Dopo oltre due decenni di attesa, il comparto della panificazione avrà finalmente un contratto nazionale unico, valido per il quadriennio 2023-2026. L'accordo, sottoscritto lo scorso 18 luglio, coinvolge Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, Assipan Confcommercio e Fiesa-Assopanificatori Confesercenti, e regola i diritti e i doveri del personale dipendente non solo delle aziende di panificazione, ma anche di attività collaterali e della vendita al dettaglio di pane e generi alimentari.

Panificazione: firmato il contratto nazionale unico per 80mila lavoratori
Una svolta che porta maggiore chiarezza e stabilità a un comparto che impiega oltre 80mila lavoratori e che fino a oggi ha dovuto fare i conti con normative frammentarie e di difficile applicazione.
Panificazione: firmato il contratto nazionale unico per 80mila lavoratori
L'intesa è, in sostanza, un traguardo significativo per il comparto, che per anni ha vissuto in una sorta di limbo normativo. La mancanza di un unico contratto nazionale ha infatti generato incertezze e difficoltà nell'applicazione delle regole, sia per i lavoratori che per le aziende. Con questa nuova regolamentazione, si stabilisce così un quadro chiaro e condiviso, che permetterà di superare le ambiguità del passato e di rafforzare le relazioni sindacali. Le segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil hanno espresso grande soddisfazione per il risultato raggiunto, sottolineando come l'accordo rappresenti un modello costruttivo e partecipativo di relazioni sindacali. Ora l'impegno è quello di sviluppare e attuare le intese siglate, istituendo apposite commissioni per approfondire le norme stabilite e favorire una maggiore coordinazione tra le parti.
Ricordiamo, poi, che la firma del contratto non si limita a definire nuovi standard contrattuali, ma segna anche un passo avanti nella promozione della bilateralità all'interno del settore. Questo significa rafforzare il dialogo tra lavoratori e datori di lavoro, migliorando la cooperazione e cercando soluzioni condivise per le problematiche del comparto. In questo contesto, la creazione di un sistema di relazioni più strutturato potrebbe avere un impatto positivo non solo sulle condizioni dei lavoratori, ma anche sulla competitività delle aziende.