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Cercasi corso di comunicazione per Governo e Protezione Civile

Come è possibile che da un mese il Presidente del Consiglio smentisca il Ministro, che il capo della Protezione Civile ritratti una frase detta un attimo prima e nessuno riesca a chiarirsi?.

di Federico Biffignandi
 
05 aprile 2020 | 12:45

Cercasi corso di comunicazione per Governo e Protezione Civile

Come è possibile che da un mese il Presidente del Consiglio smentisca il Ministro, che il capo della Protezione Civile ritratti una frase detta un attimo prima e nessuno riesca a chiarirsi?.

di Federico Biffignandi
05 aprile 2020 | 12:45
 

La comunicazione, soprattutto in questo secolo, è diventata cruciale. Eppure in pochissimi la curano. Basta dare un’occhiata alle imprese: quante investono seriamente nella comunicazione? Quante sanno che avere un sito web all’avanguardia invoglia i clienti a visitarlo? Quanti davvero stanno comprendendo l’importanza di esserci - ma esserci davvero - sui social? Pochi, pochissimi. Forse nessuno tra le imprese storiche italiane. Come se il marchio parlasse da sé, come se mettere qualche soldo nella comunicazione fosse una spesa inutile.

Le istituzioni imparino a comunicare - Cercasi corso di comunicazioneper Governo e Protezione Civile

Le istituzioni imparino a comunicare

Ma finchè si parla di attività private, passi. Del resto nessuno può andare a dire all’imprenditore di turno cosa e come deve impostare il suo business. Al limite consigliarlo caldamente, ma obbligarlo di certo no. C’è invece un altro ramo della comunicazione molto diverso, ma ugualmente messo male. Ed è quello della comunicazione istituzionale. In questo periodo di reale difficoltà - che come diciamo sempre giustifica in parte anche errori o imperfezioni - le istituzioni stanno toppando non poco nella comunicazione. Sta sbagliando il Governo, le Regioni e le amministrazioni comunali e ad ogni errore di taluno organo ne seguono altri di protagonisti dello stesso organo.

Insomma, sbaglia il Premier e poi il Ministro; sbaglia il Presidente della Regione e poi l’assessore e a ruota l’oppositore che dice la sua e alla fine è un gran caos. In tutto questo, va detto, sbaglia anche la stampa che corre dietro a tutto e tutti, urlando e gridando morti e feriti, parlando spesso a vanvera di chiusure, aperture come se l’unico ruolo ormai fosse quello di arrivare primi. Poco importa se poi si viene squalificati per un’informazione sbagliata, l’importante è tagliare un traguardo prima degli altri quando invece adesso più che mai l’informazione deve informare, dire alla gente che cosa stia succedendo.

Ma siamo anche qua in un campo dove poco si può fare perché al limite tra un’impresa privata e una di dominio pubblico. Quel che non si può accettare sono gli errori di comunicazione delle istituzioni, quelle sì pienamente pubbliche. Solo l'altro giorno, nel giro di poche ore, c’è stato l’ennesimo spunto di riflessione: perché il capo della Protezione civile Borrelli rilascia un’intervista a Radio Anch’io parlando di 16 maggio e dopo poche ore ritratta dicendo che non intendeva proprio dire 16 maggio? Come è possibile che nessuno gli abbia spiegato, insegnato, fatto capire che in questo momento così delicato saper rispondere alle domande dei giornalisti sia fondamentale? Anche in questo caso mettiamo sul banco degli imputati ancora la nostra categoria che cerca di estirpare dalle bocche delle istituzioni una risposta, ma sono domande che farebbe chiunque del popolo e alle quali il Borrelli di turno deve saper rispondere. Ma non è di certo il primo inciampo per le istituzioni.

Basti pensare al balletto dei decreti e delle ordinanze tra Stato e Regione che inevitabilmente finiscono per riempire le pagine dei giornali, mentre sarebbe più saggio lavarsi i panni sporchi in casa propria. Per non parlare delle conferenze stampa del Premier Conte che ormai si guardano solo per costruirci meme, vignette, scherzi tutti social perché tanto la notizia vera l’ha data il Ministro parlando in mattinata alle Camere. Insomma, ciò che manca è la chiarezza e una strada segnata. E noi cittadini andiamo nel panico perché non sappiamo più a chi o a cosa credere.

Di oggi la querelle accesa dal sindaco di Milano Beppe Sala che chiude il cerchio ricalcando la nostra visione delle cose. Con un messaggio su Facebook ha detto: «Da oggi per uscire per strada a Milano dobbiamo indossare una mascherina o al limite un foulard o una sciarpa. Lasciatemi dire che è un po' disorientante ricevere una disposizione così dalla Regione Lombardia e dall'altra sentire Angelo Borrelli, il capo del Dipartimento della Protezione Civile, una persona che stimo, dire io non metto mascherina ma mi terrò distanza. Però come ho detto sempre le ordinanze vanno applicate e non discusse».

Noi accontenteremmo anche di frasi fatte, come quelle dei calciatori a fine partita. Appunto.

La squadra che ha rivoluzionato il calcio degli ultimi 30 anni è stata il Milan del primo Berlusconi. Vinsero tutto sul campo, ma la prima cosa che il presidente volle infondere ai propri giocatori fu: imparare a leggere i giornali e a parlare con la stampa. Nessuno schieramento politico, ci mancherebbe, si parla di calcio e comunicazione e i risultati da questo punto di vista sono sotto agli occhi di tutti. Ce l’hanno fatta i calciatori, perché non dovrebbe riuscirci un Presidente del Consiglio?

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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