Zona gialla, ristoranti chiusi a cena e nel weekend. I gestori: «Aiuti subito o apriamo comunque»

L'associazione Tutela Nazionale Imprese ha scritto una lettera ai prefetti delle zone gialle e al governo chiedendo indennizzi ai locali pubblici e di dimostrare la pericolosità di contagi di bar e ristoranti

11 gennaio 2021 | 15:33
Da oggi l’Italia è tornata a colorarsi a seconda di quanto è grave la situazione dei contagi in ogni regione. Il Governo tuttavia ha previsto delle norme diverse rispetto alla precedenti tra cui una che ha colpito (nuovamente) bar e ristoranti a cui è stata tolta la possibilità di restare aperti a cena e nei weekend anche a pranzo. Scelta ovviamente non gradita dagli imprenditori.

Tni - Tutela Nazionale Imprese, che rappresenta 40mila aziende italiane del mondo Horeca (bar, ristoranti, alberghi), ha inviato una lettera ai Prefetti delle regioni oggi gialle (tutte tranne Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Sicilia e Calabria) e per conoscenza ai ministri dell'Economia e delle Attività Produttive Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli chiedendo il motivo di questa scelta.


Proteste per le restrizioni in zona gialla

Perchè chiusi a cena? Portate dati evidenti sul rischio contagio nei locali
“Se l'indice di contagio Rt è basso - chiede l’associazione - se la regione è in zona gialla e le attività commerciali sono aperte, perché i ristoranti non possono lavorare a cena o nei fine settimana, non possono svolgere la loro attività in sicurezza, come accade per un negozio o un ufficio?”.

Ma c’è di più: la questione dei bar e dei ristoranti che il Governo evidentemente ritengono pericolosissimi e che i ristoratori invece difendono evidenziando il rispetto di tutti i protocolli, non vuole più essere una battaglia basata su “la tua parola contro la mia” ma una discussione che si fondi su dati scientifici. Ecco perché la Federazione ha inviato una lettera chiedendo di fornire i dati che individuano i pubblici esercizi come luoghi di contagio e sulle cui basi sono state imposte dal governo le chiusure.

Prefetture portino al Governo le difficoltà del settore
Tni chiede inoltre ai prefetti “di liberare immediatamente le attività del comparto Horeca dai limiti fino ad ora vigenti che hanno ormai portato gli imprenditori del settore, i loro dipendenti e fornitori in uno stato di disperazione” e che “facciano da tramite per ottenere immediati risarcimenti per i danni subiti dalle chiusure”.

«Se entro giovedì non ci saranno risposte né indennizzi - annuncia il portavoce di Tutela Nazionale Imprese e presidente di Ristoratori Toscana, Pasquale Naccari - saremo costretti per la sopravvivenza nostra, delle nostre famiglie, dei nostri dipendenti e dei nostri fornitori, a riaprire subito al pubblico i locali anche a cena. Sono dieci mesi che rispettiamo tutte le regole, ma stanno morendo centinaia di migliaia di aziende e abbiamo diritto di leggere i documenti che spiegano e dimostrano le evidenze scientifiche dell'obbligo di chiusura dei pubblici esercizi a cena e nei fine settimana. Il Governo, inoltre, ci deve risarcire. I ristori ricevuti fino ad oggi rappresentano mediamente solo il 2,5% del fatturato delle nostre aziende».

L'iniziativa è promossa da Tni-Tutela Nazionale Imprese in collaborazione con Acs Associazione Commercianti per Salerno, Aios Palermo, Comitato territoriale esercenti. Movimento Impresa Lombardia, Movimento Impresa Puglia, Passione Horeca Puglia, Ristoratori Liguria, RistorItalia, Ristoratori Lombardia, Ristoratori Toscana, Ristoratori Veneto, Ristoratori Lazio, Ristoratori Campania, Ristoratori Puglia, Ristoratori Trentino, Veneto Imprese Unite.

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Alberto Lupini


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