Sale a 0,95 l'Rt nazionale dallo 0,84 della scorsa settimana. Il dato emerge dal monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute. A livello regionale, invece, sono sette quelle che hanno un Rt puntuale maggiore a 1. Per quanto riguarda il bollettino dell'epidemia, sono 13.908 i nuovi casi di coronavirus in Italia rispetto ai 15.146 di ieri. I decessi odierni sono 316 (ieri erano 391). Passano in arancione: Trento, Toscana, Liguria e Abruzzo. L’Umbria rimarrà dello stesso colore. La Sicilia torna in giallo allo scadere dell’ordinanza precedente.
Sale l'Rt nazionale a 0,95
La bozza del monitoraggioSecondo la
bozza del monitoraggio del periodo 1-7 febbraio, una Regione (
Umbria) e una Provincia autonoma (
Bolzano) hanno un livello di rischio alto. Sono dieci (contro 11 la settimana precedente) le Regioni con una classificazione di rischio moderato (di cui cinque ad alto rischio di progressione nelle prossime settimane) e nove con rischio basso. Aumenta il numero di Regioni dove sono state riportate
allerte di resilienza (11 contro 5 la settimana precedente).
Diminuisce da 7 a 5, invece, il numero di Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione delle
terapie intensive e dei reparti sopra la soglia critica del 30%. Nelle terapie intensive il valore nazionale è a quotata 24%. Il numero delle persone
ricoverate nelle terapie intensive scende da da 2.214 (02/02/2021) a 2.143 (09/02/2021). Anche nelle aree mediche è in diminuzione, passando da 20.317 (02/02/20201) a 19.512 (09/02/2021).
Nella settimana di monitoraggio Covid in Italia, in base alla bozza Iss-Ministero Salute, solo
Sardegna e
Valle d'Aosta hanno un'incidenza settimanale sotto i 50 casi per 100.000 abitanti (soglia oltre la quale il servizio sanitario ha mostrato i primi segni di criticità). L'incidenza supera la soglia di 250 casi per 100.000 abitanti in tre casi: Bolzano (770,12 per 100.000 abitanti) Trento (254,85 per 100.000 abitanti) e Umbria (283,28 per 100.000 abitanti). L'incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni rimane sostanzialmente
stazionaria: 269,79 per 100.000 abitanti (25/1-07/2) contro 273,01 precedente.
Circa
un caso su cinque in Italia risulta positivo alla
variante inglese, secondo l'indagine condotta dalle Regioni che hanno inviato al ministero e all'Istituto superiore di sanità i risultati dei test realizzati dal 3 e il 4 febbraio, come indicato in una circolare della scorsa settimana.
Spostamenti tra regioni: stop fino al 25 febbraioNel frattempo sembra aver trovato una soluzione il dilemma del blocco degli
spostamenti fra regioni. In vigore fino al 15 febbraio, il divieto dovrebbe essere esteso al
25 febbraio. Una data diversa da quella precedentemente indicata, il 5 marzo, e che avrebbe allineato lo stop agli spostamenti alla data di scadenza del Dpcm. Tuttavia, dopo un colloquio fra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, si è dato via libera all'esecutivo Conte (ancora in carica) affinché potesse esprimersi sulla materia: nell'ultimo
Cdm, quindi, la scelta del 25 febbraio. Ovviamente, fino a quella data non cambiano le
deroghe. Si potrà andare fuori dalla propria regione di residenza solo per motivi di lavoro, salute e urgenza; con l’autocertificazione.
Una data che accoglie, in parte, le richieste delle Regioni che, per bocca del loro portavoce
Stefano Bonaccini, avevano chiesto al Governo di estendere il dievieto agli spostamenti per altre tre settimane così da tenere sotto controllo la curva dei contagi.
I dati nazionaliDetto dei nuovi contagi e decessi, si aggiorna il prezzo pagato dall'Italia investita dalla pandemia. Sale ad almeno 2.697.296 il numero di persone che hanno contratto il virus
Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. Il totale delle vittime da febbraio 2020 ha raggiunto quota 93.045. Mentre le persone
guarite o dimesse sono 2.202.077 complessivamente. Infine, gli attuali
positivi risultano essere in tutto 402.174, pari a -2.845 rispetto a ieri. La flessione degli attuali positivi è generata dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi. Questa flessione va avanti ininterrottamente dal 25 gennaio. I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 305.619, ovvero 13.086 in più rispetto a ieri quando erano stati 292.533. Mentre il tasso di positività è 4,5%. Dal 15 gennaio questa percentuale casi/tamponi è calcolata contando anche i test rapidi, di conseguenza è più bassa rispetto a quella dei bollettini precedenti al 15 gennaio e non è possibile fare confronti con lo storico.
«Ci sono segnali di ripresa dell’incidenza - ha affermato
Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità - con la popolazione più giovane che sta contraendo l’infezione ed è un fenomeno che stiamo analizzando. C’è una crescita inoltre dei casi asintomatici e paucisintomatici».
Fra i cittadini
vaccinati, sono oltre 2,8 milioni quelli che hanno ricevuto la prima dose e più di 1,2 milioni quelli che hanno fatto il richiamo.
Dubbi e certezzeIntanto, arrivano alcune dichiarazioni relative alla pandemia. Relativamente alla sua origine, dopo aver escluso che si tratti di un virus creato in laboratorio, l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) sembra più prudente. Il direttore generale
Tedros Adhanom Ghebreyesus «dopo aver parlato con alcuni membri del team ha svolto l'inchiesta a Wuhan sull'origine del coronavirus, desidero confermare che tutte le ipotesi rimangono aperte e richiedono ulteriori analisi e studi». Un rapporto dettagliato dovrebbe comunque essere presentato la prossima settimana.
Per la direttrice dell'Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie),
Andrea Ammon, «ora sembra più probabile che rimanga. Sembra che si adatti molto bene agli esseri umani. Quindi dobbiamo prepararci al fatto che resterà tra noi»