La mancia al ristorante? Sì o no? Negli Stati Uniti, si sa, è obbligatoria; in Giappone, al contrario, viene ritenuta un’offesa. Da noi non esiste una regola precisa, quindi la decisione viene lasciata alla sensibilità di ognuno e alla situazione in cui ci si trova. Certo è che la crisi economica imperante (checché ne dicano i vari telegiornali, spesso contraddittori) ha fatto ridurre di molto questo gesto di cortesia che è la mancia al cameriere. Anche il pagamento con carte di credito ha contribuito a diminuire i gesti di riconoscenza per un servizio ben svolto.

Ciò non toglie che resti una buona idea far sapere al cameriere e al titolare del ristorante (se non con il danaro, almeno a voce) che il servizio è stato apprezzato. Lo stesso vale per il cuoco, ovviamente, ma in molti casi lo chef è anche patron. Succede anche che certi patron non amino pubblicizzare e nemmeno mostrare il loro cuoco dipendente. Certo è che, solitamente, i cuochi guadagnano più dei camerieri e un bravo cameriere, per sopperire al divario di trattamento rispetto al collega in cucina, riesce spesso a guadagnarsi la simpatia del cliente e quindi la mancia.
Sono soprattutto le nuove generazioni ad eludere questo rituale. Molti giovani sostengono che lasciare una mancia sia quasi un gesto di cattivo gusto, che evidenzia il rapporto dipendente-padrone. Tuttavia, l'interpretazione può essere anche diversa: la mancia, infatti, può rappresentare un segno di cortesia e gratitudine, magari per un servizio al di sopra delle aspettative. Il galateo dice: le mance dovrebbero essere generose, ma elargite con discrezione, per evitare di ostentare o generare imbarazzi; sono destinate ai dipendenti e mai ai titolari di un'attività. Ma qual è la cifra giusta? A parere di molti una mancia pari al 10% del conto può considerarsi più che rispettabile.