Dall’olio extravergine d’oliva al Parmigiano Reggiano, dal Grana Padano al Prosciutto di Parma, dal Gorgonzola fino al salame di Varzi sono solo alcuni dei prodotti di qualità del Made in Italy a tavola bocciati senza appello dall’etichetta a colori Nutriscore che rischia di affermarsi in Europa. A denunciarlo è la Coldiretti in occasione della presentazione del Rapporto Ismea-Qualivita 2022 che valuta in 19,1 miliardi il valore della produzione della Dop Economy per gli 845 prodotti Dop, Igp e Stg registrati dall’Italia.
Nutriscore «L’etichetta nutrizionale a colori colpisce ingiustamente – denuncia la Coldiretti – quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare, si tratta soprattutto di formaggi e salumi, che sono il frutto del lavoro di generazioni la cui ricetta non puo’ essere cambiata».
«Le etichette a colori – continua la Coldiretti – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni escludendo paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. L’equilibrio nutrizionale non ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto».
«A preoccupare – continua la Coldiretti - sono anche i recenti orientamenti salutistici dell’Unione Europea con ipotesi di etichette allarmistiche, politiche fiscali penalizzanti e tagli alla promozione per prodotti come carni, salumi e vino che rappresentano la componente principale in termini di numero e di valore della Dop economy».
«La demonizzazione di questi prodotti - conclude Ettore Prandini, presidente Coldiretti – coincide in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale. Non lo possiamo accettare».
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