Un taglio netto, destinato a lasciare il segno nel colosso dell’alimentare: Nestlé ha infatti annunciato la soppressione di 16mila posti di lavoro a livello mondiale nei prossimi due anni. Una decisione che segna l’inizio dell’era di Philipp Navratil alla guida del gruppo svizzero, entrato in carica lo scorso settembre, e che rappresenta il primo passo di un piano di ristrutturazione radicale.

Nestlé, il nuovo corso di Navratil comincia con 16mila licenziamenti
L’obiettivo è quello di ridurre i costi e accelerare il processo di adattamento a un mercato in rapido cambiamento, con risparmi stimati in un miliardo di franchi svizzeri l’anno entro il 2027. «Il mondo sta cambiando e Nestlé deve adattarsi più rapidamente», ha dichiarato il ceo, spiegando che ciò comporterà «prendere decisioni difficili, ma necessarie, per ridurre il personale».
Il piano, illustrato nella giornata di mercoledì 15 ottobre nella sede di Zurigo, punta a una revisione profonda della struttura aziendale: 12mila tagli interesseranno vari settori e aree geografiche, mentre altri 4mila rientrano in iniziative già avviate per migliorare la produttività nella produzione e nella catena di approvvigionamento. Un’operazione complessiva che mira a portare i risparmi totali del gruppo a tre miliardi di franchi entro il 2027, rispetto ai 2,5 stimati in precedenza.
L’annuncio è arrivato contestualmente alla pubblicazione dei risultati dei primi nove mesi del 2025, che fotografano una fase di transizione non priva di difficoltà. Le vendite del gruppo si sono attestate a 65,9 miliardi di franchi svizzeri (circa 71 miliardi di euro), in calo dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, il terzo trimestre ha mostrato segnali incoraggianti: le vendite sono cresciute del 4,3%, superando le aspettative degli analisti, trainate da una crescita organica del 3,3% e da un aumento dei prezzi del 2,8%. Numeri che suggeriscono un primo effetto della nuova direzione strategica, più orientata all’efficienza che all’espansione pura.