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Campari, primo trimestre 2025 sotto le attese: pesa il crollo della domanda Usa

Vendite giù del 4,2% su base organica, margine lordo in calo e utile in picchiata: tra scorte ridotte, logistica in affanno e consumi rallentati, il trimestre parte in salita per il Gruppo Campari [...]

10 maggio 2025 | 18:24
 

Campari, primo trimestre 2025 sotto le attese: pesa il crollo della domanda Usa

Vendite giù del 4,2% su base organica, margine lordo in calo e utile in picchiata: tra scorte ridotte, logistica in affanno e consumi rallentati, il trimestre parte in salita per il Gruppo Campari [...]

10 maggio 2025 | 18:24
 

Il Gruppo Campari ha chiuso il primo trimestre del 2025 con ricavi pari a 666 milioni di euro, segnando una crescita complessiva dello 0,3%, ma una flessione organica del 4,2%. A incidere in maniera decisiva sul bilancio sono stati il calo a doppia cifra della domanda statunitense, i ritardi logistici e una Pasqua caduta troppo in là rispetto alla fine di marzo. Il nuovo ceo Simon Hunt ha commentato i risultati parlando apertamente di un avvio d'anno condizionato dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti: «I dazi Usa sono stati decisivi nel bilancio negativo di Campari».

Campari primo trimestre 2025 sotto le attese: pesa il crollo della domanda Usa

Campari, primo trimestre in frenata: vendite a 666 milioni e profitti giù del 26%

La performance del gruppo mostra segnali chiari di rallentamento. Il margine lordo si è attestato a 174 milioni di euro, in calo del 4,1% in termini complessivi e del 10,9% su base organica, mentre l'utile prima è sceso del 26%, fermandosi a 106,7 milioni. Numeri che certificano un inizio in salita per il nuovo amministratore delegato e che non hanno soddisfatto le aspettative degli analisti. Il mercato americano resta il nodo più critico: pesa per il 47% sul totale delle vendite e ha registrato una contrazione del 6%, con gli Stati Uniti in calo dell'11%. «Elevata volatilità nell'attuale contesto operativo e alla minaccia dei dazi che ha generato destocking» ha spiegato ufficialmente la società, facendo riferimento a un atteggiamento particolarmente prudente da parte della distribuzione.

A essere colpiti sono stati soprattutto brand come Skyy, Grand Marnier e Wild Turkey. «Mercato molto cauto» ha sintetizzato Hunt. Anche escludendo i ritardi logistici, la flessione negli Usa si sarebbe comunque attestata su un -5%, segno di una fragilità strutturale da non sottovalutare. Neppure l'Europa è riuscita a fare da contrappeso: Italia e Germania hanno registrato cali rispettivamente del 3% e del 10%, in gran parte attribuiti allo slittamento della Pasqua, mentre in Francia la flessione è stata più contenuta (-2%). L'unica area in controtendenza è stata quella Asia-Pacifico, che pur rappresentando solo il 7% del fatturato, ha chiuso il trimestre con un +11%, confermando un certo dinamismo nei mercati orientali.

Dal punto di vista borsistico, il titolo Campari rimane sopra i 6 euro per azione, ma il confronto con i quasi 10 euro di un anno fa fotografa bene il momento di difficoltà attraversato dal gruppo. Nonostante ciò, l'azienda guarda al futuro con un cauto ottimismo. «In un contesto di incertezza e impattato dalle minacce dei dazi - ha rilevato ancora Hunt - Campari preferisce mantenere un approccio prudente nel breve termine, puntando invece nel medio-lungo periodo a una sovra-performance rispetto al settore beverage a livello globale». La crescita organica attesa, in condizioni macroeconomiche stabilizzate e in assenza di nuovi dazi, è stimata in una forbice tra il 4% e il 9%. Sul piano strategico, infine, la linea è chiara: niente nuove acquisizioni all'orizzonte. La priorità andrà alla razionalizzazione dell'offerta e al miglioramento dell'efficienza interna. «Non sono previste nuove acquisizioni, ma ci si concentrerà sullo snellimento del portafoglio e sul contenimento dei costi» ha concluso il ceo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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