Lo stop temporaneo al
vaccino anti-Covid realizzato da
AstraZeneca apre numerosi
interrogativi nel bel mezzo di una campagna vaccinale che, per l'Italia, dopo i primi passi procede a rilento. Ad alcune domande ha provato a dare una risposta
Silvio Garattini, fondatore e presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche
Mario Negri Irccs, durante la trasmissione
L'imprenditore e gli altri su Cusano Italia Tv.
Secondo Garattini, lo stop ad AstraZeneca dovrebbe risolversi in 4-5 giorniSeconda dose? Possibile anche con altri vacciniLa prima domanda è quasi d'obbligo visto che il vaccino di
Oxford è già stato somministrato come prima dose a numerosi italiani: cosa succederà ora? «Ci sono 12 settimane di tempo tra la prima e la seconda dose. Chi ha ricevuto la
prima dose non deve preoccuparsi per ora. E anche nel caso in cui il vaccino dovesse venire bloccato definitivamente è molto probabile che si possa fare la
seconda dose con un altro vaccino, anche se non abbiamo dei
dati. Nel frattempo, però si faranno le prove», ha risposto Garattini. In questo senso, il siero
Johnson & Johnson oppure lo
Sputnik sono i due candidati dal momento che funzionano con lo stesso principio di AstraZeneca (che nel frattempo ha tagliato del 60% le forniture e solo da fine giugno - stop permettendo - dovrebbe tornare sui ritmi di fornitura concordati).
Esempio inglese aiuta a comprendereIn attesa che la faccenda venga approfondita dall'
Ema (l'Agenzia europea dl farmaco), però, Garattini riporta l'attenzione sulla
narrazione di quello che sta succedendo: «Ci vuole una buona comunicazione. Bisogna che queste cose non vengano lasciate al caso. I ministri spesso parlano senza sapere cosa dicono, devono parlare le persone che hanno una
credibilità e sempre quelle. Io racconterei questo: in
Inghilterra siamo giunti a una mortalità per Covid di 1.200 persone al giorno mentre dopo l'inizio delle vaccinazioni la mortalità è diminuita del 60%: questa è la riprova che il vaccino è efficace». Ma quanto bisogna aspettare affinché AstraZeneca torni fra i vaccini disponibili? Secondo Garattini ci vorranno 4-5 giorni.
Manca il nesso causa-effettoTempistiche che, però, non possono dar adito a nessun
allarmismo: «Bisogna dire che in Italia ogni giorno muoiono circa 1.800-2.000 persone, e che qualche persona muoia avendo preso il vaccino il giorno prima fa parte della realtà: il vaccino non dà l'
immortalità, protegge soltanto dai danni indotti dal Covid», ha tagliato corto Garattini. D'altronde, al momento è ancora impossibile stabilire un nesso causa-effetto tra vaccino e tromboembolismo mentre è certo che se avessimo avuto il vaccino fin da subito «non avremmo avuto 100mila morti in Italia».
Serve una comunicazione più chiaraInsomma, un sano
dubbio è lecito ma questo dovrebbe spingere la
comunità scientifica, la politica e i cittadini a uno sforzo comune per comprendere a fondo la natura di tutto ciò e darne la corretta spiegazione. Che per Garattini può essere tale solo se indipendente e giornaliera. «Se voi pensate che continuiamo ancora oggi a dare i
dati regionali sulla base dei numeri assoluti, è una comunicazione falsa: un morto nel Molise sono 6 morti in Lombardia, ma la gente percepisce come se in Lombardia ci fosse la catastrofe e nelle altre Regioni non ci fosse niente. Adesso si dà il dato del rapporto tra positivi e tamponi, ma se di tamponi se ne facesse uno al giorno avremmo zero casi. Dobbiamo cercare di
informare la gente sul valore dei numeri», ha affermato Garattini.
Campagna vaccinale sbagliata in partenzaInfine, l'affondo sulla
campagna vaccinale: «Noi abbiamo bisogno di accelerare l'acquisto di vaccini perché ne abbiamo troppo pochi. Abbiamo
sbagliato completamente tutto, abbiamo ordinato Pfizer e Moderna a novembre, quando già a maggio gli Usa e la Gran Bretagna, così come Israele, avevano già ordinato».