Carlo Cracco e il piccione indigesto La battaglia infinita degli animalisti

29 febbraio 2016 | 11:29
Carlo Cracco (nella prima foto in basso) cucina il piccione e gli animalisti si scatenano. Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) ha denunciato penalmente il giudice di MasterChef per istigazione a delinquere, sostenendo che, appartenendo il piccione alla categoria “fauna selvatica”, sarebbe protetto per legge.



«Nessuno discute che Cracco sia un grande chef - dice il presidente di Aidaa Lorenzo Croce - ma il fatto che vada in tv a presentare un piatto a base di carne di piccione, animale protetto dalla legge nazionale ed europea, rappresenta un reato penalmente rilevante che non potevamo far finta di non vedere. Per questo motivo ho firmato e inviato la denuncia alla procura di Milano per violazione della legge nazione di tutela della fauna selvatica e della direttiva europea 147/2009».

La denuncia dell'associazione Aidaa


La ricetta incriminata, “Piccione a modo mio”, è stata cucinata durante la puntata di MasterChef dello scorso 14 gennaio. A Cracco è bastato calarsi nei panni dell'aspirante MasterChef per pochi istanti, presentare il suo piatto a base di piccione ai restanti giudici, Barbieri, Bastianich e Cannavacciuolo, per poi essere accusato dagli animalisti di “istigazione a delinquere”. Tanto vale una ricetta che non solo Cracco, ma numerosi ristoranti italiani, hanno in carta?

La nota stonata, se così si può chiamare, nell'intervento di Carlo Cracco è riferita al numero approssimativo di piccioni che lo chef avrebbe cucinato nel corso della sua carriera per raggiungere la perfezione: «Quanti anni servono per cucinare il piccione con questo livello di perfezione?», ha chiesto Joe Bastianich, «Più che quanti anni, quanti piccioni servono, direi almeno 500 piccioni», ha risposto Cracco. Ma da qui a dire che il giudice di MasterChef è colpevole di avere istigato i cittadini a compiere un crimine, ce ne vuole. E non lo diciamo per difendere MasterChef. Che la vicenda si sia svolta in un contesto televisivo è un caso.



Resta il fatto che in moltissimi ristoranti italiani vengono serviti piatti a base di piccione, e nessuno di questi locali è mai stato accusato di svolgere un'attività illegale. Il piccione che viene proposto al ristorante non è di certo quello selvatico, bensì una razza cosiddetta “da carne”, allevata secondo le normative vigenti. Le basi per l’allevamento intensivo di colombi per la produzione di carne sono state poste dal 1950 negli Stati Uniti, dove sono state create razze specializzate. Dagli Usa l’allevamento intensivo si è diffuso in Europa, prima in Francia e successivamente in Italia, prima in Emilia Romagna e in Veneto quindi in Umbria.

È impensabile che Carlo Cracco, e gli chef come lui, finiscano per recuperare il piccione da una strada. È lo stesso meccanismo per cui mangiamo piatti a base di fagiano, gallina o pollo senza che nessuno venga accusato di promuovere crimini.

Ilario Vinciguerra: Cracco ha fatto il suo lavoro
A dimostrazione che il piccione è un piatto che viene comunemente proposto nei menu dei ristoranti, anche stellati, Ilario Vinciguerra (nella foto in basso) dell’omonimo ristorante a Gallarate (Va), 1 stella Michelin, ha espresso la sua opinione in merito alla vicenda che ha coinvolto Carlo Cracco.

«Ritengo che sia assolutamente normale - commenta Ilario Vinciguerra - che Cracco in tanti anni di carriera abbia cucinato centinaia di piccioni. Il lavoro del cuoco significa questo: trattare materie prime di ogni genere, compresi gli animali, che il cliente da sempre richiede al ristorante».


 
«Per quanto riguarda la denuncia da parte dell’associazione di animalisti - prosegue Vinciguerra - credo che non si debba mai farne dei casi esasperati. Dobbiamo renderci conto che Carlo Cracco non ha cucinato un piccione vivo, ma ha semplicemente fatto ciò che in cucina qualunque cuoco fa, me compreso: esaltare una materia prima che la natura offre per realizzare un grande piatto».
 
«Voglio precisare che io sono un amante degli animali, e ritengo che vadano sempre tutelati e protetti, ma non bisogna esagerare. Una denuncia come questa dimostra che si è persa la retta via. Ricordiamoci che l’essere umano ha bisogno di tutto, senza esagerare. Una dieta corretta ed equilibrata, si sa, prevede anche il consumo di carne, oltre a pesce, pasta, verdura, frutta e così via. L’importante è non eccedere nelle quantità».
 
«Tra l’altro, in Francia - spiega il cuoco stellato - uno dei piatti cardine della cucina nazionale è proprio il piccione, molto richiesto dai gourmet. Per questo dico che si tratta di un caso esagerato, tipicamente italiano. E poi se dovesse arrivare il giorno in cui diventeremo tutti vegetariani o vegani che cosa succederebbe? L’uomo sta continuando a cementificare, a costruire, riducendo le aree verdi e trascurando l’agricoltura. La terra si sta impoverendo, perciò almeno nell’alimentazione dobbiamo cercare di consumare poco di tutto, avendo sempre rispetto per le materie prime e per il lavoro di chi le produce e chi le cucina».

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Alberto Lupini


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