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giovedì 27 marzo 2025  | aggiornato alle 04:16 | 111378 articoli pubblicati

Dieci anni di crescita, ma ora turismo e ristorazione non trovano più lavoratori

Negli ultimi dieci anni turismo e ristorazione hanno guadagnato 532mila posti di lavoro, ma nel 2024 il 55% delle assunzioni previste è rimasto scoperto. Il settore è cresciuto, ma ora fatica a trovare personale qualificato

 
10 marzo 2025 | 12:14

Dieci anni di crescita, ma ora turismo e ristorazione non trovano più lavoratori

Negli ultimi dieci anni turismo e ristorazione hanno guadagnato 532mila posti di lavoro, ma nel 2024 il 55% delle assunzioni previste è rimasto scoperto. Il settore è cresciuto, ma ora fatica a trovare personale qualificato

10 marzo 2025 | 12:14
 

Turismo e ristorazione restano due pilastri dell'occupazione in Italia, creando nuovi posti di lavoro. Ma dietro ai numeri in crescita, il settore nasconde difficoltà che non si possono ignorare. Il 2024 si è infatti chiuso con dati preoccupanti: delle 274mila assunzioni previste per diplomati in turismo, enogastronomia e ospitalità, più della metà (55%) sono rimaste scoperte. Stesso copione nella ristorazione, dove quasi la metà dei 443mila posti disponibili non ha trovato personale qualificato.

Dieci anni di crescita, ma ora turismo e ristorazione non trovano più lavoratori

Lavoro nel turismo: decennio d‘oro, ma ora mancano cuochi e camerieri

I dati del Sistema Informativo Excelsior (Unioncamere-Ministero del Lavoro) non raccontano solo di una carenza di lavoratori, ma di un sistema che fatica a stare al passo con le esigenze del mercato. Eppure, il comparto continua a crescere: negli ultimi dieci anni, i servizi di alloggio e ristorazione hanno guadagnato 532mila occupati, come emerge dall'analisi condotta da Infocamere per Il Sole 24 Ore del Lunedì.

Lavoro: più servizi, meno imprese

In generale, il mercato del lavoro in Italia si sta trasformando: ci sono 2,6 milioni di occupati in più rispetto al 2014, nonostante la chiusura di oltre 128mila imprese. Segno che il lavoro si sta spostando verso aziende più grandi e strutturate. E il commercio è l'esempio perfetto: 157mila aziende in meno negli ultimi dieci anni, ma 188mila lavoratori in più. Anche la sanità e l'assistenza sociale (+272mila), i servizi alle imprese (+549mila) e la manifattura (+233mila) hanno visto aumentare l'occupazione.

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Bene l'alimentare (+69mila addetti), la chimica (+16mila) e la farmaceutica (+12mila), mentre moda e legno hanno perso oltre 53mila posti di lavoro. Male anche il settore immobiliare (-24mila) e quello finanziario e assicurativo (-20mila). «L'occupazione si evolve - spiega Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro alla Bocconi, a Il Sole 24 Ore. Oggi, nella consulenza, 80 lavoratori su 100 sono informatici. Questo non vuol dire che il settore si riduca, ma che le competenze richieste cambiano».

Salari, formazione e stabilità: il grande nodo del lavoro

Nonostante la crescita dei servizi, restano problemi di stabilità e retribuzione. Le ore lavorate nel terziario sono aumentate del 6% rispetto al 2008, mentre nell'industria sono crollate del 19%. «Oggi la forma di contratto più diffusa è il tempo indeterminato - continua Del Conte. Ma c'è un problema di stipendi: spesso c'è uno scambio tra stabilità e salari non sempre adeguati».

Dieci anni di crescita, ma ora turismo e ristorazione non trovano più lavoratori

Lavoro in Italia: restano i problemi di stabilità e retribuzione

L'altra questione chiave è la preparazione dei lavoratori: «L'economia si sta spostando sempre più verso i servizi, mentre agricoltura e industria si ridimensionano - spiega Paola Nicastro, presidente di Sviluppo Lavoro Italia. Stiamo assistendo a un aumento delle assunzioni di laureati: dal 23% del 2018 al 25% nel 2023. Le transizioni green e digitale porteranno nuove opportunità, ma bisogna accompagnare il cambiamento, soprattutto per chi ha meno qualifiche o è vicino alla pensione».

Le piccole imprese, in particolare, rischiano di restare indietro: «Da anni c'è carenza di figure qualificate, e le Pmi faticano a competere per attrarre talenti - avverte Andrea Prete, presidente di Unioncamere. Inoltre, gli investimenti in tecnologia crescono a ritmi altissimi e le piccole realtà che non fanno parte di reti rischiano di restare fuori dal gioco». A rendere il quadro più incerto, c'è la frenata dell'export: «L'Italia ha un modello di crescita basato su medie imprese esportatrici: vendiamo 67 miliardi di euro di prodotti negli Stati Uniti - spiega Marco Leonardi, docente di Economia alla Statale di Milano. Se il commercio con gli Usa subisse un contraccolpo, sarebbe un problema enorme per la nostra economia».

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