Nel punto più occidentale dell’isola d’Ischia (Na), arroccato a 164 metri sul promontorio di Punta Imperatore, sorge il Faro che ora non solo domina il mare con fascino antico, ma ospita Lucì, ristorante gourmet e dimora esclusiva che fonde storia, natura e cucina contemporanea. Un luogo dove la luce del tramonto entra in sala e diventa parte del servizio, dove ogni dettaglio è studiato per lasciare spazio al paesaggio e alla sua forza.

Faro di Punta Imperatore al tramonto: la luce naturale entra in sala e diventa parte dell’esperienza gastronomica
Un progetto internazionale di recupero
Per anni il Faro di Punta Imperatore è rimasto abbandonato, invaso dalla vegetazione e inaccessibile persino al cancello d’ingresso. Oggi è tornato a vivere grazie a un importante progetto di recupero promosso da Floatel GmbH, società tedesca che ha fatto dei fari europei il cuore di un piano di ospitalità diffusa.

Il Faro di Punta Imperatore
L’idea nasce da Tim Wittenbecher e Marc Nagel, che con un gruppo di investitori hanno dato vita al progetto Floatel Hideaways, con l’obiettivo di creare rifugi unici in tutta Europa nei prossimi dieci anni. Dopo l’esperienza del Faro Cumplida a La Palma (Canarie), il gruppo ha acquisito concessioni a lungo termine in Andalusia, Asturie e in Italia, con due fari a Ischia - tra cui Punta Imperatore - e il futuro Faro Spignon nella laguna di Venezia, la cui apertura è prevista nel 2027.
Restauro complesso e arredo minimale
Ristrutturare un faro a picco sul mare non è un’impresa semplice. «Abbiamo usato l’elicottero tre volte per portare i materiali più pesanti - racconta lo chef Antonio Monti - e per il resto ci siamo affidati a una teleferica». Il risultato è un restauro che ha preservato l’anima del luogo: muri e pietre originali, spazi essenziali, un arredamento volutamente sobrio. Uno dei due proprietari è un designer con azienda a Taiwan, e il suo tocco si nota nell’equilibrio tra funzionalità e rispetto dell’ambiente. L’esterno, che inizialmente doveva essere ricoperto d’erba, è stato realizzato in cemento grezzo: una scelta che dialoga meglio con la natura aspra e selvaggia del promontorio. Dalle finestre non si guarda semplicemente il mare: ci si sente immersi in esso, sospesi tra cielo, roccia e vento.

Arredi minimal e finestre panoramiche: il design dialoga con la natura selvaggia del promontorio
Il nome del ristorante è un tributo a Lucia Capuano, la prima donna farista d’Italia. Negli anni ’30, rimasta vedova, decise di prendere il posto del marito nella custodia del faro, affrontando tempeste e isolamento con coraggio. Lucì è il suo omaggio, ma anche un modo per conservare la memoria di chi ha vissuto questo luogo come casa e come missione.
Antonio Monti, dallo storico Montecorvo al Faro
Classe 1992, Antonio Monti è cresciuto tra i profumi e i ritmi del ristorante di famiglia, il Montecorvo, un’istituzione per gli ischitani. «Mio padre ci ha insegnato che nulla arriva per caso - racconta - mi ha fatto lavorare duro in cucina e in sala, senza sconti». Eppure la sua strada sembrava un’altra: diplomato come geometra, non pensava alla cucina come carriera. A diciotto anni parte per Londra, dove lavora prima come cameriere e poi ai fornelli in un ristorante importante. Seguono esperienze al Mandarin Oriental di Milano con Antonio Guida, poi al Mirazur e in altre cucine internazionali.

Antonio Monti, classe 1992, guida la cucina di Lucì con identità e ricerca
Nel 2020 rientra a Ischia, prima alla Tenuta C’est la Vie, poi arriva la telefonata che cambia tutto: l’offerta di guidare il ristorante del Faro di Punta Imperatore, sin dall’apertura. «Ho disegnato la cucina da zero, con le mie mani. È un posto che richiede organizzazione e carattere. Qui o ti innamori o scappi».
Menu tra identità e ricerca vegetale
Il ristorante Lucì propone due menu degustazione - uno più tradizionale, uno vegetariano/vegano - e la possibilità di scegliere alla carta. In entrambi i percorsi la componente vegetale è centrale, come se la cucina rispecchiasse il paesaggio che la circonda.

Il “Cala Cala”
Il piatto simbolo è il “Cala Cala”, un omaggio alla biodiversità dell’isola: «È un piatto che cambia ogni giorno - spiega Monti - arriviamo anche a 132 ingredienti tra erbe, verdure e aromi. Tre tipi di pesce, che variano ogni settimana, ma l’alice fritta resta sempre, perché è un po’ la nostra firma».

I tortelli del ristorante Lucì
Ed ancora la scarola e fagioli diventa una “bistecca vegetale”, servita con glassa di fagioli “zampognari” e pesto di erbe amarissime. Poi ci sono il pacchero maiale e ostriche, cotto in brodo di maiale con salsa peruviana rivisitata con erbe isolane, e la farona, il piatto più goloso della carta. La carta dei vini conta una novantina di etichette, in gran parte campane e ischitane. «Chi viene qui - dice lo chef - vuole anche conoscere l’isola nel bicchiere».
Clienti, stagionalità e spazi del Faro
A Lucì si cena presto, anche alle 19:00. «Il motivo è semplice: tutti vogliono godersi il tramonto. «È lo spettacolo più atteso della serata», racconta Monti. Il ristorante ha circa 20 coperti e un roofbar panoramico con una trentina di posti dedicati all’aperitivo.

Aperitivo con vista sull’orizzonte: il roofbar di Lucì accoglie gli ospiti per un’esperienza unica
«All’inizio avevamo più coperti per l’aperitivo, ma diventava troppo accessibile. Ora puntiamo sulla selezione, sulla qualità del servizio». La clientela arriva in gran parte dagli hotel vicini come Mezzatorre e San Montano, ma anche da tutta Europa. «D’inverno vengono gli appassionati di fari: restano chiusi dentro, con il mare mosso fuori, e dicono che è l’esperienza più bella della loro vita». Le quattro camere del Faro - Grecale, Maestrale, Libeccio e Scirocco - hanno ciascuna un’anima diversa: vista sul mare, su Forio o sul monte Epomeo. A completare la struttura ci sono una sala camino, una biblioteca, una terrazza per eventi e quella che tutti chiamano “luna di miele”.
Lucì e il Faro di Punta Imperatore: un nuovo modo di raccontare Ischia
Lucì e il Faro di Punta Imperatore non sono solo un ristorante e un boutique hotel: sono un modo nuovo di raccontare Ischia, dove natura e cucina convivono in equilibrio. «Il nostro lavoro non è solo cucinare - conclude Monti - ma far vivere alle persone un’esperienza completa, fatta di luce, silenzio e tempo. Qui tutto rallenta, e finalmente si respira». E quando il sole scende dietro il mare e la lanterna si riaccende, il Faro torna a fare ciò che ha sempre fatto: illuminare la rotta. Solo che oggi la luce arriva anche dal piatto.
Via Costa, 135 80075 Forio (Na)