Avete mai pensato che in Italia ogni nonna potrebbe vincere una stella Michelin… finché resta in cucina a casa? Ma se prova a uscire dal grembiule domestico e varcare la soglia del ristorante, la magia svanisce? Il paradosso è sconcertante: nel Paese dove la cucina è un patrimonio familiare tramandato da generazioni di donne, basta attraversare la soglia di un ristorante perché il talento femminile diventi improvvisamente invisibile. Magia? No. Più probabilmente abitudine culturale.

Donne nelle cucine dei ristoranti, un talento quasi invisibile, eppure altissimo
La realtà dei ristoranti stellati
A livello globale, solo circa il 6% dei ristoranti stellati è guidato da donne. L'Italia nel 2024 contava 43 chef donne con un totale di 48 stelle: un dato che ci posiziona tra i Paesi "più virtuosi" – termine indulgente quando si parla comunque di minoranza minuscola. Nel 2025, tre nuove stelle femminili. La stampa le celebra con il solito refrain: "la donna che ce l'ha fatta". Come se la bravura fosse un incidente e non una competenza.
Qui viene il bello: l'Italia vanta il più alto numero assoluto di chef donne stellate a livello mondiale. Siamo campioni nel riconoscere il talento femminile, purché resti invisibile al resto del mondo. È come essere i migliori in qualcosa che nessuno vede.
La cucina italiana nasce femmina
È un fatto storico prima ancora che simbolico: la cucina italiana nasce femmina. Bartolomea Sacchi scriveva ricette nel Rinascimento. Caterina de' Medici portava i cuochi italiani a corte in Francia e cambiava la gastronomia europea. Ada Boni pubblicava Il “Talismano della Felicità” e insegnava a cucinare alle generazioni successive. Le donne hanno plasmato la cucina che il mondo ci invidia. Poi, quando la cucina è diventata un mestiere, qualcuno ha deciso che i fornelli professionali erano una questione maschile. Non per legge. Per tradizione. Che è molto più difficile da cambiare.
Il talento invisibile fuori casa
A casa, la donna è sovrana assoluta. Nessuno mette in dubbio che sappia salvare una salsa impazzita o riconoscere a naso quando il ragù "ha preso il punto giusto". Quando varca la porta di un ristorante stellato, però, le regole cambiano radicalmente: turni infiniti, stipendi più leggeri, maternità come problema organizzativo. Il sistema della ristorazione moderna è stato costruito intorno a corpi che non si fermano mai, a vite interamente dedicate al lavoro, a una disponibilità che si dà per scontata. È davvero una questione di talento o di compatibilità con un modello pensato da e per un solo genere?

A casa la donna è sovrana assoluta, ma in contesto di ristorazione?
La narrazione femminile nella cucina professionale
La cucina professionale funziona come uno specchio capovolto: più una donna è considerata "brava in casa", meno è vista come "autorevole" fuori. E quando finalmente arriva al successo, la si celebra con toni affettuosi e leggermente paternalistici. Non si parla del suo stile, della sua ricerca gastronomica, della sua visione: si parla della sua tenacia, della sua sensibilità, del suo sorriso. Si direbbe che una chef donna debba prima essere un esempio di grazia e solo dopo di tecnica. È un genere narrativo tutto suo. E continua ancora oggi.
Non mancano le donne di talento. Manca lo sguardo che le racconta con la stessa serietà riservata agli uomini. Non basta un riconoscimento: serve un cambio di narrazione. L'Italia, con la sua storia culinaria femminile secolare, non ha un problema di capacità, ma di visibilità. Finché la bravura femminile sarà descritta come "eccezione", resteremo un Paese che onora le donne in cucina solo quando cucinano per gli altri, non con gli altri, non come protagoniste del racconto.

Nella cucina italiana non mancano certo le donne di talento
Il cambiamento è nei piatti
Ma non tutto è statico. Negli ultimi anni qualcosa si muove – lentamente, ma in modo percepibile. Nuove chef aprono ristoranti, guidano brigate, ricevono stelle. Alcune portano in tavola una cucina che non imita quella maschile, ma la riscrive con linguaggio proprio. Forse è questo il vero punto di svolta: capire che la parità non si ottiene con i numeri, ma con la libertà di interpretare la cucina senza modelli preimpostati. Perché un'altra cosa emerge sempre più spesso dai piatti di queste donne: non chiedono di diventare "come gli uomini". Chiedono di essere lette diversamente.

Nuove chef aprono ristoranti, guidano brigate, ricevono stelle
Competenza al centro
L'Italia è un Paese dove le donne hanno insegnato al mondo a cucinare e dove, ancora oggi, devono spiegare di saperlo fare anche professionalmente. È ironico. Ma anche un po' poetico, se ci riuscite a vederlo così. Perché nonostante tutto, continuano a cucinare. E mentre gli altri discutono di statistiche, loro impiattano il cambiamento, un piatto alla volta. Non per grazia, non per eccezione. Per competenza. Finalmente, semplicemente, per competenza.