Il grano duro, materia prima alla base della pasta italiana, costa oggi circa il 10% in meno rispetto a un anno fa, complice un’ampia disponibilità di prodotto sul mercato. Secondo l’analisi della Borsa Merci Telematica Italiana (Bmti), i prezzi si attestano attorno a 285 euro a tonnellata, con una flessione del 3% rispetto a settembre. Tuttavia, «i primi segnali di stabilità» sono comparsi a inizio ottobre, dopo mesi di ribassi.

Prezzo del grano duro in calo: -10% in un anno
Lo studio, elaborato sulla base dei dati raccolti dalle Camere di Commercio, mette in evidenza il deciso calo registrato a settembre. La discesa dei prezzi segue una dinamica di mercato influenzata da raccolti abbondanti e da una domanda più debole del previsto. La Bmti ha diffuso i dati in occasione del World Pasta Day, celebrato il 25 ottobre, occasione che pone l’accento sull’importanza di una materia prima strategica per la filiera agroalimentare italiana.
Anche sul piano internazionale, il mercato mostra un quadro analogo. Le quotazioni del grano duro canadese (Cwad fob St. Lawrence) hanno registrato a settembre una flessione del 6,7% su base mensile, risultando inferiori di circa sette punti percentuali rispetto a settembre 2024. Secondo gli esperti, il calo riflette il miglioramento delle stime produttive oltreoceano, che ha aumentato la disponibilità di prodotto, contribuendo a ridurre la pressione sui prezzi.
Gli operatori restano cauti. Le tendenze più recenti lasciano intravedere una possibile fase di assestamento dei listini, ma molto dipenderà dall’evoluzione del mercato globale e dal livello della domanda interna, in particolare da parte dell’industria della pasta.