Montagna: caro bollette e alberghi chiusi fanno saltare sci e stagione invernale?

La situazione è drammatica per le strutture alberghiere situate nelle località montane, a causa dell'impennata dei costi di gas ed energia elettrica. E alcune potrebbero scegliere la strada del lockdown energetico. Il rischio è di far saltare la stagione sciistica, cosa che gli impianti funiviari non possono permettersi

04 ottobre 2022 | 16:34
di Silvia Balduzzi

Il caro bollette continua a colpire: l'ultimo allarme è arrivato da Caroli Hotels in Puglia, ma a macchia di leopardo in tutta Italia la situazione sta esplodendo.

A chiedere aiuto ora sono gli alberghi in montagna e gli impianti sciistici che rischiano di non poter aprire e far saltare la stagione sciistica a causa dei costi spropositati di gas ed energia elettrica.

A portare l'attenzione su questa situazione è Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi che è convinto che il caso della catena alberghiera del Salento, Caroli Hotels, non sarà l'unica a dover prendere decisioni drastiche per la stagione autunnale e invernale.

Non a caso, infatti, proprio la scorsa settimana è stato un locale situato a L'Aquila, i Due Magi, a dichiarare di aver scelto la strada del lockdown energetico e di riaprire la prossima primavera.

La situazione per il nostro settore è drammatica 

«Il caso del Salento non sarà l’unico — ha dichiarato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi  — e nel prossimo mese ne vedremo tanti altri. La situazione per il nostro settore è drammatica e non possiamo permetterci di aspettare il 2024. Serve un intervento subito per il governo che si andrà ad insediare, ma anche per quello ancora in carica: trovare una soluzione per il costo dell’energia deve essere una assoluta priorità. Ci deve essere un intervento come per il Covid».

Se ci fermiamo noi, rimangono fermi tutti

Il timore ora colpisce soprattutto gli operatori turistici di montagna, da Aosta a Bolzano, che si stanno preparando alla nuova stagione dello sci. A partire dalle società che gestiscono gli impianti di risalita. A intervenire sul tema Valeria Ghezzi, presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari che ha dichiarato: «Se ci fermiamo noi, rimangono fermi tutti. Chiudere gli impianti funiviari significa ammazzare la montagna: è già successo una volta e non credo che nessuno voglia ripeterlo. Detto questo, le bollette andranno poi pagate. Noi non possiamo farci nulla, se non studiare i bilanci sulla base dei nuovi costi. Negli anni passati, in media, il costo dell'energia incideva tra l'8 e il 15%. Oggi superiamo il 30%. L'auspicio è un intervento del governo».

In pericolo l'esistenza futura dei comprensori sciistici di piccole e medie dimensioni

«Solo una piccola parte degli aumenti dei costi può essere compensata dall'aumento dei prezzi degli skipass. Aumentiamo le tariffe ma non possiamo raddoppiarle o triplicarle perché i nostri clienti sono già alle prese con un’inflazione elevata che colpisce tutti gli ambiti della vita quotidiana -  ha dichiarato, parlando con Affari Italiani, Helmut Sartori, presidente degli esercenti funiviari dell’Alto Adige - Sono in gioco migliaia di posti di lavoro e dopo la pandemia le nostre aziende non possono permettersi un nuovo stop. Servono un tetto al prezzo del gas, disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità e del gas, e sgravi fiscali». 

Le spese incidono parecchio

In Trentino Alto Adige la scelta di alcuni albergatori va nella direzione della chiusura delle saune o dell'abbassamento di alcuni gradi delle piscine per tamponare il problema dei rincari energetici. Discorso diverso per la strutture più distanti dai complessi sciistici che stanno addirittura valutando se aprire oppure no questo inverno. L’allarme arriva da Manfred Pinzger, presidente dell’Unione albergatori dell’Alto Adige. «Le spese incidono parecchio, ma questo non metterà a rischio la stagione che dopo il Covid deve andare avanti - ha spiegato». 

 

Un impegno nei confronti dei clienti

Dolomiti Superski, il maggiore comprensorio sciistico in Italia che comprende gran parte delle piste da sci delle Dolomiti «è intenzionata a prendere un impegno nei confronti dei propri clienti — dichiara Marco Pappalardo, direttore marketing della società — e a fornire il servizio con gli standard di qualità ai quali abbiamo abituato i nostri clienti».

A Cortina d'Ampezzo l’attività è assicurata

«Siamo preoccupati — racconta Stefano Pirro, presidente dell’Associazione albergatori —. Il problema è l’incertezza, perché non c’è un prezzo definito. Con l’energia elettrica si riesce a intuire, più o meno, quanto costerà. È invece tutto campato in aria per l’approvvigionamento di gas, c’è la totale insicurezza e così non abbiamo dati per definire la strategia commerciale, che ogni azienda deve fare».

La sensazione è quella di un'economia di guerra

Anche in Valle d'Aosta gli albergatori stanno cercando di tutelarsi e di individuare contromisure per contenere l'impennata dei costi. A intervenire è Filippo Gérard, presidente uscente dell'Associazione valdostana albergatori che ha dichiarato: «Alcune strutture hanno rivisto i periodi di apertura e razionalizzano per essere aperti solo quando c'è un numero sufficiente di turisti certi. Qualche albergo aprirà solo nel fine settimana, altri stanno cambiando gli orari delle accensioni delle insegne esterne la sensazione è quella di un'economia di guerra». Le bollette si «sono triplicate» soprattutto «nelle grandi strutture con centro benessere» aggiunge, e gli aumenti «sono solo la punta dell'iceberg dal momento che non vendiamo un  bene essenziale, le persone rivedranno i loro programmi per le vacanze».

Una stagione invernale in salita e piena di incognite

La situazione, però, non ha sfumature drammatica solamente adesso. Gia all'inizio di settembre erano emerse le difficoltà per gli impianti sciistici, a partire dal caro bollette, fino ad arrivare  alle difficoltà a reperire l'acqua per i cannoni sparaneve e alla guerra in Ucraina che ostacola l'arrivo di turisti dall'Est Europa.

Gli impianti da sci avevano già dovuto ritoccare al rialzo i prezzi degli skipass, con una previsione di in media aumenti fino al 10% rispetto alla passata stagione e del 20% se si considera l'annata 2019-20.

Lo scorso anno i contratti energetici erano a prezzi bloccati

«L'anno scorso siamo stati bravi o particolarmente fortunati - ha premesso Ferruccio Fournier, storico presidente dell'Associazione Valdostana impianti a fune - Avevamo infatti dei contratti energetici a prezzi bloccati e quindi di fatto non abbiamo risentito dell'aumento esponenziale delle bollette energetiche che ha colpito altri consorzi. Complessivamente abbiamo calcolato di avere risparmiato fino a 6 milioni. Adesso invece la situazione è molto più incerta. Per quanto riguarda gli skipass abbiamo cercato di tutelare i nostri giovani garantendo per quelli sotto i 18 anni uno skipass stagionale di 50 euro da utilizzare sugli impianti da sci e per le piste di fondo. Per il resto gli aumenti al momento sono in media dell'ordine del 7%. Le cifre variano in base alle diverse tipologie di località turistiche, ovvero se hanno in prevalenza alberghi o seconde case e quindi se sono influenzate maggiormente dal turismo internazionale o da quello di prossimità».

 

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