Alta la preoccupazione in Emilia-Romagna per la peste suina. Tanto che la Regione, in una lettera inviata a Orazio Schillaci, ministro della Salute, e Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, chiede al Governo una dichiarazione di stato di calamità naturale «per consentire alle produzioni che rientrano nelle zone di restrizione - allevamenti e aziende della trasformazione che subiscono i primi effetti della diffusione della peste suina africana - di accedere a benefici fiscali previsti dalla legge in casi di calamità, quali agevolazioni e sospensioni dei mutui o misure rivolte ai lavoratori».

Peste suina, l'Emilia Romagna chiede lo stato di calamità
La Regione esprime preoccupazione per il diffondersi del virus della peste suina africana sul territorio nazionale e in particolare da alcuni mesi in Emilia-Romagna, con inevitabile ripercussione in termini economici per le aziende del settore. «Il valore delle produzioni suinicole solo in Emilia-Romagna è pari ogni anno a un miliardo di euro, con notevoli benefici non solo economici ma anche sociali per tutto il territorio, e un danno al settore porterebbe ripercussioni su tutto l'indotto, con conseguenze gravi per le comunità. Tra i punti chiave per una strategia efficace, anche l'istituzione del ruolo di subcommissari regionali tra gli assessori delle Regioni interessate, che possano gestire procedure amministrative straordinarie su appalti per acquisti di servizi e mezzi mirati al contenimento del cinghiale».
«In questa situazione, è assolutamente fondamentale un coinvolgimento forte del territorio - ha commentato l'assessore all'Agricoltura, Alessio Mammi. Noi continuiamo a fare squadra, come sempre abbiamo facciamo in questa regione di fronte alla difficoltà. Ma il Governo, che abbiamo già sollecitato, non deve restare a guardare».