Ci sono luoghi in cui ogni elemento, dalla pietra alla luce, racconta una storia che supera la somma dei suoi dettagli. Il Monastero, ristorante incastonato nel cuore del Castello Aragonese di Ischia, è uno di questi.

Il Castello Aragonese di Ischia
Dall’alto della sua terrazza, lo sguardo abbraccia il borgo di Ischia Ponte e il profilo mutevole dell’isola, mentre il silenzio, interrotto solo dal vento e dal mare, restituisce il senso profondo dell’essenziale. Qui la cucina non è solo tecnica e materia: è un gesto di rispetto verso un luogo antico, che non cerca di stupire con artifici, ma si rivela poco a poco.
Castello Aragonese: storia e anima dell’isola
Il Castello Aragonese non è un semplice monumento: è un frammento vivo dell’identità ischitana. Sorge su un isolotto di origine vulcanica, collegato alla terraferma da un ponte che sembra unire epoche più che sponde. Nei secoli ha ospitato monaci, soldati, famiglie, poeti e contadini. Oggi è ancora abitato, vissuto, amato.

La terrazza del ristorante Il Monastero
E, tra i suoi camminamenti e le sue terrazze, custodisce un piccolo relais con ristorante, Il Monastero, che ne rispetta l’anima originaria: quella della contemplazione e della sobrietà.
Essenzialità che accoglie: le camere del relais
L’albergo conta appena venti camere, tutte ricavate dagli spazi che un tempo ospitavano le celle e gli ambienti comuni del convento delle Clarisse. Nulla è ridondante. Le pareti chiare, gli arredi ridotti al minimo, le grandi finestre affacciate sul mare: ogni elemento è pensato per lasciare spazio a ciò che davvero conta.

Una delle stanze dell'albergo
Lo stesso principio guida la terrazza del ristorante, un angolo di quiete in cima all’isola, dove anche nelle sere d’estate la brezza rende l’atmosfera rarefatta, quasi spirituale. Qui, la bellezza non ha bisogno di essere mostrata: si lascia percepire.
Michelangelo Iacono: identità gastronomica e radici ischitane
A interpretare l’identità gastronomica di questo luogo unico è lo chef Michelangelo Iacono, originario dell'entroterra ischitano. La sua cucina è profondamente legata alla terra in cui è nato: orti, conigliere, vigne, ma anche barche, reti e sabbia. Non ci sono forzature nel suo stile: ogni piatto è la sintesi di una riflessione che parte dalla memoria per diventare forma contemporanea, mai gridata.

Lo chef Michelangelo Iacono
Iacono ha immaginato quattro percorsi degustazione che raccontano, ognuno a suo modo, un volto dell’isola:
- Marecoppe, ispirato alla cucina contadina delle zone collinari d’Ischia;
- Marevascio, che guarda invece al mondo dei pescatori della costa;
- Insula Minor, interamente vegetale e costruito sull’orto del giardino del monastero;
- Cala Cala, un invito a lasciarsi condurre senza sapere, affidandosi al tempo, alla stagione e alla sensibilità dello chef.
Menu Cala Cala: abbandonarsi all’esperienza sensoriale
Scegliere Cala Cala è un atto di fiducia. Significa rinunciare al controllo, accogliere la sorpresa, lasciarsi trasportare dentro un racconto. Ed è proprio con il pane che questo racconto comincia: fragrante, tiepido, servito con olio isolano e pomodoro, come si farebbe a casa. Un gesto semplice, che disarma.

Il ristorante Il Monastero
La mozzarella di bufala viene servita in due varianti: con acciuga, salina e profonda, e con pomodorino secco, più dolce. È il ricordo che lo chef ha voluto condividere con chi si siede alla sua tavola, un piccolo frammento della sua infanzia tradotto in gusto.

L'eco della zuppetella
L’uovo è un’altra memoria trasformata. Avvolto in una crosta croccante, racchiude un cuore morbido che si fonde in un sugo di pomodoro fresco e cipolla: è l’eco della zuppetella, un piatto povero della tradizione contadina, qui nobilitato con tecnica e rispetto.

Risotto agli agrumi e totani locali, polvere di foglie limone essiccate e finocchietto selvatico
Poi arriva il mare, con un gambero crudo su una crema leggera di bufala. Le briciole di pane e una zuppetta fredda di pomodoro chiudono il cerchio: la dolcezza, la sapidità, la freschezza. Tutto in equilibrio. Il risotto agli agrumi e totani è un piatto originale, fresco ma allo stesso tempo deciso. I totani locali lo rendono pieno, la polvere di finocchietto selvatico e limone essiccato aggiungono vibrazione. Un piatto che profuma d’estate.

Gambero locale crudo su crema di bufala pane sbriciolato e zuppetta pomodoro freddo
Il primo è una pasta di Gragnano che arriva con fagiolini e crostacei. Semplice all’apparenza, rivela una profondità data dalle consistenze e dai contrasti di sapore. È un piatto sincero, che parla in modo diretto.

I secondi di carne
Tre miniature chiudono l’esperienza tra i sapori della carne: una polpetta umida e saporita, una pizzaiola intensa, una braciola delicata. Tutte accompagnate dalla salsa al pomodoro, una costante dell’intero menù. Sono frammenti di una cucina familiare, riconoscibile, che lo chef riporta a tavola con cura sartoriale.

Il dessert
Il dessert è una sinfonia composta da più voci: un cannolo con melanzana e cioccolato fondente che sorprende, un dolce che omaggia la tipica bevanda ischitana: vino bianco e percoche, una panna cotta levigata, una crostatina ai frutti rossi e lo spaghetto dolce con uvetta, pinoli e crema di albicocca che richiama il migliaccio, tipico dolce napoletano. Infine, un babà che si traveste da delizia al limone, chiudendo il percorso.
Vino in abbinamento e suggestioni finali
Ad accompagnare la cena, una bottiglia di Sauvignon “Lafoa”, capace di reggere le sfumature vegetali e le tensioni marine della cucina. Il sorso accompagna, mai copre. È un vino che osserva con discrezione, come il luogo in cui viene servito.

La terrazza del Castello Aragonese
Cenare qui, in cima a un’isola dentro l’isola, lontani dal frastuono della costa, è come entrare in una parentesi sospesa nel tempo. E quando arriva il momento di andar via, di percorrere a ritroso i camminamenti del castello e tornare lentamente verso il livello del mare, là dove si concentrano rumori, luci e turisti, si avverte una sensazione quasi straniante. Come se il tempo vissuto lì sopra, tra pietra, vento e cucina, fosse appartenuto a un’altra dimensione.

Il tramonto sul golfo da una delle camere dell'albergo
Uscire da quel piccolo mondo silenzioso e affacciato sull’infinito è, in un certo senso, un piccolo trauma. Un ritorno brusco alla realtà dopo aver assaporato, per qualche ora, una bellezza piena e senza compromessi.
Castello Aragonese d 880077 Ischia (Na)