo ad una figura come la Governante in un contesto Alberghiero dove le posizioni di vertice per la maggior parte sono tutte declinate al maschile - afferma Margherita Zambuco, Executive Housekeeper dell’Hotel Eden di Roma nonché Presidente e fondatrice dell’A.I.H., l’Associazione di riferimento per la figura professionale della Governante d’Albergo».

«Nel corso degli anni abbiamo dovuto lottare per emergere professionalmente, proponendo programmi didattici che spaziano dalle materie teoriche a quelle più operative, al fine di sviluppare buone doti comunicative, competenze tecnico-operative, capacità di programmazione e pianificazione e leadership. Con altre associazioni di categoria abbiamo creato collaborazioni per progetti finalizzati allo sviluppo, alla formazione e all’aggiornamento del personale. Con i nostri coordinatori regionali il contatto è costante e continuo con riunioni web mensili. È vero che in molti contesti, la strada da percorrere, per una reale parità di genere, è ancora in salita. Ma posso affermare che nella mia organizzazione tutti hanno le stesse opportunità, indipendentemente da fattori come identità di genere, di orientamento sessuale, etnia, ecc. Soprattutto le opinioni di tutti sono ascoltate e tenute in considerazione. Purtroppo dal confronto con altre realtà emergono gravi criticità per le donne in questa professione difficile che richiede tante ore, tanta fatica, gruppi da gestire sempre più multiculturali, impegni, budget da rispettare, risultati da conseguire. In tempo di Covid proprio a queste donne era stato affidato il delicato compito di assicurare ai nostri clienti locali e camere igienizzate e pulite. Nella nostra Associazione e nel nostro ambiente di lavoro il tema della parità di genere e quindi del riconoscimento del pieno ruolo professionale della donna lo affrontiamo con una parola sola: Rispetto. È il rispetto del genere sia femminile che maschile che comporta il rispetto delle diverse capacità, differenze e inclinazioni. Un rispetto che si traduce nel non imporre ma condividere, nel dialogo nel confronto delle diverse opinioni. Ma è una parola che deve essere riscoperta all’interno della famiglia, della scuola, del lavoro. Senza imposizioni ,ma con il criterio certo delle regole. Nel mio lavoro io le affronto anteponendo il merito e la capacità delle persone e non certo soltanto riconoscendo il genere di appartenenza».

Patrizia De Luise (Confesercenti): «Donne fondamentali nel commercio»

Esporre simbolicamente una cornice quadrata rossa sulle vetrine dei negozi in tutta Italia: è quanto propone Patrizia De Luise per questa Giornata mondiale contro la violenza sulle donne con lo slogan  “Red Saturday. Facciamo quadrato” soprattutto puntando l'attenzione sulla necessaria presa di coscienza di tutti  volta ad arginare il fenomeno della drammatica escalation di violenze subite da tante donne.

Lo faranno tutte le imprenditrici ed imprenditori che aderiranno all’iniziativa. «Confesercenti - ha detto Patrizia De Luise, presidente Confesercenti - è un’associazione in cui le donne rivestono importanti ruoli ed il loro contributo è fondamentale nel commercio, nel turismo e nei servizi. Un terzo delle imprese è donna. Per questo vogliamo esserci anche noi, in prima fila a fare quadrato in difesa delle donne, e molto spesso si tratta di una violenza subdola, poco percepita all'esterno, celata dietro apparenti buone maniere». 

Alessandra Baruzzi (Federazione Italiana Cuochi): «Cucina non estranea alla violenza»

«Stop alla violenza sulle donne. I valori che dovrebbero essere principi saldi di una società civile - afferma Alessandra Baruzzi, membro della Federazione Italiana Cuochi - eppure evidentemente non è così».

«Il compartimento femminile della Federazione Italiana Cuochi si sta muovendo a piccoli passi e provare a fare la differenza lanciando messaggi di sensibilizzazione è uno di quei messaggi è “ la solidarietà”. Il valore della solidarietà è prezioso, da alimentare ogni giorno, e non può essere limitato ad una questione di genere tutti noi dobbiamo lavorarci, supportandoci, sostenendoci e incoraggiandoci. Oggi anche il mondo della cucina non è estraneo a forme di violenze fisiche, verbali e psicologiche. La presenza femminile è sempre più numerosa e coesa nel portare avanti progetti per sostenere e valorizzare il lavoro della donna». 

Quanto è ancora lontana la parità di genere?

Poco incoraggianti anche i dati del Gender Policies Report, la pubblicazione dell'Inapp (Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche) che ogni anno monitora le differenze di genere nel mondo del lavoro. La parità è lontana perché la partecipazione femminile è ancora ostaggio di criticità strutturali: occupazione ridotta, prevalentemente precaria, part time e in settori a bassa remuneratività o poco strategici. Se alcuni settori per tradizione e vocazione, si distinguono per una maggiore occupazione femminile come formazione, salute, turismo, retail servizi sociali e alla persona, i numeri si riducono alle posizioni di leadership. Il problema è sovranazionale e al recente Forum The European House - Ambrosetti di Cernobbio,  le linee conclusive sul Women Empowerment indicano la necessità di stanziare bilanci pubblici specifici,   di fornire le risorse necessarie per attuare le iniziative e monitorarne i progressi e  l'impegno ad affrontare le disuguaglianze. Non solo, le aziende devono dare priorità anche al rapporto tra lavoro e vita privata come strumento chiave per promuovere l'occupazione delle donne e integrarle nei processi decisionali. 

Per l'inserimento nel mercato del lavoro delle donne contano molti elementi, dal luogo di residenza -regione ,città, piccoli comuni- al titolo di studio e alla formazione, ma è sempre il doppio carico famiglia-lavoro il principale ostacolo alla parità, anche se sono molte le aziende che hanno deciso di distinguersi per la loro innovativa vision al femminile abbattendo il gender gap. Alcune esibiscono con orgoglio una certificazione di parità. 

Soprattutto in molti settori come il turismo, la ristorazione e l'ospitalità è fondamentale il ruolo che le donne possono svolgere per la loro capacità di perseguire l’innovazione e il cambiamento. La scelta è ampia tra i profili richiesti nel mondo dell'HORECA (hotellerie-restaurant-café) dove le donne sono la maggioranza: il 60% su 1.200.000  addetti. Ma il percorso è ancora difficile: la situazione, pur migliorata in termini assoluti, peggiora in termini relativi perchè le donne non sono valorizzate contrattualmente o sono part time. Come ha detto Federica Cecchi del MIO (Movimento imprese Ospitalità) restano comunque ai margini delle dinamiche aziendali. Devono  pretendere forme contrattuali paritetiche e devono essere poste nella posizione di poter esprimere il loro valore aggiunto. Dalla formazione e da un maggiore sostegno alla gestione familiare con incentivi e welfare  potrebbero partire nuove prospettive per la preoccupante carenza di personale professionale che potrebbe essere al femminile. 

Tra i settori con più altra presenza femminile c'è l'Horeca (acronimo di hotellerie-restaurant-café) legato ai consumi extradomestici, tra ristorazione e ospitalità. Su 1.200.000  addetti ben il 60% è costituito da donne ma il percorso è ancora in salita: la situazione pur migliorata in termini assoluti, peggiora in termini relativi perchè le donne non sono valorizzate contrattualmente o sono part time, Per Federica Cecchi del Mio (Movimento imprese ospitalità) «restano comunque ai margini delle dinamiche aziendali. Devono pretendere forme contrattuali paritetiche e devono essere poste nella posizione di poter esprimere il loro valore aggiunto». 

Tornando a parlare in maniera generale è tempo di recuperare un ritardo storico, soprattutto dopo la pandemia e con la transizione ecologica e digitale. Per Enrica de Marco della Luiss l'emergenza Covid ha contribuito in maniera significativa a valorizzare, anche tramite il ricorso al lavoro da remoto, il principio di parità di genere. La legislazione di emergenza in tema di smart working ha riconosciuto in favore di entrambi i genitori un vero e proprio diritto al lavoro agile, oltre a un congedo specifico finalizzato a soddisfare le esigenze di cura familiari imposte dall'emergenza sanitaria.

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Alberto Lupini


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