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In Emilia Romagna

Viaggio lungo il Po, alla scoperta dei sapori e dei vini del territorio

Il territorio che si estende dal Po all’Appennino ha una grande varietà di paesaggi e un elemento comune: la cultura enogastronomica collegata alle colture agricole, agli allevamenti e alle aziende vitivinicole

di Emanuela T. Cavalca
 
30 dicembre 2022 | 05:00

Viaggio lungo il Po, alla scoperta dei sapori e dei vini del territorio

Il territorio che si estende dal Po all’Appennino ha una grande varietà di paesaggi e un elemento comune: la cultura enogastronomica collegata alle colture agricole, agli allevamenti e alle aziende vitivinicole

di Emanuela T. Cavalca
30 dicembre 2022 | 05:00
 

Basta immergersi nel paesaggio bagnato dal grande fiume Po e scoprire la cucina tipica del grande fiume, che si abbina ai vini dei Colli Piacentini, come la Croatina, l’Ortrugo a bacca bianca, la Barbera e la Malvasia. Sono vini conosciuti soprattutto nel nord Italia, ma apprezzati dai turisti. Poi si prosegue verso la Strada del Culatello per inoltrarsi nei territori dove ha vissuto Giuseppe Verdi, studioso e amante dell’agricoltura, ma anche buongustaio. Questa è la terra del Culatello, prezioso insaccato, che in passato solo i ricchi se lo potevano permettere; oggi alcuni produttori nel 2009 hanno creato il Consorzio di Tutela del Culatello di Zibello, che si avvale di un preciso disciplinare e di una severa regolamentazione. Oltre al cibo è un territorio da scoprire per le sue bellezze artistiche, come il Castello di San Pietro, che ospita un museo.

In barca sul fiume Po alla scoperta dei suoi sapori Viaggio lungo il Po alla scoperta dei suoi sapori e dei suoi vini

In barca sul fiume Po alla scoperta dei suoi sapori

Viaggio lungo il Po alla scoperta dei suoi sapori

È bello viaggiare per scoprire itinerari inconsueti. La Strada del Po e dei Sapori della Bassa Piacentina si sviluppa tra una cornice di borgate ricche di storia, circondate da distese di campi. Partendo da Caorso, si toccano Isola Serafini, Monticelli d’Ongina, Castelvetro Piacentino, Villanova sull’Arda, San Pietro in Cerro, Besenzone e Cortemaggiore. Zone ricche di storia, di bellezze artistiche e anche di eccellenze enogastronomiche. In seguito alla legge nazionale del 2000, recepita dalla Regione Emilia, è nata l’Associazione Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini con lo scopo di offrire al turista degli itinerari integrati, costruiti sulla qualità dei prodotti e dei servizi, la valorizzazione dei vini, le specialità enogastronomiche, le attrattive naturalistiche storiche e culturali. L’Associazione è costituita da soci privati (aziende vitivinicole, salumifici, caseifici, oleifici, agriturismo, b&b, ristoranti, ostelli), enti pubblici e istituzionali (Amministrazione Provinciale, Camera di Commercio, Enti Locali) Associazioni di Categoria e Consorzi di Tutela. Il viaggiatore che percorre questo itinerario tra castelli e borghi può sostare in una delle caratteristiche osterie lungo il Po, dove i gestori propongono i piatti tradizionali del fiume: dall’anguilla affumicata al pesce d’acqua dolce. Naturalmente sulle tavole della Bassa non mancano mai il Grana Padano Dop e il Provolone Valpadana Dop, il Cacio del Po, assieme ai tre salumi Dop piacentini (Coppa, Salame e Pancetta).

L’Isola Serafini 

Si arriva all’Isola Serafini, isola fluviale del bacino del Po: vasta 16 chilometri quadrati, a pochi chilometri da Cremona.  L'unico centro abitato dell'isola è Monticelli d'Ongina, collegato alla terraferma tramite un doppio ponte. È un territorio di particolare pregio naturalistico, infatti è stato classificato Sito di Interesse Comunitario (Sic), perché il clima umido e i vasti sabbioni richiama numerose specie animali, come le rondini di mare, fraticelli, falchi, gufi, picchi e gruccioni. Proprio per questo motivo lo   consigliamo agli amanti della natura per un’escursione. A Monticelli d’Ongina (Pc) abbiamo visitato la centrale idroelettrica che produce energia sfruttando il dislivello creato dallo sbarramento sul fiume Po presso Isola Serafini. Si trova a valle della frazione di San Nazzaro, che intercetta i due rami (uno naturale ed uno artificiale) in cui il fiume Po si divide creando un'isola artificiale. Questo sbarramento è stata la causa principale del declino dello storione. La centrale, costruita agli inizi degli anni '60 e successivamente acquistata dall'Enel, che attualmente la gestisce, utilizza quattro turbine Kaplan di eccezionali dimensioni. Il 12 marzo 2017 è stato inaugurato il «corridoio», un impianto che permette ai pesci di risalire dal mare fino al lago di Lugano.

La risalita dei pesci lungo l'isola Serafini Viaggio lungo il Po alla scoperta dei suoi sapori e dei suoi vini

La risalita dei pesci lungo l'isola Serafini

I prodotti enogastronomici del “grande fiume” 

Il nostro viaggio è continuato fino al Caseificio Borgonovo, qui la famiglia Palormi produce Grana Padano dop, che consigliamo di acquistare nel loro spaccio interno. Si tratta di un piccolo caseificio dalla grande tradizione, che dal 1978 produce latticini simbolo di prodotti genuini e gusti prelibati: una deliziosa e cremosa ricotta, il Cacio del Po, tra i più giovani dei formaggi di questa zona: un formaggio da tavola, che evoca l’antica arte casearia. Prodotto a latte crudo, ha una forma rotonda, pesa tra gli 8 e i 10 kg. Ottenuto all’incirca con il procedimento della grana, da latte intero, caglio, sale e fermento. Dopo la cagliata, come il grana, viene posto nelle fascere, resta in salamoia circa 24 ore, quindi stagionato, da un minimo di 60 giorni ad un massimo di 8/9 mesi. Il gusto Dolce, ma dal retrogusto leggermente amarognolo. Non si può fare a meno di sostare all’ Antica Trattoria Cattivelli, immerso nella campagna più verde dell’Isola Serafini, unica isola abitata: da oltre 70 anni la famiglia Cattivelli si è saputa rinnovare. Cesira e Valentino sono subentrati nel 1960 ai genitori nella gestione del locale e ancora oggi portano avanti la tradizione di famiglia con le figlie Emanuela e Claudia in cucina e i generi Luca e Massimiliano in sala. Emanuela e Claudia gestiscono il ristorante con il supporto di mamma Cesira, che, nonostante l’età, è tuttora un punto di riferimento fisso in cucina, soprattutto per i fritti di pesce d’acqua dolce, dove mette tutta la sua esperienza e amore per il grande fiume. Emanuela e Claudia trasmettono nel piatto tutta la loro passione per una cucina fatta di tradizione, territorio, cura nella lavorazione della materia prima, creatività e rilettura continua della tradizionale cucina locale con criteri e tecniche moderne. Basta dare uno sguardo al menu, per osservare i simboli accanto ai piatti realizzati con materie prime di produttori-agricoltori della Bassa Piacentina. L’orto di casa viene gestito da una cooperativa, sotto l’occhio vigile di Valentino, che ancora a 90 anni, si vede all’entrata mentre segue il flusso della clientela. I numeri sono la risposta di una gestione oculata e precisa: 45mila coperti l’anno e 2 milioni di fatturato.

I vini 

I colli di Piacenza si sono trasformati in un’area vitivinicola di grande importanza, che comprende quattro valli - Val Tidone, Val D’Arda, Val Trebbia e Val Nure - per un’estensione di 6.800 ettari di terreno, quasi totalmente collinare. I vini qui prodotti sono tutelati e promossi dal Consorzio Tutela Vini Doc. Colli Piacentini, fondato nel 1986 e festeggiati durante il Monterosso Val d'Arda Festival (in primavera) e il Valtidone Wine Fest (in autunno). Certamente Milano è il mercato storico per questi vini, ma grazie All’Associazione il mercato si sta ampliando con azioni come cene in vigna, particolari degustazioni, tour anche in lingua inglese. Tra i vini Colli Piacentini Dop più famosi c’è il Gutturnio, principe dei vini piacentini, che rappresenta quasi il 25% della produzione seguito dalla Malvasia, che si attesta al 23 per cento. Tra i primi vini italiani a diventare Doc, il Gutturnio Dop è un vino di colore rosso rubino brillante ottenuto da un mix di uve Barbera e Croatina, chiamata Bonarda nel piacentino Sia nella versione frizzante che fermo, l’identità di questo vino nasce proprio dalle diverse personalità delle uve che lo compongono, insieme danno vita ad un vino con una buona struttura, un colore intenso e al palato un gusto secco e vinoso. Tra le 19 Malvasie coltivate in Italia, quella Bianca di Candia si concentra in Emilia: i Colli Piacentini sono il territorio di elezione della Malvasia di Candia Aromatica. Ricco e complesso il suo aroma: si riconoscono sentori di agrumi, frutta, fiori, note erbacee, miele, spezie e minerali, a seconda delle modalità di vinificazione. Oltre a Gutturnio, Malvasia e Ortrugo, i produttori del Consorzio Tutela Vini Doc Colli Piacentini, si impegnano quotidianamente nella produzione di altre tipologie di vini come il Monterosso Val d'Arda Doc e il Vin Santo di Vigoleno Doc (www.emiliawineexperience.it).

Da sinistra il Gutturnio dei Colli Piacentini e a destra Il Malvasia Candia Aromatica dei Colli Piacentini Viaggio lungo il Po alla scoperta dei suoi sapori e dei suoi vini

Da sinistra il Gutturnio dei Colli Piacentini e a destra Il Malvasia Candia Aromatica dei Colli Piacentini
 

La strada del Culatello 

Lasciata l’Isola dei Serafini, proseguiamo lungo il fiume verso la Strada del Culatello, dove si può vivere il paesaggio immerso nella nebbia, È proprio il territorio descritto e vissuto da Giovannino Guareschi e che ha visto nascere e crescere Giuseppe Verdi, grande esperto di agricoltura e buongustaio. Siamo andati a scoprire il “re dei salumi”, il Culatello di Zibello, ideale se abbinato alle bollicine dei vini emiliani. È così pregiato che dai suoi “scarti” di lavorazione si ottiene lo strolghino: un salamino magro, delicato e dolce.  Il Culatello vanta una lunga storia: viene citato per la prima volta in un documento del Comune di Parma del 1735, in cui venivano elencati i prezzi dei prodotti ottenuti dalla lavorazione del maiale.  Una curiosità: all'inizio questo salume era chiamato “investitura”, dal momento che la parola Culatello era considerata volgare. Il Culatello affonda le sue radici nella cultura contadina, che in passato allevavano e macellavano uno o due maiali all'anno per la loro alimentazione.  Il clima umido impedisce la stagionatura della coscia intera, perciò occorre disossare il prosciutto fresco e stagionare separatamente le parti: il Culatello e la parte più piccola, il Fiocchetto. La produzione del Culatello di Zibello è circoscritta ad un'area ben determinata: l'unico e originale è quello prodotto a Zibello, in provincia di Parma e negli altri comuni della bassa Parmense ammessi alla lavorazione e alla stagionatura: San Secondo, Busseto, Colorno, Polesine, Roccabianca, Sissa e Soragna.  Qui la tradizione è talmente forte da dar vita a numerose sagre e feste dedicate a questo prodotto. Dal 1996 il Culatello di Zibello è tutelato dal Marchio Dop (Denominazione di Origine Protetta), poi è stato creato il Consorzio di tutela del Culatello di Zibello (gennaio 2009) con lo scopo di promuovere la qualità del Culatello di Zibello, non solo ha un preciso disciplinare e una severa regolamentazione. È un vero rito osservare la preparazione del culatello per l’affettamento: si toglie lo spago, si lava, avendo cura di inumidire l’involucro, per poterlo togliere agevolmente. Si rifila la parte grassa e ingiallita, ripulendo la parte magra da eventuali muffe, dopo si avvolge in uno strofinaccio intriso di vino bianco secco, mettendolo a riposo in una bacinella per una giornata. Al termine dell’operazione è giunto il momento della degustazione.

File di Culatello appesi a stagionare Viaggio lungo il Po alla scoperta dei suoi sapori e dei suoi vini

File di Culatello appesi a stagionare
 

Castello di San Pietro, Mim, museum in motion, museo in movimento 

Questi percorsi fanno scoprire bellezze inaspettate. Il Castello di San Pietro in Cerro (www.castellodisanpietro.it) risale al Quattrocento e per fortuna non ha mai subito modifiche sostanziali nel tempo, così la sua struttura di dimora gentilizia quattrocentesca è rimasta intatta. Gli attuali proprietari (famiglia Spaggiari) considerano l’arte patrimonio di tutti, così nel 2001 hanno inaugurato un museo. La struttura è interamente visitabile con percorsi guidati, da marzo a novembre (la domenica e i festivi). Franco Spaggiari è un grande appassionato di arte contemporanea. La collaborazione con la fondazione d’Ars Oscar Signorini onlus e l’incontro con Pierre Restany, critico internazionale, ha spinto il proprietario a creare il “Mim, il museo in movimento”. La collezione consta di 1.400 pezzi, che a rotazione ne vengono esposti 120 l’anno. Si va dagli artisti piacentini a Osvaldo Bot, figura del futurismo con l’opera “Enrichetta Futurista”, Gianni Brusamolino e molti altri come gran parte degli artisti del movimento del fantastico: da Luciano Spazzali ad Armodio (Vilmore Schenardi), da Carlo Bertè a Gustavo Foppiani, da Cinello Losi passando per Ludovico Mosconi. Dal 2013 nel sotterraneo del castello si trova la mostra permanente di 40 guerrieri di terracotta, riproduzioni certificate delle statue dell’esercito di Xian (Cina).  Accanto al castello troviamo la Locanda del Re Guerriero, ideale per chi volesse soggiornare in questa zona. Inaugurata nel 2007, si trova all’interno del parco. Grazie ad un’opera di sapiente ristrutturazione offre la possibilità di fare un soggiorno raffinato. Dodici camere arredate elegantemente è la location ideale per un soggiorno rilassante, per fare escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo.  Le camere sono impreziosite da opere d’arte contemporanea provenienti dal MiM - Museum in Motion.

 

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