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lunedì 15 dicembre 2025  | aggiornato alle 16:34 | 116333 articoli pubblicati

Il ristorante fine dining in hotel da scoprire nel paese de “I Malavoglia”

Al ristorante “Il Canto delle Sirene” di Aci Trezza, lo chef Simone Strano intreccia memoria marinara, prodotti autentici e tecnica raffinata, trasformando la tradizione siciliana in emozione gastronomica

di Enzo Raneri
 
28 settembre 2025 | 12:30

Il ristorante fine dining in hotel da scoprire nel paese de “I Malavoglia”

Al ristorante “Il Canto delle Sirene” di Aci Trezza, lo chef Simone Strano intreccia memoria marinara, prodotti autentici e tecnica raffinata, trasformando la tradizione siciliana in emozione gastronomica

di Enzo Raneri
28 settembre 2025 | 12:30
 

Aci Trezza (Trizza in siciliano) è una frazione di circa 5mila abitanti del comune di Aci Castello, nella città metropolitana di Catania, in Sicilia, distante appena 9 km dal capoluogo. Fu fondata dal principe Stefano Riggio, vicario generale del Viceré per i territori delle Aci dal 1669, come approdo marittimo per il suo vastissimo feudo, che prende nome dal fiume Aci, oggi sotterraneo. La riviera di Acitrezza è legata a uno degli episodi più celebri dell’Odissea: il IX canto, in cui Ulisse affronta il ciclope Polifemo. Dopo averlo ubriacato e accecato, l’eroe riesce a fuggire con i suoi compagni dalla grotta in cui erano intrappolati. Accecato dalla rabbia, Polifemo scagliò enormi massi contro le navi dei greci: secondo la tradizione, quegli scogli si trasformarono nelle Isole dei Ciclopi, che ancora oggi si ammirano dalla costa.

Il ristorante fine dining in hotel da scoprire nel paese de “I Malavoglia”

Le Isole dei Ciclopi (credits: Wikipedia)

Miti, leggende e letteratura

Non è l’unica leggenda che abita questi luoghi. Qui si narra anche dell’amore non corrisposto di Polifemo per la ninfa marina Galatea, innamorata invece del giovane pastore Aci. Un giorno il ciclope li sorprese mentre si baciavano: divorato dalla gelosia, scagliò un masso contro Aci uccidendolo. Le lacrime di Galatea, disperata, si trasformarono nel fiume Aci, che ancora oggi scorre sotterraneo. Oltre ai miti, Acitrezza è entrata anche nella letteratura e nel cinema: Giovanni Verga vi ambientò il suo capolavoro I Malavoglia, mentre Luchino Visconti vi girò il film La terra trema (1948), pietra miliare del neorealismo, scegliendo come attori gli stessi abitanti del borgo.

Una vocazione turistica e gastronomica

Acitrezza è così un luogo che unisce memoria storica, cultura, gastronomia e bellezza naturale. Un’oasi che sa mantenere un fascino ancestrale, seppur inevitabilmente trasformata dalle presenze turistiche. Nonostante le sue solide basi storiche, però, il potenziale turistico è stato poco valorizzato: a dominare restano soprattutto le attrazioni paesaggistiche e gastronomiche.

Il ristorante fine dining in hotel da scoprire nel paese de “I Malavoglia”

Vista su Aci Trezza

Fino a qualche anno fa, ad esempio, qui si trovava un unicum in Italia: la trattoria Ittiturismo Gente di Mare, dedicata esclusivamente al cosiddetto “pesce negletto” o povero. Lo chef Rocco Petronio lo proponeva in cucina grazie alla cooperativa dei pescatori catanesi, che non ributtava in mare queste specie ma le destinava alla ristorazione, recuperando antiche ricette delle nonne trizzote e catanesi. Una scelta che gli valse la Chiocciola Slow Food e una fama nazionale, al punto da essere considerato il miglior ristorante di pesce d’Italia in chiave sostenibile.

Il "Grand Hotel Faraglioni" e lo chef Simone Strano

Oggi la vocazione gastronomica del borgo è confermata da numerosi esercizi, tra cui il "Grand Hotel Faraglioni". La struttura, con 50 camere disposte su una pianta circolare, una sala congressi e una vista mozzafiato sui faraglioni, ospita anche due ristoranti: il “Faraglioni Restaurant”, attualmente in ristrutturazione e dedicato a una cucina più contemporanea, e “Il Canto delle Sirene”, che propone invece piatti della tradizione siciliana più autentica, tanto amata dai turisti. Entrambi sono affidati allo chef Simone Strano, classe 1983, originario di Acireale.

Il ristorante fine dining in hotel da scoprire nel paese de “I Malavoglia”

Lo chef Simone Strano

Dopo dieci anni di esperienze all’estero, da vent’anni ha fatto ritorno in Sicilia, portando con sé una cucina che parte dai veri prodotti del territorio, di mare e di terra, trasformati in signature dish che coniugano tecnica, rigore e sensibilità.

Il menu tra tradizione e fine dining de "Il Canto delle Sirene"

Il menu provato a Il Canto delle Sirene si apre con un aperitivo a base di Murgo Brut, accompagnato da pane di grani antichi (perciasacchi e russello in proporzione 50/50, con un 20% di farina 0 per favorire l’alveolatura). Il risultato è un equilibrio tra croccantezza e morbidezza, con note aromatiche molto piacevoli.

Il ristorante fine dining in hotel da scoprire nel paese de “I Malavoglia”

La sala del ristorante Il Canto delle Sirene

Segue un piccolo benvenuto dello chef, dal tocco creativo: bruschetta con pomodoro datterino, panella fritta in friggitrice ad aria e insalatina di tataki di tonno con cetrangoli. Poi arriva l’insalata di dentice marinato con agrumi e finocchietto selvatico, giocata sulla freschezza e sull’equilibrio tra la grassezza del pesce e l’acidità vegetale. Le alici aglio, olio e peperoncino sono un omaggio alla tradizione: brevemente spadellate, arricchite da un infuso di erbette e rese più incisive da sottilissime lamelle di aglio e peperoncino. Il primo piatto è un vero capolavoro: tagliatelle trafilate a mano con aglio, olio e bottarga di tonno, in cui la sapidità e la grassezza della bottarga vengono bilanciate dall’acidità della salsa. Il secondo è il polpo alla luciana con verdure di campo, dove mare e terra trovano un’armonia perfetta, seguito dalla spatola (o pesce sciabola) con salsa di pomodoro concassé: delicatissimo il pesce, delicata l’acidità del pomodoro, in un dialogo di grande equilibrio. 

Il pranzo prosegue con un frutto simbolo della stagione: il fico d’India bianco agostano, servito con sale Maldon e limone. Meno intenso rispetto ai “bastardoni” invernali, è reso più interessante dal condimento. Poi arriva il dolce: una zuppetta di fragole con gelato alla vaniglia, resa divertente dall’uso dello zuccheroPeta crispy”, cristalli ricoperti di cioccolato al latte che scoppiettano in bocca a contatto con i liquidi. A chiudere, la piccola pasticceriadell’arrivederci”: foglie da tè alle mandorle, praline alle fragoline, croccante di nocciole al cioccolato 100%, un iris alla ricotta e le crispelle di riso dei Monaci Benedettini, dolci simbolo dell’Etna. La cucina di Simone Strano non si limita a gratificare il palato: riesce a toccare corde emotive, muovendo ricordi e sensazioni. Dal classico tradizionale al più ricercato, il suo percorso gastronomico promette ulteriori sviluppi, che troveranno espressione compiuta non appena riaprirà il ristorante “Faraglioni”, oggi in fase di restyling.

Via Lungomare Dei Ciclopi 115 95021 Aci Castello (Ct)
Tel +39 095 277463

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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