In questo periodo di forti cambiamenti, col Covid-19 che rimescola le carte della ristorazione, anche i grandi nomi - quelli che hanno fatto la storia della cucina italiana - fanno parlare di sé: è il caso dell'Ambasciata di Quistello, quel ristorante che sta nel mantovano da oltre 41 anni e che non ha mai smesso di proporre ai suoi ospiti la vera tradizione mantovana, la vera cucina italiana, quella fatta "come un tempo". Ma anche le più grandi tradizioni presto o tardi devono lasciare spazio alle novità. Ecco perché si chiude il sipario sulla gestione dei fratelli Tamani (Romano, chef, e Carlo, maitre) del ristorante già stellato. Ma non c'è da preoccuparsi: non si tratta di un addio vero e proprio, solo di un arrivederci ai prossimi giorni, quando la nuova Ambasciata riaprirà a Villa Bartolomea, in riva all'Adige nel veronese. Mentre la vecchisa Ambasciata continuerà con la nuova gestione.

L'ormai ex sede dell'Ambasciata di Quistello, nel mantovano
Mentre si attende di scoprire che emozione sarà entrare nel nuovo locale, non si può far altro che ripensare a quello "passato", figlio di una tradizione emiliano-mantovana che guarda indietro con una sana nostalgia, sia nella cucina che nell'accoglienza: tappeti, fiori e argenti che davano valore ai piatti di Romano Tamani, la sua faraona, le sue lumache, il suo coniglio. La sua polenta col salame. Tutto questo non si perderà, cambierà solo sede. Questo "arrivederci" ce lo si poteva anche aspettare: a settembre Romano Tamani, infatti, aveva ceduto la casa madre allo chef
Matteo Ugolotti e al socio
Paolo Guaragnella, ma rimaneva sempre supervisore della cucina (senza il fratello Carlo). Si voleva mantenere una certa continuità allora, che però non ha retto, tanto che il Tamani cuoco si è sfilato dalla collaborazione, parlando anche di «ingratitudine». Paole magari un po' esagerate ma che danno il senso di una divergenza fra i "grande vecchio" della cucina e i nuovi
gestori che, pure, di quel locale e di quella tradizione, vogliono mantenere immutata la veste.
Carlo e Romano Tamani
L'attività nel mantovano quindi continuerà, ma senza lo chef già
stella Michelin per anni, che, forte della ritrovata collaborazione col fratello Carlo, si sposterà nel comune in provincia di Verona.
Non ci sono dubbi che anche la nuova Ambasciata continuerà a richiamare clienti non solo da tutta Italia, ma anche da tutta Europa, come
raccontava a noi di Italia a Tavola Carlo Tamani a marzo del 2019. I due fratelli, infatti, avevano fatto - purtroppo - notizia già quasi due anni fa, quando
Romano Tamani era stato sequestrato e aggredito all'interno del suo ristorante a gennaio 2019: «Quando, dopo avermi legato e imbavagliato, hanno iniziato a picchiarmi, ho pensato che sarei morto lì, sul pavimento del mio ristorante fra i vetri dei quadri andati in frantumi», raccontava allora. Non è stato fortunatamente così: a marzo già tutto era ripreso come sempre. Dalla Frittata con le cipolle alla
Faraona all'uva, dall'Anatra alle ciliegie al Pavone al cotechino coi fagioli alla polenta in cucina, i Tamani «ci sono ancora», diceva il fratello Carlo. E non smettono di esserci, soltanto, portano la loro esperienza pluridecennale da un'altra parte, pronti ad iniziare una nuova avventura, sempre sulla scia della tradizione che li ha contraddistinti da sempre. A quel che ci piace definire come il "papa" della grande cucina italiana di tradizione, a cui si dedica come a un rito, gli auguri per questa nuova avventura.