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L’importanza del tempo: alla scoperta di Procida a piedi

L'isola si presta a essere scoperta passeggiando lentamente per le sue strade, riposandosi qua e là, all’ombra di un vicolo stretto o su una spiaggia. Ecco un itinerario che vi lascerà senza fiato... per la bellezza

di Gianluca Pirovano
 
06 marzo 2022 | 15:30

L’importanza del tempo: alla scoperta di Procida a piedi

L'isola si presta a essere scoperta passeggiando lentamente per le sue strade, riposandosi qua e là, all’ombra di un vicolo stretto o su una spiaggia. Ecco un itinerario che vi lascerà senza fiato... per la bellezza

di Gianluca Pirovano
06 marzo 2022 | 15:30
 

Un’ora, minuto più, minuto meno. È questo il tempo che ci si mette per percorrere a piedi la strada che divide il porto di Marina Grande con il ponte per l’isola di Vivara, le due estremità di Procida, lontane l’una dall’altra poco più di quattro chilometri. Un tempo che non può far altro che confermare come l’isola si presti a essere scoperta così, passeggiando lentamente per le sue strade, riposandosi qua e là, all’ombra di un vicolo stretto o su una spiaggia. Certo, i locali sembrano preferire i motorini, che in ogni angolo sfrecciano accanto ai turisti con il naso all’insù. A differenza dei procidani, il viaggiatore non deve però fare i conti con gli intoppi e le impellenze della vita quotidiana, almeno per un giorno, e può per una volta rallentare, godendosi il tempo e dandogli la sua importanza. Due le dotazioni fondamentali: scarpe comode, perché l’isola è fatta di su e giù, e nessuna fretta, perché Procida non va assaggiata, ma gustata.

Marina Grande L’importanza del tempo ovvero Procida a piedi

Marina Grande


PRIMA TAPPA: Marina Grande, l’arrivo

Il biglietto da visita di Procida è la Marina Grande, il suo porto principale. E di certo, fin da subito, l’isola non si nasconde: case basse e color pastello affacciate sul mare. Le sensazioni sono quelle di tutti i porti: un gran rumore, macchine, motorini, gente che arriva e se ne va. Il tempo di abituarsi però e Marina Grande svela le sue due anime. Da un lato il volto turistico, fatto di locali e ristoranti. È lungo via Roma, infatti, che l’isola ha il suo baricentro. Dall’altro il retaggio di ciò che è stato e in qualche modo ancora sopravvive: i pescatori che vendono i doni del mare direttamente dalle barche.


Scesi dal traghetto, si gira quindi a sinistra, seguendo appunto via Roma e lasciandosi travolgere dalla vita dell’isola. Si arriva poi all’incrocio con via Vittorio Emanuele, sulla destra. Una strada in leggera salita puntellata di negozi che porta al primo bivio di giornata: proseguendo verso l’alto si arriva fino a via Libertà, uno dei punti nevralgici della viabilità isolana, girando invece a sinistra all’altezza della chiesa di San Leonardo si imbocca via Principe Umberto. È ciò che vi consigliamo di fare.


SECONDA TAPPA: i Casali e il Santuario, storia e tradizione

Via Principe Umberto è stretta e lunga. Una conformazione che anticipa in un certo senso quella dei Casali. Arrivati in fondo alla strada, si entra, infatti, dentro a un pezzo della storia procidana. I Casali, il più famoso è il Casale Vascello, sono i primi nuclei abitativi nati ai piedi del borgo fortificato di Terra Murata. La loro struttura, case addossate l’una con l’altra, è frutto della necessità di proteggersi dalle invasioni. La popolazione si rifugiava, infatti, al loro interno e chiudeva le uniche due strade d’accesso. Oggi, nonostante le invasioni siano un ricordo lontano, entrando nei Casali sembra comunque di gettarsi in un mondo lontano, in cui il rumore delle strade sparisce e viene sostituito dalle voci dei bambini e dal sottofondo delle case, tutt’ora abitate.

Santuario di Santa Maria delle Grazie L’importanza del tempo ovvero Procida a piedi

Santuario di Santa Maria delle Grazie


Superati i Casali, che sono sia sulla destra sia sulla sinistra, si arriva in piazza dei Martiri. È il tempo di tirare il fiato, bere qualcosa, gustarsi la vista del mare nel primo vero punto panoramico incontrato, e, una volta recuperate le forze, visitare il Santuario di Santa Maria delle Grazie, che si trova proprio lì di fronte. Sorta nel 1679, è una chiesa barocca con pianta a croce greca. Il suo profilo, il mare sullo sfondo e la piazzetta che ha di fronte sono uno degli scorsi più utilizzati dai registi che hanno girato film a Procida.


TERZA TAPPA: Terra Murata, a un passo dal cielo

Siamo di fronte quindi al secondo bivio. A destra, proprio di fronte al Santuario, parte via San Rocco. Per ora lasciamola stare, la percorreremo dopo. Imbocchiamo invece la strada di sinistra, salita Castello. Si tratta, lo dice anche il nome, di una salita costante per circa cinquecento metri. Il primo premio per la fatica arriva però già a metà strada. Lì si trova il punto panoramico che affaccia sulla Corricella, il quartiere simbolo dell’isola. La vista da salita Castello lascia senza fiato: le case colorate, il profilo verde dell’isola, il mare da tutti i lati e sullo sfondo la terra ferma.

Terra Murata L’importanza del tempo ovvero Procida a piedi

Terra Murata


Proseguendo lungo la salita si arriva infine a Terra Murata, cuore storico e culturale di Procida. Si tratta di un borgo fortificato, che ospita al suo interno il Palazzo d’Avalos, che fu anche Palazzo Reale sotto i Borbone, i quali lo trasformarono dapprima in scuola militare e poi in carcere, funzione che ha mantenuto fino al 1988. Palazzo d’Avalos è stato il teatro della vita più nobile dell’isola. La sua evoluzione poi in Casa Penale sicuramente ne delineò un tratto caratteriale della popolazione. Dallo splendore borbonico la metamorfosi in carcere, l’orrore. Un carcere sicuramente di estrema durezza ma che dava vita nelle produzioni delle sue interne fabbriche che oggi chiameremmo laboratori. I cui prodotti di terra e di mani (tessitura di lini) si rammentano tutt’oggi. Forse un modo per addolcire un periodo avuto di questo luogo.

Superato il Palazzo si entra nel cuore del borgo, fatto di vie strette in fondo alle quali si staglia il mare. Il punto d’arrivo è rappresentato dall’abbazia di San Michele Arcangelo.


QUARTA TAPPA: la Corricella, tutti i colori dell’isola

Dopo la fatica, un po’ di meritato riposo. Da Terra Murata si scende, seguendo la stessa strada percorsa all’andata. L’obiettivo è raggiungere la Corricella: si tratta del quartiere simbolo dell’isola, il più immortalato dai fotografi, grazie soprattutto ai suoi colori. È un borgo di pescatori, adagiato in un anfiteatro naturale, che sa essere all’occorrenza silenzioso o rumoroso, al variare dei momenti della giornata. È raggiungibile dal mare, c’è un piccolo porto, o dalle scalinate che partono da via San Rocco. È il momento di gettarsi nella Corricella, passeggiando lentamente in discesa e arrivando poi sulla marina, fatta di piccole barche colorate e lunghe file di tavolini.

Corricella L’importanza del tempo ovvero Procida a piedi

Corricella


QUINTA TAPPA: la spiaggia di Chiaia, un attimo di riposo

A questo punto potreste essere stanchi. Risalendo dalla Corricella e seguendo via Vittorio Emanuele potete raggiungere la spiaggia della Chiaia, dove potete rilassarvi di fronte a un mare che è sempre o quasi calmo. Una volta recuperate le energie, è tempo di risalire. Proprio sopra Chiaia si trova il belvedere dedicato ad Elsa Morante, un punto a cui ammirare la Corricella e Terra Murata da un’altra prospettiva. Vi trovate in via Pizzaco, che incrocia poi via De Gasperi. Dovrete percorrerla per almeno venti minuti, per poi buttavi su via Schiano, in un viaggio che alternerà asfalto e viste mozzafiato e vi condurrà, con un po’ di pazienza, nel cuore meno turistico dell’isola.

Spiaggia di Chiaia L’importanza del tempo ovvero Procida a piedi

Spiaggia di Chiaia


SESTA TAPPA: la Chiaiolella, l’altra Marina

Ad attendervi troverete la Chiaiolella, l’altra Marina dell’isola. Meno rumorosa e appariscente della Marina Grande e per questo più affascinante. Anche in questo caso, in base al tempo e all’umore, potrete scegliere se proseguire il viaggio di scoperta o fermarvi a guardare il mare. Accanto alla Marina c’è, infatti, la spiaggia della Chiaiolella e poco più in là la spiaggia di Ciraccio, che porta fino ai faraglioni di Procida, parenti meno noti di quelli della vicina Capria ma a loro modo comunque degni di nota, soprattutto al tramonto. L’alternativa, sempre partendo dalla Marina, è raggiungere il ponte di Vivara, che oltre che a portare all’isola omonima, al momento chiusa, offre una bellissima vista.

Cala del Pozzo Vecchio L’importanza del tempo ovvero Procida a piedi

Cala del Pozzo Vecchio


SETTIMA TAPPA: Pozzo Vecchio, la spiaggia del Postino

Il nostro giro è quasi concluso. Se pensate di aver camminato troppo, il consiglio è di percorrere via Giovanni da Procida, strada stretta di case basse, per respirare un po’ di quotidianità isolana e poi cercare un bus che vi riporti alla Marina Grande. Se invece piedi e gambe hanno ancora voglia, c’è un’ultima tappa per chiudere il cerchio. Raggiungerla vi costerà una mezz’ora, necessaria per percorrere i due chilometri e mezzo che vi separano da Cala del Pozzo Vecchio, proprio accanto al cimitero di Procida. Lì si trova l’omonima spiaggia, che ha fatto da sfondo ad alcune delle scene più iconiche de Il Postino, l’ultimo film di Massimo Troisi, ambientato in parte sull’isola.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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