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Nessun diritto all’oblio fuori dall’Ue La sentenza che fa felice Google

 
24 settembre 2019 | 17:22

Nessun diritto all’oblio fuori dall’Ue La sentenza che fa felice Google

24 settembre 2019 | 17:22
 

La Corte di Giustizia europea ha dato ragione al colosso americano, da tempo in causa con alcuni Stati membri dell’Unione. In America e negli altri continenti tutti i contenuti potranno restare visibili.

Questa volta ha vinto Google; una vittoria “fuori casa”, in Europa, dove il diritto all’oblio (questo il motivo del contendere) esiste e verrà comunque preservato. Così non sarà, però, al di fuori dell’Unione, dove i contenuti che da noi sono considerati meritevoli di essere “dimenticati”, potranno ancora circolare.

La sentenza della Corte Europea segna un punto a favore di Google (Nessun diritto all’oblio fuori dall’Ue La sentenza che fa felice Google)
La sentenza della Corte Europea segna un punto a favore di Google

È la Corte di Giustizia europea che l’ha deciso, con una sentenza che fa già discutere e che probabilmente qualcuno potrebbe impugnare già nelle prossime settimane. In questo modo si rischia infatti di creare un pericoloso precedente che potrebbe interessare altri siti, come quelli delle recensioni online. Da anni il colosso americano era in causa con alcuni Stati dell’Unione che pretendevano il rispetto del diritto all’oblio in tutto il mondo, cosa che il motore di ricerca ha sempre negato.

I giudici comunitari hanno dato però ragione al motore di ricerca. La diatriba è annosa: un primo verdetto nazionale risale al 2016 quando la Francia ha condannato il colosso di Mountain View ad una multa di 100mila euro per essersi rifiutato di cancellare a livello globale i contenuti che hanno diritto all’oblio. La vicenda, poi, è stata portata dalla giustizia transalpina alla Corte di giustizia che ha dato ragione a Google. Ora un nuovo punto a favore del portale americano che apre uno scenario nuovo nel mondo della rete: col tempo si potrebbero ampliare le differenze tra l’accesso ai contenuti su internet nelle varie aree del mondo.

Senza contare che una sentenza simile potrebbe, ahinoi, rendere ancora più difficile il già tortuoso percorso verso la cancellazione, per esempio, delle recensioni fasulle su siti come TripAdvisor che, viceversa, potrebbero sfruttare questa opportunità, per continuare a fare orecchie da mercante anche sul diritto di ristoratori e albergatori di non essere citati su quel tipo di portali.

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