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Addio alla pasticceria Cavalletti Ma i clienti chiedono di riaprirla

Si dice che la millefoglie della pasticceria romana la ordinasse una volta l'anno anche la Regina Elisabetta. Tante le voci sui social network che si son fatte sentire per far riaprire del locale nel quartiere Trieste.

 
07 settembre 2020 | 17:26

Addio alla pasticceria Cavalletti Ma i clienti chiedono di riaprirla

Si dice che la millefoglie della pasticceria romana la ordinasse una volta l'anno anche la Regina Elisabetta. Tante le voci sui social network che si son fatte sentire per far riaprire del locale nel quartiere Trieste.

07 settembre 2020 | 17:26
 

Addio al Millefoglie di Cavalletti. Il celeberrimo dolce a tre piani farcito di crema chantilly aromatizzata al Marsala, divenuto famoso nel mondo fin dal 1951 quando a Roma aprì la pasticceria Cavalletti in via Nemorense (la leggenda narra che ogni anno anche la Regina Elisabetta se lo facesse spedire a Buckingham Palace) scompare per sempre. La pasticceria - considerata dalle guide gastronomiche tra le 5 migliori d'Italia - ha chiuso definitivamente l'attività.

La millefoglie della pasticceria Cavalletti - Addio alla pasticceria Cavalletti? I clienti sui social: Non ci stiamo

La millefoglie della pasticceria Cavalletti

Secondo i ben informati, gli eredi di Cavalletti hanno deciso di non continuare. I più dispiaciuti sono i residenti del quartiere Trieste, abituati ad acquistare il Millefoglie e le altre prelibatezze della pasticceria - che era fornitore di diversi hotel e ristoranti della Capitale - per i compleanni, i matrimoni, i giorni di festa. Sui social è partita anche una raccolta di firme per chiedere la riapertura sotto una nuova gestione.



«Cavalletti non puo' chiudere per sempre. Facciamo sentire la nostra voce», scrive Andrea Palma. «Molti di noi hanno mangiato
il loro Millefoglie da 30 anni e più», commenta Giorgia Pecci. Chi lo amava lo trovava insostituibile. Era un'istituzione nel quartiere. «Pensare che abbia chiuso è un grande dispiacere». Le fa eco Manuela Macori: «Era il migliore. Ogni compleanno ne ordinavo uno, quando vivevo nel quartiere. Chi dimentica il signor Cavalletti con i capelli bianchi come lo zucchero a velo e la sua crema allo zabaione, sofficissima!».

La speranza di Stefano Sorrentino «è che qualcuno lo rilevi. Era un'istituzione nel quartiere. Un saluto ai lavoratori e ai proprietari. Che ci ripensino».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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