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Agricoltori, Camera approvi subito la legge sul biologico

11 settembre 2021 | 14:32
 

Agricoltori, Camera approvi subito la legge sul biologico

11 settembre 2021 | 14:32
 

Oramai «è finito il tempo dei dibattiti sterili nel mondo della rappresentanza. La legge sul biologico venga ora approvata definitivamente alla Camera dopo il consenso vastissimo raccolto da tutto l’arco costituzionale, con un unico voto contrario in Senato». Il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, lancia un appello alla mobilitazione di tutti gli agricoltori per stimolare la politica a fare un passo decisivo in merito alla norma sulle “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”. Scanavino chiede, dunque, la tempestiva approvazione della legge, visto l’ok al provvedimento a fine luglio in Commissione Agricoltura, che non ha apportato alcuna modifica al testo del Senato.

Cia, appello a mobilitazione agricoltori Agricoltori, Camera approvi subito legge sul biologico

Cia, appello a mobilitazione agricoltori


Una legge nazionale sul biologico rappresenta il pilastro fondamentale per la costruzione del futuro agricolo del Paese, come indicato dal Green Deal Ue, che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità.


L’Italia è, attualmente, leader del comparto in Europa con 80mila operatori e 2 mln di ettari coltivati. Secondo i dati dell’Osservatorio Sana, in corso in questi giorni a Bologna Fiere, i consumi interni sono cresciuti del 5% rispetto al 2020 e il carrello della spesa bio degli italiani si è attestato su 4,6 miliardi di euro. Ma anche nell’export, l’Italia è la seconda nazione al mondo (la prima in Ue) e il biologico rappresenta il 6% delle nostre esportazioni nell’agroalimentare.


La rivoluzione bio è, dunque, già in atto ma il settore non può rischiare un arretramento rispetto ai Paesi competitor europei, sempre più agguerriti. Tocca ora alla politica rendere pienamente applicabili i principi dell’agroecologia per consentire al biologico italiano di continuare a produrre valore per il Paese, recependo le esigenze dei cittadini e in coerenza con le diverse strategie Ue.

In Italia solo poco più del 5% della superficie sementiera nazionale è destinata alla produzione di sementi bio. Si tratta di quasi 11mila ettari sui 203mila complessivi riservati all’attività di moltiplicazione del seme. Questo vuol dire che, per la maggior parte delle coltivazioni, sono disponibili soltanto poche nuove varietà adatte all’agricoltura biologica e, spesso, notevolmente più costose. Ecco perché Cia-Agricoltori Italiani, assieme alla sua associazione dedicata Anabio, ha lanciato dal SANA 2021 il “Progetto Sementi Biologiche”. Obiettivo migliorare e accrescere la disponibilità e la qualità di sementi bio, puntando da una parte alla stipula di accordi interprofessionali con le ditte sementiere, e dall’altra chiedendo al Mipaaf di avviare finalmente il Piano nazionale di ricerca per le sementi biologiche.


Il primo accordo è stato firmato proprio a BolognaFiere con lo scopo di favorire l’incontro tra domanda e offerta di sementi bio. Nel protocollo d’intesa - firmato tra Anabio Cia e Arcoiris srl, C.A.C., Co.Na.Se. Consorzio Nazionale Sementi, cooperativa La Terra e il Cielo, CGS spa, Guerresi srl e Prometeo srl, ma aperto a ulteriori partner interessati al progetto - le aziende sementiere coinvolte si impegnano a mettere a punto un assortimento di varietà disponibili alla produzione di sementi bio certificate. Anabio, da parte sua, farà da punto di raccolta delle richieste delle imprese associate formulando veri e propri pre-ordini con i quantitativi di ciascuna specie. In questo modo, le ditte sementiere si garantiscono una domanda che permette loro di programmare la produzione con un’auspicabile economia di scala che consentirà di contenere i costi; dall’altro lato gli agricoltori associati di Anabio-Cia potranno usufruire del seme bio certificato a costi competitivi. Se il processo evolve, potrà essere applicato su scala più ampia e consentire un circolo virtuoso che permetterà alle aziende sementiere di dedicare una parte del loro budget di ricerca e sviluppo alla costituzione di nuove varietà appositamente selezionate per essere coltivate in ambiente bio.


«Con il Green Deal, la Ue si è data l’imperativo di far crescere il biologico fino a raggiungere il 25% della superficie agricola utilizzata entro il 2030 -ha ricordato il presidente nazionale di Anabio, Federico Marchini-. In questo contesto, la sfida delle sementi bio è una delle più importanti. A fronte del successo crescente del metodo biologico nel settore primario (2 milioni di ettari in Italia per un valore alla produzione di 3 miliardi di euro), ora bisogna far decollare lo stesso metodo nel comparto sementiero. Anche a tutela della biodiversità e, quindi, della salute della terra».


 Attivare questo processo vuol dire, inoltre, guardare alla scadenza del 2036, quando non sarà più possibile fare ricorso al sistema delle autorizzazioni in deroga, previsto anche dalle norme Ue, per l’impiego di sementi convenzionali anche nell’agricoltura bio. Oggi già 2 specie non sono più in deroga (erba medica e trifoglio alessandrino), a cui se ne potrebbero aggiungere altre 15 nel corso del 2022 (come frumento duro e tenero, avena, lenticchia, fava, farro, orzo). Anche in virtù di questo, secondo Anabio-Cia, la Banca Dati Sementi, operativa dal 2019 e che al momento contiene 878 varietà, se opportunamente revisionata, può diventare davvero lo strumento di gestione per la moltiplicazione vegetativa con metodo biologico. Ma non basta. E’ altrettanto necessario che il Ministero delle Politiche agricole acceleri sulla definizione e sul finanziamento di un nuovo Piano nazionale per le sementi biologiche, annunciato da oltre un anno, ma ancora bloccato nell’iter amministrativo.


 «La disponibilità sul mercato di sementi biologiche di qualità e a prezzi concorrenziali è fondamentale per un sano sviluppo del settore -ha concluso il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. La valorizzazione delle produzioni deve continuare a crescere, sostenuta dall’innovazione e dalla ricerca, anche in campo sementiero, per aiutare l’agricoltura bio a diventare sempre di più un pilastro della sostenibilità, economica e ambientale».


 

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