TripAdvisor ancora irraggiungibile La Fipe fa da filtro... e si assume i rischi

Dopo l'accordo pattuito tra la Federazione italiana pubblici esercizi e il Gufo, una soluzione sembra esser stata trovata, che si rivela essere più che congeniale alla piattaforma americana, che non si espone ma al contrario lascia a Fipe responsabilità legali. Il ristoratore ora ha comunque una strada da seguire

13 luglio 2018 | 14:32
Un accordo, quello fatto tra Fipe e TripAdvisor, che indubbiamente sembra mostrare una (seppur flebile) luce in fondo al tunnel: qualche novità sarà la suddivisione per categoria dei locali, dstinguendo ad esempio tra le rivendite di panini e i ristoranti stellati, in modo da avere classifiche di gradimento più attendibili e rendere giustizia al format prescelto dal ristoratore.



Ma per quanto riguarda i commenti falsi e diffamatori? Qui si naviga per ora al buio. Nonostante lo stradone illuminato aperto dalla recente sanzione della Cassazione che fissa nei gestori di un sito la responsabilità per danni causati da commenti non controllati.

Alla luce dell'accordo Fipe-TripAdvisor la modalità è chiara: il ristoratore, insoddisfatto per aver ricevuto ancora una volta recensioni false, deve prima rivolgersi a TripAdvisor, sempre e comunque primo interlocutore dell'utente, attraverso la piattaforma online, utilizzando il proprio account.

Se l'eventuale risposta di TripAdvisor non giunge o non soddisfa il ristoratore, allora quest'ultimo potrà rivolgersi all'Ascom territoriale di riferimento, che a sua volta si interfaccerà con TripAdvisor (che ha sede "non legale" a Londra) così da far rimuovere eventuali recensioni false che danneggiano la reputazione del locale in questione. (In alternativa si può pensare di scrivere anche alla Pec tripadvisoritalysrl@legalmail.it, un indirizzo tuttavia non confermato dal Gufo, che, come detto, è bene attento a "non lasciare tracce").

Non fa una piega, volendo vedere. Eppure delle lacune esistono anche qui. Italia a Tavola ha ricevuto diverse segnalazioni, dopo la notizia dell'accordo tra le due realtà: i ristoratori vogliono una garanzia, vogliono poter far valere i loro diritti, e in caso di mancato soddisfacimento delle loro richieste, vogliono poter avere documento formale che attesti le mancate azioni "riparatrici" della piattaforma. E ciò, a maggior ragione, dopo la sentenza della Cassazione.

La funzione da "intermediario" di Fipe, però, aiuta TripAdvisor ancora una volta a non esporsi in prima persona, dimostrando nuovamente di riuscire, nell'ombra, a sfuggire a qualsiasi controllo, operando quindi sul territorio nazionale senza un minimo di regolarità. Difatti, richiesta una Pec (posta elettronica certificata) al colosso del web, pare che questa, fondamentale per eventuali comunicazioni che abbiano poi valore giuridico, o non esista o in alcun modo possa venire svelata. E su questo un'indagine della Guardia di Finanza potrebbe non essere inutile...

Ecco allora la conseguenza più ovvia: vista la sempre più grave irregolarità nei commenti che danneggiano ristoratori e albergatori onesti, vista la fugacità di TripAdvisor a prendersi carico di ogni responsabilità, anche a livello legale, è proprio la Fipe che si arrume responsabilità e rischi.

In assenza di obblighi legislativi precisi (cosa fa il Governo?), l'operatore colpito da commenti falsi ha una sola strada: mandare le proprie richieste/proteste via Pec all'Ascom del suo territorio, dovrà altresì fare riferimento proprio a questi uffici, anche a livello legale e per richiesta danni, nel caso le proprie esigenze, più che giustificate, non venissero soddisfatte.

Il ristoratore o l'albergatore può reperire la Pec di ogni Ascom provinciale direttamente sul sito ufficiale. Ad esempio, qui sotto, si può vedere dove trovare la Pec dell'Ascom di Milano sull'homepage del sito.



A togliere ogni dubbio riguardo alla procedura e a dare quindi ragione delle logiche conseguenze che ne deriverebbero, come sopra illustrato, è il direttore della Fipe Roberto Calugi. Il rischio a cui la federazione si espone è alto: nel caso TripAdvisor non adempisse agli impegni presi e non rimuovesse eventuali fake news dai profili dei ristoranti sul suo portale, sarà più che giustificata la citazione per danni che il ristoratore dovrà sporgere, a quel punto, chiaramente verso gli uffici Ascom.

Fondamentale ricordare a questo proposito la sentenza della Cassazione risalente a inizio 2017: questa ha confermato la responsabilità penale del gestore di un sito internet (responsabilità in questo caso delegata da TripAdvisor, in un secondo momento, a Fipe, appunto) per aver mantenuto online i contenuti offensivi di un articolo, omettendo di rimuoverlo una volta venuto a conoscenza del carattere denigratorio pubblicitario. Sembra chiaro che la sentenza fosse a conoscenza di TripAdvisor e Fipe che hanno siglato un accordo che fino a pochi giorni fa poteva apparire un po' strano.

C'è da augurarsi, nel pieno interesse della Fipe che si è presa questo impegno, che la stessa Federazione abbia i mezzi e gli strumenti per obbligare la piattaforma statunitense alla rimozione immediata di questi commenti ingiuriosi, una volta avvenuta la seconda segnalazione, perché la prima, come detto, quella diretta al Gufo, non è stata soddisfatta o accolta: la mancata rimozione metterebbe in ultimo luogo la Federazione italiana pubblici esercizi in una posizione scomoda.

È bene ricordare - a quei ristoratori che in questi giorni si sono rivolti a Italia a Tavola, ma anche a tutti gli altri - che tutti, e non solo coloro iscritti all'Ascom Confcommercio, possono rivolgersi per questo genere di esigenze agli uffici di riferimento della propria provincia. Forse, ma questa è solo un'ipotesi, gli investimenti di cui parlava il Gufo a proposito dell'accordo, sono fondi per coprire le richieste danni che si preannunciano... enormi.

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Alberto Lupini


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