Dal 31 maggio al 27 giugno, Lecce ospita Intra, una mostra collettiva di arte contemporanea curata dall'Associazione Minuta Contemporanea, allestita all'interno di un appartamento privato nel centro storico, tra le stanze del Palazzetto Palmieri, in via dei Perroni 23. L'opening, previsto per sabato 31 maggio alle 18.30, sarà accessibile solo su invito. In mostra le opere di nove artisti: Francesco Arena, Renato Galante, Lorenzo Montinaro, Pino Pascali, Raffaele Quida, Antonio Scaccabarozzi, Mario Schifano, Carlo Zauli e Michele Zaza.

Intra, la nuova mostra d'arte contemporanea nel Palazzetto Palmieri di Lecce
L'idea di fondo è semplice ma potente: non una vetrina, ma un'esperienza. Le opere interrompono la quotidianità, la interrogano, abitano gli interstizi tra una stanza e l'altra, si affacciano nei vuoti, nei silenzi, nei passaggi. «Intra è anche un modo verso - qualcosa che accade mentre si entra. È un invito sommesso: entra, guarda, attraversa. Nel latino arcaico, intra significa “all'interno di” - eppure qui non si tratta solo di una collocazione spaziale, ma di un gesto che implica cura, attenzione, ascolto. Non osserviamo l'opera da lontano, ci conviviamo. La sua presenza ci accompagna, ci precede, ci sorprende tra una soglia e una luce, attraverso un corridoio, in prossimità di un tavolo, dietro una porta. Intra è anche un sussurro, un invito a varcare un limite, a lasciarsi attraversare dallo spazio e dalle opere» scrivono gli organizzatori. Nove artisti, nove modi diversi di abitare e interpretare il tempo, lo spazio, la materia. Le loro opere entrano nel tessuto del Palazzetto non come presenze isolate, ma come forze vive. Ogni passaggio diventa possibilità di incontro, ogni stanza un tempo sospeso. L'arte non viene semplicemente esposta, ma si rivela, si lascia scoprire. Le pareti non contengono, ma restituiscono senso.
Francesco Arena lavora sulla relazione tra corpo e tempo, lasciando tracce dense e silenziose che si trasformano nell'esperienza del visitatore. Renato Galante esplora il confine tra luce e ombra, pieno e vuoto, rendendo visibile la tensione tra segno e materia. Lorenzo Montinaro si muove tra soglie minime, presenze sospese e geometrie leggere che sembrano fermare il tempo. Pino Pascali mette in gioco la materia e l'archetipo, con un approccio concettuale che mescola libertà, senso mistico e immaginazione infantile. Raffaele Quida lavora sull'assenza e sulla precarietà, costruendo una grammatica del vuoto che diventa resistenza. Antonio Scaccabarozzi dissolve la pittura, trasformando il colore in corpo autonomo, in pelle viva. Michele Zaza fonde immagine, identità e spiritualità: la fotografia e la performance si uniscono in una visione domestica e cosmica, trasformando l'apparizione in rito. Mario Schifano attraversa la pittura con uno sguardo ironico e lirico, tra immaginario pop e media, creando una superficie satura e potente. Carlo Zauli, infine, lavora la ceramica come impulso primordiale, scavando nella terra forme che sono insieme antiche e contemporanee.

A ospitare la mostra è il Palazzetto Palmieri, un edificio che da solo racconta secoli di storia. Il nucleo originario, risalente al Quattrocento, sorge su un'area un tempo abitata dai Messapi e sui resti di un convento di suore francescane. Nel Seicento fu l'architetto Giuseppe Zimbalo - nome chiave del barocco leccese - a intervenire con una scenografica scala interna e una loggia ricca di archi e decorazioni fruttifere. L'uso della pietra leccese, materiale duttile e luminoso, ha permesso di modellare altezze importanti e volte a botte, a stella, a squadro, fondendo struttura e ornamento in modo inconfondibile. Nell'Ottocento, un intervento urbanistico ha riallineato la facciata sulla strada, nascondendo parte delle stratificazioni precedenti. Oggi il Palazzetto è stato restaurato dall'architetto Francesco Greco, che lo ha reso di nuovo abitabile e vivo, arricchendolo con elementi di design storicizzato e aprendolo a una nuova stagione di dialogo tra passato e presente.
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