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Molino Paolo Mariani
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A Luigi Moio il Premio Pino Khail per la valorizzazione del vino italiano

Un riconocimento, quello assegnato in occasione di VinoVip a Forte dei Marmi, che arriva a suggello di una lunga carriera dedicata alla ricerca, alla didattica e alla promozione della cultura enologica italiana [...]

10 giugno 2025 | 17:44
 

A Luigi Moio il Premio Pino Khail per la valorizzazione del vino italiano

Un riconocimento, quello assegnato in occasione di VinoVip a Forte dei Marmi, che arriva a suggello di una lunga carriera dedicata alla ricerca, alla didattica e alla promozione della cultura enologica italiana [...]

10 giugno 2025 | 17:44
 

Luigi Moio ha ricevuto il Premio Pino Khail per la valorizzazione del vino italiano. La consegna è avvenuta a Forte dei Marmi, in occasione di VinoVip al Forte, manifestazione organizzata da Civiltà del bere in memoria dello storico fondatore del periodico, Pino Khail. Un riconoscimento importante che arriva a suggello di una lunga carriera dedicata alla ricerca, alla didattica e alla promozione della cultura enologica italiana nel mondo.

A Luigi Moio il Premio Pino Khail per la valorizzazione del vino italiano

Luigi Moio ha ricevuto il Premio Pino Khail

Durante la cerimonia di premiazione, Moio ha espresso la propria soddisfazione con parole sentite: «Sono molto felice di ricevere questo premio - ha detto - perché la lettura di Civiltà del bere, coi suoi approfondimenti tecnici di autorevoli ricercatori, ha accompagnato i miei studi alla scuola Enologica e mio padre, che conosceva molto bene Pino Khail, ne sarebbe stato contentissimo». Professore ordinario di Enologia all'Università di Napoli Federico II e attualmente vicepresidente dell'Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv), Moio ha ripercorso alcuni momenti salienti della sua carriera, ricordando in particolare i tre anni e tre mesi da presidente dell'Oiv, incarico culminato con la celebrazione del centenario, e i trent'anni di interventi in convegni e dibattiti scientifici. Un impegno costante, il suo, che gli consente oggi di guardare con fiducia al domani: «Mi sento tranquillo sul futuro del vino italiano alla luce della qualità e professionalità espressa dai giovani viticoltori ed enologi italiani».

Nel suo intervento, Moio ha poi voluto ribadire il valore culturale del vino, frutto della mano dell'uomo più che dono della natura: «Il vino è un'invenzione meravigliosa che viene dell'uomo, non c'è nulla di naturale», ha spiegato, aggiungendo però un richiamo lucido al rischio di una narrazione eccessivamente ideologica: «Questa invenzione straordinaria rischiava negli ultimi anni una delegittimazione e servirebbe un anno sabbatico di silenzio sul tema di vino e salute a tutti i livelli». Un passaggio, questo, che si collega al tema dell'educazione delle nuove generazioni. Secondo Moio, è fondamentale offrire ai giovani «informazioni precise e semplici sul vino che è un paradigma di diversità. Infatti ognuno lo fa in un modo diverso e deve essere un'espressione del territorio». Una diversità che, secondo lui, non è un ostacolo, ma al contrario la forza stessa di questo prodotto.

Con un affondo storico-scientifico, Moio ha ricordato il celebre esperimento di Louis Pasteur sulle fermentazioni spontanee, spesso dimenticato nel dibattito contemporaneo: «Sono certo che il vino continuerà sicuramente ad accompagnare l'uomo perché è stato inventato per dissetarci in sicurezza, molto più dell'acqua. Tanto è vero che Pasteur, che ha perso due figlie di febbre tifoide con l'acqua, fece un esperimento meraviglioso sulle fermentazioni spontanee e scrisse un libro nel 1866 che, ancora oggi, ci aiutano a dimostrare che il vino è sicuro dal punto di vista microbiologico perché nessun microrganismo letale alla salute umana può avvicinarsi a questo liquido meraviglioso per via dei dieci-undici gradi alcolici. Non serve quindi molto alcol, ma l'alcol serve per contemplare il vino tra le bevande più igieniche e sane che esistono e per millenni il vino è stato perciò utilizzato per reidratarsi in modo sicuro e come un corroborante della fatica fisica». Il suo invito finale è una sorta di manifesto per il futuro del vino: continuare a produrlo, sì, ma con la consapevolezza di ciò che lo rende unico: «Dobbiamo continuare a produrlo - ha concluso - perché il vero valore del vino è ciò che li differenzia l'uno dall'altro, e quindi ciò che li rende diversi e pertanto affascinanti. Perciò il vino, sotto questo profilo prodotto agricolo, non ha nessuna bevanda in concorrenza in termini di fascino, emozione, evocazione culturale».

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