A poco più di due settimane dal decreto di sequestro per oltre un miliardo di euro disposto dalla Procura di Monza, la holding lussemburghese Lagfin, che controlla il 51,8% del gruppo Campari, ha annunciato di aver raggiunto un accordo transattivo con l’Agenzia delle Entrate. L’intesa prevede il completo abbandono della pretesa erariale a fronte del pagamento di 405 milioni di euro, diluiti su un arco temporale di quattro anni.

Campari, accordo fiscale tra Lagfin e Agenzia delle Entrate
I termini economici dell’intesa
Secondo quanto comunicato dalla holding, è previsto un primo versamento di 152 milioni di euro entro il 31 dicembre 2025, che Lagfin coprirà con risorse già disponibili e accantonate. Il saldo sarà corrisposto tramite rate trimestrali di pari importo, a partire da giugno 2027 e fino al 30 settembre 2029. L’accordo consente di chiudere il contenzioso evitando un lungo percorso giudiziario.
La tutela degli azionisti Campari
Nella nota ufficiale, Lagfin ribadisce di avere «sempre operato nel pieno rispetto di tutte le normative applicabili, inclusa quella fiscale italiana», sostenendo che «la exit tax non fosse applicabile» nel caso specifico. La holding sottolinea inoltre che, pur ritenendo di poter prevalere in giudizio, un eventuale contenzioso «si sarebbe inevitabilmente protratto per anni» e avrebbe potuto «riverberarsi negativamente anche sul prezzo del titolo Campari», pur senza mettere in discussione il controllo societario.
La decisione di aderire alla transazione viene motivata da Lagfin come una scelta «a protezione di tutti gli azionisti di Campari». La custodia del controllo del gruppo viene definita «il cuore dell’oggetto sociale della holding», che dichiara di voler preservare l’interesse di chi ha investito e investirà nel marchio, «tenendolo indenne da vicende che non riguardano Campari».
L’origine dell’indagine e il nodo dell’exit tax
L’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano, nasce da una verifica fiscale legata a una fusione per incorporazione tra Lagfin e una sua controllata italiana, detentrice della quota di maggioranza di Davide Campari Milano.
Al centro degli accertamenti vi è l’operazione di fusione transfrontaliera del 2018, con cui il pacchetto di controllo sarebbe stato trasferito fiscalmente dall’Italia al Lussemburgo. Secondo la Procura, in quell’occasione non sarebbe stata versata l’exit tax, ossia l’imposta dovuta quando un’attività viene trasferita all’estero. Il pagamento di un terzo dell’importo contestato consentirà l’estinzione del fascicolo penale, chiudendo così la vicenda giudiziaria.