La richiesta di Fipe: “Stop all'obbligo di Pos per i micropagamenti”

Le alternative per la Federazione italiana dei pubblici esercizi sono due: eliminare l'obbligatorietà per gli esercenti di accettare i pagamenti elettronici oppure azzerare le commissioni almeno fino a 25 euro

28 ottobre 2022 | 15:14

Negli ultimi giorni i riflettori si sono di nuovo accesi sul tema dei pagamenti e del tetto ai contanti. Da un lato la proposta avanzata dalla Lega e raccolta dal centrodestra di alzare il tetto all'utilizzo dei contanti a tremila euro, dall'altro la circolare dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che esonera i tabaccai dall'obbligo di accettare pagamenti elettronici per sigarette e valori bollati. 

Nel dibattito è intervenuta anche Fipe, la Federazione italiana del pubblici esercizi, con una richiesta chiara: porre fine all'obbligo di Pos per i micropagamenti

Obbligo di Pos, la posizione di Fipe 

«L’introduzione dell’obbligo di accettare la moneta elettronica anche per pagamenti minimi in cui il costo della transazione si mangia tutto il margine è una forzatura che non ha giustificazione né sul piano economico né su quello sociale - ha sottolineato Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe - Bene ha fatto l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli ad esonerare da tale obbligo i tabaccai per l’acquisto di sigarette e valori bollati sulla base di un evidente squilibrio tra costi e margini ma perché le norme rispondano sempre al principio di equità occorre ora intervenire anche sui micropagamenti». 

 

 

Una questione, quella legata ai pagamenti elettronici e ai loro costi, che non riguarda soltanto i tabaccai, ma anche bar e ristoranti, e che si è acuita a partire dal 30 giugno scorso, da quando cioè commercianti e professionisti non possono più rifiutare i pagamenti tramite carte di debito, di credito o prepagate, pena una sanzione pecuniaria pari a 30 euro, aumentati del 4% del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l’accettazione del pagamento. L'obbligo del Pos c'era già da tempo, dal 2014, ma non era prevista nessuna multa. 

«Obbligare un esercente a dover incassare i 90 centesimi o l’euro di un caffè con la carta di credito vuol dire costringerlo a lavorare in perdita senza considerare poi anche gli effetti di qualche disfunzione sul piano organizzativo», ha aggiunto Cursano. 

«Stop all'obbligo di Pos per i micropagamenti»

Cursano, a nome di Fipe, avanza quindi la sua proposta. «Occorre ripensare gli interventi adottati fino a questo momento ed eliminare l’obbligo per i micropagamenti - ha concluso il vicepresidente - I casi sono due o si cancella l’obbligatorietà per gli esercenti di accettare bancomat e carte di credito per i pagamenti di piccolo importo oppure si azzerano le commissioni fino ad almeno 25 euro. Non si possono obbligare le imprese a lavorare in perdita». 

«Non è così che si perseguono gli evasori»

Sul tema del tetto ai contanti è intervenuto anche Nicol Grossi, del direttivo nazionale di Tni Italia - tutela nazionale imprese, sindacato che rappresenta le imprese del mondo Horeca, che ha dichiarato: «Appoggiamo il progetto di legge a prima firma del deputato Alberto Bagnai di alzare il tetto del contante da 2mila a 10mila euro. Il nostro è uno dei pochi Paesi dell'Unione europea ad averlo così basso e il limite medio si aggira infatti attorno ai 5mila euro. In Paesi come Germania, Finlandia, Irlanda, Austria, Lussemburgo, Paesi Bassi non è nemmeno previsto un limite al pagamento in contanti. Non è così, a nostro avviso, che si perseguono gli evasori».

Questi elementi potrebbero ridare ossigeno alle imprese

«E a proposito di contanti – ha aggiunto Grossi – chiediamo al nuovo esecutivo e ai parlamentari di eliminare l'obbligo per le attività di somministrazione di accettare i pagamenti elettronici per importi fino a 5 euro, come accade, in sintesi, per i tabaccai, che su marche, francobolli, ma anche sigarette, sono stati esonerati dall'obbligo. Inoltre, le commissioni bancarie non dovrebbero essere previste se non per cifre consistenti, sicuramente non sotto i 10 euro. Tutti questi elementi potrebbero ridare ossigeno alle imprese strette nella morsa dei rincari energetici e di un'inflazione reale che viaggia sopra il 10 per cento sui prodotti alimentari”.

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Alberto Lupini


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