Cibreo, Fabio Picchi passa il testimone al figlio Giulio. La cucina tradizionale sempre protagonista

Dopo 18 anni di "gavetta" il figlio del patron prosegue il lavoro iniziato nel 1989 continuando con le ricette della tradizione che, a detta sua, vanno più forte di quelle stellate. L'obiettivo è esportare il marchio

09 febbraio 2021 | 11:47
Meno stelle e più veracità, meno piatti belli, curati, viziosi e più gusto, abbondanza e aria di casa. Che la Cucina gourmet, stellata, da star o come si vuole chiamarla sta tramontando sembra sempre più vero e che stiano rimontando le ricette regionali, quelle della nonna, quelle buone e basta perché ci ricordano di quando eravamo piccoli è una convinzione di Giulio Picchi.



Cibreo, di padre in figlio
Il nome forse è meno noto, ma non è altro che il figlio di Fabio Picchi il patron di Cibreo, locale ultratrentennale di Firenze noto per colazioni, aperitivi, pranzi, cene e merende. Il nome di Giulio Picchi diventerà sempre più noto perché è lui che ha ricevuto il testimone del padre per guidare l’offerta ristorativa della destinazione. Al padre il compito di continuare a far crescere C.Bio, il “mercato” che punta al biologico sempre a Firenze.

L’idea di Giulio Picchi è imprenditoriale ed espansionistica oltre che di tecnica culinaria e la volontà è quella di esportare il marchio. «Vorrei cominciare da Milano - ha spiegato a Repubblica - poi Londra, Monaco e avanti con le città del mondo. In S.Ambrogio il babbo ha già fatto tutto. Io devo inventarmi altro».

Formazione sulle orme di papà
Di certo lui non è alle prime armi perché sono 18 anni che segue a ombra il padre e che è a contatto con il tessuto che si è intrecciato all’interno del locale dove gli incontri di uomini politici, culturali ed economici sono stati tantissimi. Lui ad esempio non si è fatto scappare l’occasione di stringere un’amicizia con Elthon John.

Spunti che hanno consentito a Giulio di capire che la verace cucina italiana piace, soprattutto ai turisti stranieri che vengono in Italia apposta per assaggiarla. Ma è ancora sul marketing che Giulio vuole portare l’attenzione. Curiosa, ma forse lungimirante, l’idea di stringere una partnership con la Scuola del Cuoio di Stefano Bemer; da qui la nascita di Schola, centro formativo in cui Picchi insegna a cucinare, Bemer a fare marketing.

C.Bio cresce nonostante la pandemia
«Il mondo - spiega Fabio Picchi - cambierà dopo la pandemia e bisogna approfittarne per riorganizzarsi al nostro interno». Lo dice accarezzando i prodotti del suo C.Bio tra verdura, pane e ora anche la birra. Ma C.Bio è anche al Mercato di S.Ambrogio con due banchi. Nascerà prossimamente una norcineria che si aggiungerà alla macelleria. Un modo per celebrare la crescita di fatturato del negozio di via della Mattonaia registrata durante la pandemia fino ad arrivare a 2,5 milioni e ampliarsi con 260 metri quadrati fino al vicino ex negozio Zes.

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Alberto Lupini


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