Nessuna mazzata per ristoranti e bar appena riaperti, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ci è andato piano ma ha dato un segnale: stop all’attività di somministrazione al banco dalle 15 alle 18. Per chi volesse farsi uno spritz pomeridiano, obbligo di sedersi.

Dal 10 febbraio, in Veneto, lo spritz al bar si beve solo da seduti
I contenuti dell'ordinanzaCon una
ordinanza regionale in vigore dal 10 febbraio al 5 marzo, Zaia punta a mettere un freno alla
movida e regolarizzare l’afflusso di persone verso i locali. Si tratta di una norma molto simile a quella adottata nel vicino
Friuli-Venezia Giulia dove lo stop alle consumazioni in piedi è attivo dalle ore 11, ma meno rigida – sebbene contenga diverse sottolineature di carattere sanitario.
Ribaditi l’obbligo di
mascherina sia in piedi che seduti «salvo che per il tempo necessario alla consumazione di cibo e bevande», l’obbligatorietà di esporre all’esterno del locale il
numero massimo di persone ammesse, il rispetto del
distanziamento interpersonale di un metro. Vietato anche il consumo dei prodotti d’
asporto nelle immediate vicinanze del locale.
Nell’ordinanza, viene anche sottolineato quanto già contenuto nel
Dpcm che vale per l’intero Paese, ossia che i
sindaci dispongono della facoltà di chiudere piazze e singole vie al pubblico nel momento in cui constatino il rischio assembramenti.
Il malcontento di comuni ed esercentiMisure e rilievi che alimentano i
malumori di sindaci e pubblici esercenti. Per i primi, il rischio è quello di uno scarica barile in termini di
responsabilità. A loro, infatti, sarebbe demandato il compito di mettere in atto misure impopolari su base discrezionale (un fattore che ha portato nelle settimane precedenti a restrizioni più o meno serrate, ma sicuramente disomogenee). Per i pubblici esercenti, invece, rimane il tema della
sicurezza al di fuori del locale. Tanto più se il rischio è quello di incorrere in multe che vanno dai 400 ai tremila euro.
Il caso Navigli
A finire nel mirino, all’indomani del passaggio della Lombardia a zona gialla, sono stati i
Navigli milanesi, troppo spesso fuori controllo sin dal primo sblocco della scorsa primavera. I residenti che abitano attorno ci provano sempre a farsi sentire soprattutto con chi dovrebbe effettuare i
controlli, ma ricevono sempre picche. Ma sono gli stessi
gestori a richiedere controlli: «Invochiamo controlli più duri: le voci tra di noi girano e nessuno racconta di aver preso multe. Per questo molti accettano il rischio – aveva detto al
Corriere della Sera Michele Berteramo, che oltre a gestire il Movida sul naviglio Pavese, è il referente di Epam della zona - molti fanno asporto senza averne la licenza e questo non è successo solo nel weekend, ma accadeva anche nelle ultime settimane in zona arancione».