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È in zona gialla ma non basta: A Napoli si ferma il Gambrinus

Le perdite di fatturato dello storico caffè ora sfiorano il 90%. In cassa integrazione, per la prima volta nella sua storia, ci sono 15 dipendenti e 30 sono da pagare. Il Gambrinus aveva chiuso solo durante la guerra.

di Vincenzo D’Antonio
 
07 novembre 2020 | 16:50

È in zona gialla ma non basta: A Napoli si ferma il Gambrinus

Le perdite di fatturato dello storico caffè ora sfiorano il 90%. In cassa integrazione, per la prima volta nella sua storia, ci sono 15 dipendenti e 30 sono da pagare. Il Gambrinus aveva chiuso solo durante la guerra.

di Vincenzo D’Antonio
07 novembre 2020 | 16:50
 

Portano via torte, dolci e bustoni di caffè, in attesa, si spera di tempi migliori. Chiude il Gran Caffè Gambrinus a Napoli. Nonostante la Campania sia in zona gialla. Perché, se il primo lockdown aveva già reso difficile la ripresa delle attività, ora le perdite nel fatturato sfiorano il 90%. E i dipendenti del caffè più prestigioso e frequentato della città sono in cassa integrazione.

Lo storico caffè chiude anche se la Campania è in zona gialla - È in zona gialla ma non basta: A Napoli si ferma il Gambrinus

                          Lo storico caffè chiude anche se la Campania è in zona gialla

Un’icona delle città, amato da re, capi di stato e vip
Una vita lunga 160 anni. È dal 1860, alla vigilia della nascita dello stato unitario, che il Caffè Gambrinus è attivo a Napoli, vicinissimo a Palazzo Reale.

Fondato nel 1860 dall'imprenditore Vincenzo Apuzzo, riscosse immediatamente un enorme successo in quella città che ancora per pochi mesi sarebbe stata capitale del Regno delle Due Sicilie. Improntata sulla qualità del servizio e dei manufatti di pasticceria e gelateria, nonché sull’immancabile e mitica tazzina di caffè, ben presto il Gambrinus si avvalse del riconoscimento "Fornitore della Real Casa".

E di regnanti, ex-regnanti, capi di stato, cantanti lirici, con il Teatro San Carlo proprio di fronte, vip da tutto il mondo, il Gambrinus nella sua storia ultracentenaria ne ha visti tanti. Negli anni spensierati della Belle Époque, il Gambrinus divenne anche Cafè Chantant.

Il caffè sospeso è nato qui
Ed è al Gambrinus che nacque, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, la pratica del caffè sospeso: lasciare un caffè pagato per persone poco abbienti che solo così potevano concedersi il piacere di un caffè.

Dipendenti in cassa integrazione
Adesso, dalla pandemia catalizzato, l’evento che raccapriccia ed addolora: il Gambrinus ha chiuso e non si sa se e quando riaprirà. Perduranti da tempo eccessivo, sin dal primo lockdown, i disequilibri tra costi e ricavi; a nulla valse la “boccata di ossigeno” della scorsa estate. 

La situazione è talmente grave che la proprietà ha dovuto, sebbene a malincuore, addivenire alla decisione della chiusura. In cassa integrazione, per la prima volta nella storia del Caffè, 15 dipendenti, ma ce ne sono altri 30 da pagare: «Non ce la facciamo ad andare avanti» hanno dichiarato i titolari Antonio Sergio e Massimiliano Rosati, che agevolmente hanno governato l’esercizio nei tempi non grami di oggi.

Ora si spera nell’apertura con nuovi modelli di business come esempio per la città
Allo sgomento per la notizia della chiusura si va a sovrapporre il cauto ottimismo per una riapertura nel termine medio, prudenzialmente non comunicata.

Riapertura auspicata che qualora avvenisse sarebbe comunque frutto di decisioni strategiche da parte della proprietà. A cominciare dal downsizing delle maestranze, ottenuto mediante gli ammortizzatori sociali vigenti.

C’è poi tutta la partita delle nuove modalità con cui si può gestire un pubblico esercizio in epoca post-Covid. E anche in questo Gambrinus potrebbe magari proporre nuovi esempi vincenti a tutto il comparto. Pensiamo a un’attualizzazione dell’offering e del concetto stesso di cosa deve essere un “gran caffè” nel centro di una vivace, importante e bella città europea, nell’immediato futuro.

Forse in un locale storico ubicato nel cuore pulsante di una capitale del Mediterraneo, potrebbe anche decidere di sperimentare impostazioni di business nel medio termine in sintonia con la vision del Green Deal e, per esso, del Farm to Fork.

C’è tutto il tema delle modifiche dell’offerta in funzione delle fasce orarie, che cambieranno anche per nuove modalità del lavoro, della trasparenza sulla provenienza dei principali ingredienti adoperati, in linea con la tracciabilità.

Ai tempi cosiddetti migliori, “si va incontro” mutando ed evolvendo, e in questo Gambrinus ha sempre fatto scuola indicando i mutamenti.

Siamo fiduciosi, troppo importante per i napoletani e per quanti visitano Napoli, che il Gambrinus sia aperto. Napoli sarebbe un po’ meno Napoli con il Gambrinus chiuso.

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