Al civico 173 di corso Vittorio Emanuele, a Bari, per decenni si è scritta una piccola parte della storia cittadina. A quei tavoli hanno pranzato e cenato capi di Stato, ministri, leader politici, intellettuali, attori e registi. Oggi, dopo oltre otto anni di silenzio, le luci di quel locale potrebbero riaccendersi. Non più con il nome de La Pignata, ma sotto l’insegna di una pizzeria gourmet, pronta a ridare vita a uno degli indirizzi più simbolici della ristorazione barese.

A Bari torna a vivere il civico 173: la Pignata diventa una pizzeria d’autore
Secondo indiscrezioni, una società locale avrebbe preso in locazione gli spazi che per più di venticinque anni hanno ospitato il ristorante dei fratelli Vincenti, inaugurato proprio lì nel 1991. Un ritorno alla vocazione gastronomica di un luogo che, per intere generazioni, ha rappresentato un punto di riferimento, tanto per la politica quanto per la cultura e lo spettacolo. La storia de La Pignata, però, comincia molto prima. Bisogna tornare al 1969, quando Gaetano, Franco, Tonino e Filippo Vincenti - insieme al fratello maggiore Gaetano, oggi ultracentenario - aprono il primo locale in via Melo. Erano già nomi noti in città, grazie all’esperienza maturata con La Sirenetta a mare, storico ristorante sul litorale sud di Bari. Nel 1991 Franco Vincenti decide di trasferirsi in corso Vittorio Emanuele, segnando l’inizio di un nuovo capitolo. All’inaugurazione c’è anche Pinuccio Tatarella, allora figura di spicco della destra pugliese, ma non ancora ministro.
Da quel momento, la sala de La Pignata diventa un crocevia di incontri e pranzi bipartisan. Tra i suoi ospiti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il ministro Raffaele Fitto, l’ex premier Massimo D’Alema, ma anche artisti e intellettuali come Vittorio Sgarbi, Giorgio Albertazzi e Umberto Eco. Un locale riconoscibile anche per un dettaglio diventato celebre: i tovaglioli bianchi, su cui gli ospiti più illustri lasciavano la propria firma. La storia, però, si interrompe nell’estate del 2017. Dopo l’ennesima stagione di successi, la famiglia decide di chiudere per ferie a luglio, con l’intenzione di riaprire a settembre dopo alcuni lavori di ristrutturazione. «Avevamo un’idea in stile francese e di sfruttare anche gli spazi esterni al locale essendoci un marciapiedi abbastanza largo - racconta Rosangela Vincenti, figlia di Franco. Papà purtroppo a settembre si ammala, passano solo tre mesi e muore a quasi 92 anni. E il locale non riaprirà».
Da allora, la serranda di corso Vittorio Emanuele è rimasta abbassata. Di tanto in tanto si è rialzata per ospitare qualche comitato elettorale, ma la sala che un tempo profumava di cucina e conversazioni importanti è rimasta in silenzio. Ora, dopo otto anni, si prepara a un nuovo inizio.