Turismo organizzato, ore contate? Chiesti 750 milioni per sopravvivere

Agenzie e tour operator hanno lanciato un altro grido d’allarme chiedendo aiuti statali concreti e sostanziosi. A rischio l’operato di 12mila aziende in tutta Italia che a fine 2020 vedranno i fatturati scendere dell'80%

28 maggio 2020 | 12:04
Turismo in crisi a causa del lockdown e di una ripartenza lenta, lentissima. Ma c’è un settore nello specifico che sta pagando il dazio più alto ed è quello del turismo organizzato composto da agenzie viaggi e tour operatori. Le stime - quelle più ottimistiche - parlano di un 2020 che si chiuderà con un calo dei fatturati pari all’80%.


Il flash mob di Milano

«Abbiamo chiesto 750 milioni per cercare di sopravvivere. Nel decreto Rilancio ne hanno previsti 25. Siamo 12mila aziende in Italia: se non stanziano almeno 500 milioni, il turismo organizzato muore. Abbiamo paura: se non ci aiutano, questa volta è davvero finita. E se muore il turismo organizzato, muore una fetta del Paese». A dirlo è Marcello Formoso, titolare di un’agenzia a Cernusco sul Naviglio che insieme ad altri 700 tra proprietari di agenzie e tour operator della Lombardia hanno manifestato con un flash mob ordinato, t-shirt gialla come divisa d’ordinanza, interventi, applausi e distanza di sicurezza mantenuta per due ore in piazza Duca d’Aosta a Milano. In contemporanea ai colleghi piemontesi e toscani a Torino e Firenze.

Quanto il turismo sia determinante per il Sistema Italia e quanto sia stato penalizzato dalla pandemia e da uno Stato miope nei suoi decreti lo si ripete continuativamente e le conferme arrivano sempre dai numeri: vale il 13% del Pil nazionale, pari a un valore di oltre 232 miliardi. Secondo alcuni le aziende del turismo organizzato torneranno a fatturare da agosto: «A febbraio abbiamo interrotto le attività - spiega al Corriere della Sera Gabriele Milani, direttore nazionale di Fto (Federazione turismo organizzato) Confcommercio - e cancellato quasi completamente la programmazione costruita nei mesi precedenti. Torneremo a fatturare non prima di agosto, al 30% rispetto al 2019. Prevediamo di finire l’anno con un calo di fatturato dell’80%».
La richiesta è sempre quella di aiuti economici statali, allungamento degli ammortizzatori sociali, indennità a fondo perduto, azzeramento fiscale. «Al momento abbiamo ricevuto soltanto 600 euro tramite voucher: come si può pensare che questo sia un aiuto sufficiente per persone che hanno perso cinque mesi di incasso e le cui prospettive sono a zero?», chiedono i commercianti al grido di #noisiamoilturismo.  «La Regione ci ha convocati il 4 giugno per partecipare ai tavoli di discussione», dice Giusy Lodetti, titolare di un’agenzia della provincia di Bergamo. Dal 9 marzo, quando ha chiuso, ha continuato a lavorare per cancellare e riprenotare viaggi in previsione futura. Riaprirà il 3 giugno, «sperando di avere prodotti certi da offrire ai clienti».

«Superato questo periodo, pensiamo anche di rivedere com’è organizzato il nostro comparto - continua Lodetti -: chiederemo la creazione di un albo a livello regionale, che poi si dovrebbe estendere a tutta Italia, con precisi diritti e doveri, contro gli abusivi e per offrire una garanzia ulteriore al cliente». Come dimostra la piazza colma di manifestanti, questa crisi è anche un’occasione per «unire le forze»: «Il settore è da sempre diviso, siamo più parti di una filiera - dice Michela Terzi, proprietaria di un’agenzia a Gorla Minore (Varese) -, ma in questo momento di difficoltà dobbiamo collaborare ed essere riconosciuti come una categoria unita. Solo così potremo farcela».

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Alberto Lupini


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