Il cibo e la musica viaggiano su binari vicini e, qualche volta, si incontrano. Siamo italiani, è insito nel nostro Dna il cantare e mangiare bene ed è per questo che sì, molte delle canzoni che oggi sono considerate iconiche raccontano proprio di momenti attorno ad un tavolo. Mettetevi le cuffie e leggete a stomaco pieno, perché dagli anni ‘50 ad oggi il cibo non solo si gusta ma... si ascolta!
Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè... Fred Bongusto recitava il menu cantando proprio per trasmettere l’emozione che provava ricordando Detroit. Rita Pavone inneggiava alla pappa col pomodoro creando tormentoni anni ’60. Ornella Vanoni aggiungeva il rossetto al cioccolato per creare melodie sensuali e afrodisiache. E poi c’era un certo Gianni che andava a prendere il latte per la mamma, una Mina affamata e curiosa che cinguettava “ma che bontà!” e De André che spiegava la gastronomia genovese con “A Cimma”, un secondo piatto della cucina ligure (la tasca di vitello ripiena).
Il cibo aiuta nella narrazione, rende ancora più tangibile quell’atmosfera proprio perché è tattile, si vive, si mangia e si assapora. E quando si unisce il cibo alle note, è lì che accade la magia. Sfidiamo chiunque a non avere l’acquolina in bocca pensando ad un buon piatto di tagliatelle di Nonna Pina, a non pensare all’aroma della moka bollente con ‘na tazzulella ‘e cafè di Pino Daniele, a non sentire le “Bollicine” sulla lingua con la hit di Vasco Rossi.
Il cibo rende multisensoriale la canzone, attivando aree del cervello che solitamente utilizziamo solamente a tavola. Cibo e musica fanno esplodere le endorfine nel nostro corpo e ci rendono subito più felici, appagati e piacevolmente sereni.
Nel nuovo millennio la moda del cantar mangiando non è cambiata ma è mutata assieme a noi, al nostro stile di vita e al nostro modo di interagire con il cibo. Esso diventa icona, simbolo e aiuta il cantante ad esprimere le sue emozioni. Se prima era utile alla descrizione di un momento, oggi è un tripudio di sentimenti e allegorie. Indimenticabili i “7.000 caffè” di Alex Britti per arrivare dalla sua amata o la “Marmellata #25” che Cesare Cremonini mangiava di nascosto ricordando un vecchio flirt. E poi c’è chi fa critica sociale come la più moderna Myss Keta in “Milano Sushi e Coca” dove il sushi è la metafora della Milano da bere e della nightlife meneghina.
È solo nell’ultimo periodo che il mondo food si è fatto da parte per lasciare posto alla mixology. Tutte le summer hits più blasonate tra i giovani, infatti, hanno almeno un cocktail nel testo. Questo perché il target di riferimento è più avvezzo ad ascoltare questo tipo di musica in discoteche o locali alla moda e, per inconscia associazione, è più invogliato a consumare quel tipo di bevanda. I bartender musicali odierni sono Elodie con “Margarita” e “Tequila e guaranà”, Benji e Fede con “Moscow Mule”, Emma Muscat con “Sangria”, Margherita Vicario con “Piña Colada” e l’elenco sembra non finire mai.
Di una cosa siamo certi, il food & wine è sempre più un trend che si espande a macchia d’olio e scappa dalle cucine per nascondersi nei luoghi più inaspettati: tra le note di una canzone, sulla texture di un vestito, al cinema, sulla tela di un dipinto... Il cibo è amore, ed è nascosto ovunque.
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