L’ultima di Veyrat: «Via gli ispettori della Michelin dai miei ristoranti»

L'eccentrico cuoco francese, cui era stata tolta una delle tre stelle in Savoia, torna ad esprimersi contro la guida Rossa: «Non li voglio più vedere nei miei locali, chi si credono di essere?» . Intanto va a gonfie vele l'ultimo ristorante che ha aperto poco tempo fa a Parigi, un locale storico che fu di proprietà dell'attore Gérard Depardieu

13 febbraio 2020 | 09:38
di Sergio Cotti
Prima il declassamento del suo ristorante in Savoia, poi la lunga diatriba (persa in tribunale) con i vertici della Rossa. Oggi un rinnovato successo, dovuto in parte - dicono in Francia - anche al clamore mediatico che la sua storia ha suscitato negli ultimi mesi. Eppure Marc Veyrat, uno dei più noti ed estroversi chef francesi, continua a far parlare di sé. Sia perché il nuovo locale preso in gestione a Parigi (e appartenuto a Gérard Depardieu) va a gonfie vele, sia perché, intervistato dai media francesi nei giorni scorsi, è tornato a scagliarsi contro la Guida Michelin, “colpevole” un anno fa di aver tolto una delle tre stelle al suo ristorante La Maison des Bois di Manigod (fatto che lo portò a restituire simbolicamente anche le altre e a chiedere l’esclusione dalla Rossa).

Marc Veyrat al Fontaine Gaillon di Parigi

Ebbene, l’ennesima provocazione di Marc Veyrat arriva direttamente d’Oltralpe e riguarda questa volta gli ispettori della Guida Michelin: dopo lo sgarbo di un anno fa, lui non ne vuole più sentir parlare, anzi: «Chi si credono di essere? - ha detto - Io nei miei ristoranti non li voglio più vedere (riferendosi in particolare al suo ultimo locale parigino, ndr). Ho formato sette chef a tre stelle, 21 chef a due stelle e non so quanti hanno una stella. Ma ci trattano come se non avessimo 50 anni di esperienza e di conoscenze da sfruttare». Insomma, resiste il muro contro muro dell’istrionico cuoco dal cappello nero contro la Michelin, che quest’anno non ha perso occasione di farsi criticare anche per aver tolto dopo 55 anni una delle tre stelle al ristorante lionese che fu di Paul Bocuse.

Intanto Veyrat si gode l’ultima fatica parigina, il Fontaine Gaillon, preso in partnership con il Moma Group e suo secondo indirizzo nella capitale dopo Rural by Marc Veyrat, al Palais des Congrès, aperto nel 2017. L’esercizio, appartenuto a Gérard Depardieu fin dalla fondazione nel 2003 e messo all’asta, è ospitato all’interno di un maestoso hôtel particulier, eletto nel XVIII secolo a dimora di duchi e principesse e utilizzato nel secolo scorso come sfondo in pellicole celebri, fra cui Topaz di Alfred Hitchcock. Nel menu, qualche piatto di carne (come il filetto Rossini e l’agnello al timo, rispettivamente a 48 e 38 euro) specialità incentrate sul pesce di acqua dolce, come la bouillabaisse di pesce di lago e salsa rouille (38 euro) e la trota salmonata con beurre blanc all’abete (26 euro).

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Alberto Lupini


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