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Via anche gli ultimi turisti cinesi «Ma i ristoranti non sono a rischio»

Voli speciali stanno rimpatriando i turisti asiatici, mentre i nostri connazionali sono già rientrati. Il coronavirus continua però a fare paura e le tante attività cinesi stanno soffrendo. L’appello di un ristoratore di Lodi: «Nessuno di noi rischia di contagiare le persone e il cibo che utilizziamo non arriva dalla Cina».

di Sergio Cotti
 
04 febbraio 2020 | 10:40

Via anche gli ultimi turisti cinesi «Ma i ristoranti non sono a rischio»

Voli speciali stanno rimpatriando i turisti asiatici, mentre i nostri connazionali sono già rientrati. Il coronavirus continua però a fare paura e le tante attività cinesi stanno soffrendo. L’appello di un ristoratore di Lodi: «Nessuno di noi rischia di contagiare le persone e il cibo che utilizziamo non arriva dalla Cina».

di Sergio Cotti
04 febbraio 2020 | 10:40
 

Le prime staffette sono partite nelle scorse ore, altre ne seguiranno tra oggi e domani. In 48 ore anche gli ultimi turisti cinesi presenti in Italia saranno rimpatriati, così come nella giornata di ieri sono rientrati in Italia i circa 60 nostri connazionali che si trovavano nella zona di Wuhan, epicentro della propagazione del coronavirus.

Alex Ye e uno dei suoi temaki con riso rosso, salmone e alga bianca (Via anche gli ultimi turisti cinesi«Ma i ristoranti sono a rischio»)
Alex Ye e uno dei suoi temaki con riso rosso, salmone e alga bianca

Via i turisti cinesi (e chissà i prossimi quando li rivedremo), in Italia restano migliaia di cittadini asiatici che ancora in questi giorni stanno facendo i conti con la psicosi da contagio che, nonostante le rassicurazioni delle autorità sanitarie, continua ad allontanare i clienti italiani da locali e ristoranti etnici. Eppure di manifestazioni di sostegno, in questi giorni, non ne sono mancate, dal pranzo in via Paolo Sarpi, cuore della Chinatown milanese, alle iniziative singole o collettive di amministrazioni comunali e politici, che si sono fatti riprendere mentre mangiavano specialità cinesi.

La sala del ristorante Hong Kong di Lodi (Via anche gli ultimi turisti cinesi«Ma i ristoranti sono a rischio»)
La sala del ristorante Hong Kong di Lodi

A Lodi, Alex Ye, giovane imprenditore cinese neppure quarantenne, è titolare di due ristoranti di stampo giapponese tra i più frequentati della zona: «Il calo si sente sicuramente - dice - e credo che sia così anche per tutti i miei connazionali. Il problema è la disinformazione: la gente sta cominciando a informarsi bene soltanto adesso. In realtà, per quanto ci riguarda, il problema non sussiste: nessuno di noi ha parenti o amici appena tornati dalla Cina e, come tutti, anche noi siamo esposti al rischio». Timori infondati, quelli di contagio - ormai lo ripetiamo da tempo - ma che vengono alimentati ancora attraverso una quantità impressionante di fake news diffuse sul web. Un fenomeno preoccupante, che nelle scorse ora ha spinto le autorità sanitarie internazionali a parlare di “infodemia”.

Tra i miti da sfatare c’è anche quello del cibo: i prodotti utilizzati dai ristoranti etnici, soprattutto quelli freschi, non provengono dalla Cina: «Il salmone - spiega ancora Alex Ye - arriva dalla Norvegia, il branzino dalla Grecia e il tonno è del Mediterraneo, mentre il riso è coltivato in Italia o nel resto dell’Unione Europea. Nessun pericolo di contagio, dunque, anche per quel che riguarda il cibo».

Ma come si sente un giovane cinese che vive in Italia e che sta ascoltando in questi giorni cosa accade nel suo Paese? «A me dispiace tantissimo di questa cosa. Sinceramente spero che i miei connazionali a Pechino la gestiscano un po’ meglio e spero che finisca il più presto possibile».

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