Manca liquidità, pericolo agromafie Occhi puntati sul mercato di Fondi

Le aziende agroalimentari sono esposte alla crisi economica e la mancanza di cassa può indurre qualche imprenditore a ricorrere all’illecito. Confagricoltura garantisce monitoraggio . L’ultimo rapporto Eurispes-Coldiretti dice che ammonta a 24,5 miliardi di euro il giro d’affari del “settore” a livello nazionale.

10 aprile 2020 | 07:16
di Federico Biffignandi
Cosa manca maggiormente in questo momento di crisi? La liquidità. In che cosa il Governo sta facendo fatica (eufemismo) nell’aiuto alle imprese? La liquidità. Di che cosa hanno bisogno come l’ossigeno le imprese stesse per sperare di sopravvivere? La liquidità. E i lavoratori? La liquidità. E chi può fornire presto e facilmente “la liquidità” a chi ne ha bisogno? Le mafie. Le agromafie.


Ombra agromafie sul Made in Italy

Ora che la curva dei contagi si sta, forse, abbassando e si guarda già con un occhio alla ripresa economica la lente di ingrandimento si sofferma sui pericoli legati all’imprenditoria nazionale. E, visto che lo stato di salute delle imprese è ai minimi storici, è facile pensare - ahinoi - ai rischi che potrebbero infiltrarsi nel mercato legale.

Purtroppo la storia insegna che la criminalità organizzata in Italia è parte integrante dell’economia e che non aspetta altro che momenti di crisi o - peggio - incertezza per allungare i propri tentacoli. Confagricoltura si è espressa con cautela: «Al momento - hanno fatto sapere - non ci sono segnalazioni particolari o un aumento anomalo dei casi. Manterremo alta l’attenzione perché è più probabile che qualcosa possa accadere quando il peggio sarà passato. Ora c’è troppa instabilità, ma ancor di più un controllo troppo serrato delle autorità per facilitare il business illecito».

L’ultimo rapporto Eurispes-Coldiretti dice che ammonta a 24,5 miliardi di euro il giro d’affari del “settore” a livello nazionale. E se il numero è già di per sé esorbitante bisogna considerare che oltre al valore assoluto si scatenano dinamiche altrettanto preoccupanti: su tutti il mancato controllo sui prodotti alimentari che arrivano sulle nostre tavole. L’illecito maggiore e più preoccupante è il “falso Made in Italy” che a sua volta mette in seria difficoltà (ulteriore difficoltà) le aziende che vogliono lavorare in maniera legale.

E in tempi di coronavirus il pericolo di “aiutini” non leciti aumenta in maniera esponenziale. In Puglia ad esempio l’allarme è già partito. La regione è al terzo posto della classifica nazionale, con un livello di infiltrazione criminale pari all’1,31. Emerge, tra l’altro, come il fenomeno delle agromafie, nel corso degli ultimi anni, abbia accresciuto la propria intensità in particolar modo in Puglia, con Bari all’1,39%, Taranto all’1,30%, Barletta-Andria-Trani all’1,27%. La Puglia è una regione a forte vocazione agricola ed è per questo che il business delle agromafie è divenuto particolarmente appetibile. E in questo periodo in cui molti mezzi sono fermi e i campi semi-abbandonati i furti di ogni tipo di materiale utile stanno aumentando a dismisura. Intimidazioni, ricatti, richieste di riscatti o - ancora peggio - di mettersi in società per insidiarsi sempre di più in maniera costante.

Ma uno dei casi più eclatanti (coincidenza?) è quello di Fondi (Lt) uno dei comuni diventato zona rossa per una “sbadataggine” delle istituzioni che concessero una festa di Carnevale a epidemia già esplosa. Perché la coincidenza? Perché a Fondi c’è il mercato ortofrutticolo più grande d’Italia che ora lavora a ritmo ridotto anche per l’estero, con ingressi scaglionati e forniture decisamente sotto media. Non si ferma, perché se si fermasse l’agroalimentare italiano subirebbe un colpo forse fatale e di conseguenza il carrello della spesa degli italiani sarebbe un po’ più vuoto. Ma cosa può generare un rallentamento di forniture targate Mercato ortofrutticolo di Fondi? Difficoltà per le aziende, mancanza di liquidità ed ecco l’idea agromafia.

Giusto poco prima dello scoppio dell’emergenza il Governo aveva firmato un Ddl per sostenere la lotta alle agromafie attraverso controlli maggiori e altri sostegni. Ma qui si parla di intervenire nell’immediato e forse, invece che farsi pregare dal settore per non essere dimenticati dai vari Decreti che distribuiscono soldi alle imprese, sarebbe bene mettere mano al portafogli e dare da vivere alle imprese. Per dar da mangiare agli italiani, per bloccare sul nascere l’idea-esigenza di appellarsi ai criminali. E non solo per l’oggi, ma anche o forse soprattutto per il domani.

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Alberto Lupini


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