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La pandemia vissuta a Londra «La brace cova sotto la cenere»

Italia sigillata, Francia, Spagna, Germania stanno prendendo coscienza. E il Regno Unito? Lo abbiamo chiesto all'editorialista de La Stampa Caterina Soffici, cittadina italiana e britannica.

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
12 marzo 2020 | 18:10

La pandemia vissuta a Londra «La brace cova sotto la cenere»

Italia sigillata, Francia, Spagna, Germania stanno prendendo coscienza. E il Regno Unito? Lo abbiamo chiesto all'editorialista de La Stampa Caterina Soffici, cittadina italiana e britannica.

di Gabriele Ancona
vicedirettore
12 marzo 2020 | 18:10
 

Scrittrice ed editorialista de La Stampa, Caterina Soffici è cittadina italiana e britannica. Vive a Londra da dieci anni. Da ieri l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato lo status di pandemia: il Coronavirus ha una diffusione globale. Un contagio che corre e non guarda in faccia nessuno. Viene però considerato a velocità diverse, meglio, con attenzioni e sensibilità differenti da Paese a Paese. L’Italia è ormai sigillata, Francia, Spagna e Germania arrancano e stanno prendendo coscienza. E il Regno Unito come sta vivendo il Covid-19?

Londra non è pronta ad affrontare l'emergenza virus - La pandemia vissuta a Londra«La brace cova sotto la cenere»

Londra non è pronta ad affrontare l'emergenza virus

«Qui - racconta Caterina Soffici - la percezione è come quella palpabile in Italia prima della bufera. Una follia, si sa che il Coronavirus arriverà: è matematica. La brace cova sotto la cenere. Le mascherine sono introvabili, inspiegabilmente anche la carta igienica, e la pasta è merce rara. Con l’Italia chiusa si pensa non verrà più esportata. C’è in giro molta meno gente, ma si fa la vita di sempre. Gli uffici e le università sono aperti, si gioca a calcio e a rugby. Ogni giornale dice la sua e anche la Bbc è contradditoria. Personalmente, seguo i protocolli italiani. A livello sanitario, se una persona sta male telefona agli uffici delegati che chiedono di non muoversi. La prassi prevede che dopo un paio di giorni arrivi un furgone con il personale che effettua il tampone; il risultato sarà disponibile dopo tre giorni. E così si è persa quasi una settimana».

Il quartiere più colpito di Londra, con al momento 15 casi di contagio, è quello di Kensington e Chelsea, ad alta densità di italiani appena rientrati dal Winter half term, il periodo di vacanze di febbraio. Una comunità, a maggior ragione, consapevole e compatta, che adotta uno stile alimentare sano ed equilibrato, di grande aiuto in momenti rischiosi come questo. «Non c’è dubbio – spiega Caterina Soffici – la Dieta Mediterranea, leggera e nutriente, fa bene ed è molto diversa dalle abitudini gastronomiche in vigore qui».

Differenze alimentari a parte, in questo momento di emergenza, sembra assodato che la percezione del problema sia su piani di intensità diversi tra londinesi d’Italia e d’Inghilterra. «Ho cercato di spiegare almeno agli amici inglesi che se non mi vedono più in piscina non è perché sono una pazza paranoica – puntualizza Soffici -. Che non è una semplice influenza, che non uccide solo i malati e i vecchi, come se fosse poco..., che non basta lavarsi le mani. Ti guardano con aria di sufficienza, come se noi fossimo un popolo  di fifoni che si ammalano solo perché si baciano e si abbracciano. Hanno detto anche questo. Sotto sotto c'è la convinzione che le misure italiane siano eccessive, che tanto qui sarà diverso, che il numero dei morti è ancora basso per giustificare qualsiasi mossa. Il 25 febbraio in Italia i contagiati erano 322 e i morti 11. Qui siamo a 387 e 7 morti. È chiaro che il disastro è alle porte. Siamo solo due settimane indietro. Che dovrebbero essere viste come due settimane avanti. "Aspettiamo che la malattia faccia il suo corso. Faremo le cose giuste al momento giusto", ha dichiarato il primo ministro Boris Johnson. Quand’è il momento giusto mister Johnson? Si dovrebbe fare tesoro delle esperienze altrui e anche degli sbagli, ma comunque consapevoli che al virus i confini non interessano». 

L’incontro con Caterina Soffici si conclude con un pensiero dedicato al nostro servizio sanitario, «che si sta rivelando uno dei migliori del mondo. Noi lo sappiamo, ma lo ripetono anche alla Bbc. La professionalità di medici e infermieri italiani si conosce, ma vista da qui, dove ti auscultano senza neppure toglierti il cappotto - testimonianza di prima mano - sembra da premio Nobel».

E dovrebbe esserlo, viste le competenze, lo spirto di sacrificio, l’abnegazione e la passione che stanno mettendo in campo da settimane in prima linea.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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