Celiaci, vegetariani, vegani, intolleranti... Nel 2020 il mondo della ristorazione è più inclusivo che mai e attento alle esigenze alimentari del cliente. Ma che ne è dei diabetici?
In Italia i diabetici di tipo 1 sono circa 300mila (rappresentano il 10% dei casi di diabete), mentre i celiaci 214mila, secondo gli ultimi dati del ministero della Salute. Eppure i ristoranti gluten-free sono una realtà affermata, perché è semplice offrire cibi privi di glutine. Per il diabete di tipo 1 è molto più complesso: il paziente può mangiare qualunque alimento, però deve utilizzare uno strumento poco intuitivo per i “non addetti ai lavori”: la conta dei carboidrati, grande sconosciuta dei ristoranti italiani (almeno per il momento).
Ma non per tutti: in centro a Treviso dal 2019 c'è un locale più unico che raro: si chiama Plenus Bistrò, e il suo menu comprende anche la conta dei carboidrati di ogni singolo piatto.
Azzeccare le dosi di insulina è più complicato quando si mangia fuori
Esistono due forme di diabete: il tipo 1 non dipende dallo stile di vitaIn occasione della
Giornata mondiale del diabete che cade il 14 novembre, è importante ricordare che esistono due principali tipi di diabete: quello di tipo 1, meno diffuso, e quello di tipo 2, il più comune. I diabetici di tipo 1 soffrono di una
malattia cronica autoimmune slegata dallo stile di vita, che può arrivare da bambini come da adulti, e non se ne va mai: bisogna farsi l'
insulina almeno quattro volte al giorno, per tutta la vita, perché il
pancreas smette di produrla, e a oggi non esiste cura.
Il diabete di tipo 2 è una malattia diversa, che colpisce in età avanzata e può avere a che fare con lo stile di vita: quando pensate che un diabetico non può
mangiare dolci, pensate a un diabetico di tipo 2, che deve controllare la patologia con attività fisica,
dieta e nella maggior parte dei casi una
pastiglia di metformina.
Il calcolo dei carboidrati: lo strumento chiave per mangiareI diabetici di tipo 1 possono mangiare qualunque cosa, ma soltanto con l'aiuto di
calcoli, pesature e ragionamenti: lo strumento che usano per dosare la quantità di insulina da somministrarsi ai pasti si chiama appunto conta dei carboidrati.
Funziona così: un piatto di
pasta integrale da 100 grammi contiene 65 grammi di carboidrati. Ogni diabetico di tipo 1 sa di quante unità di insulina necessita per processare quella quantità. Sembra facile ma non lo è, specialmente quando
si pranza o cena fuori e non si ha idea delle
pesature dei piatti né dei precisi
ingredienti. In questi casi si “va a occhio” e si improvvisa sperando che la
glicemia finale (cioè il valore della concentrazione del glucosio nel sangue) non sia un disastro.
L'interno del ristorante Plenus Bistrò a Treviso
Un ristoratore che è anche diabetico e matematicoMangiare al Plenus Bistrò diventa quindi un’esperienza tutta da godere per i diabetici di tipo 1, che non devono fare altro che scegliere la portata e somministrarsi l'insulina.
Italia a Tavola si è fatta raccontare il progetto da
Mauro Vanzetto, proprietario del locale,
matematico e diabetico di tipo 1: «Il ristorante ha aperto a giugno 2019 e io fin da subito ho proposto l'idea di un menu ad hoc, conoscendo le difficoltà di noi diabetici di tipo 1. Così abbiamo aderito al
progetto Diab1Friend e il 10 ottobre dell'anno scorso abbiamo inaugurato il menu completo di conta dei carboidrati».
Vanzetto ci tiene a precisare un concetto: Plenus Bistrò non è un ristorante “per” diabetici, come alcune testate hanno scritto in modo fuorviante. «Il menu è uguale per tutti e non tiene conto dell'
indice glicemico degli alimenti. Eravamo un ristorante come tutti gli altri, poi abbiamo aggiunto un plus che ci rende inclusivi, fornendo delle indicazioni aggiuntive come il
counting dei carboidrati».
Non c'è bisogno di dire nulla al cameriereInsomma, permettono a una nicchia di persone di sedersi a tavola con meno pensieri, senza dover comunicare al
personale di essere diabetici: «Non è necessario che il cliente manifesti la propria
condizione di salute. Leggendo il menu può in totale autonomia e senza dire nulla al
cameriere calcolare la dose di carboidrati nel piatto e mangiare. L'unica cosa che dovrebbe chiedere è il
pane che noi pesiamo al momento a seconda delle necessità».
Un piatto del menu, la quaglia in due cotture all’arancia e mosto d’uva cotto con cipollotto al miele, per il quale è disponibile la conta dei carboidrati (23 cho)
Coordinamento tra titolare, cucina e dietistaA livello di complessità, il menu a misura di diabetici non è particolarmente ostico da stilare per chi è abituato a dosare l'insulina, e soprattutto è abile con i numeri come Vanzetto: «Dal punto di vista puramente pratico implica fare delle
addizioni», ma certamente richiede un piccolo cambio di mentalità lavorativa, «cioè una stretta collaborazione con la
cucina, che ci avverte quando crea un
piatto nuovo o apporta una modifica, e noi sappiamo che dobbiamo fare il passaggio della conta dei carboidrati in collaborazione con la
dietista. Se io non conoscessi perfettamente il diabete di tipo 1 ammetto che sarebbe un po' più complicato».
Il menu è più inclusivo che mai: quando cambia per via della dotazione stagionale, viene aggiornato con il conteggio dei carboidrati (i piatti con il
tartufo, ci dice Vanzetto, saranno i prossimi).
Ottima risposta dei clienti: arrivano anche da altre regioniLa risposta della
clientela all'offerta di questo innovativo bistrò è stata positiva, almeno per quanto riguarda coloro che lo hanno manifestato: sì, perché molti clienti diabetici, spiega il proprietario, hanno scelto di non condividere con il personale la loro condizione.
Il riscontro è stato buono anche da parte delle
province vicine, «e alcune persone provenienti
da altre regioni ci hanno raccontato di aver fatto tappa qui da noi proprio per poter godere di una cena senza pensieri».
Un aiuto, ma niente responsabilità sulla glicemia a fine pastoOccorre però fare una precisazione: il locale non si assume la
responsabilità, per ovvie ragioni, della
glicemia a fine pasto del cliente. Il valore della glicemia viene influenzato da tantissimi altri fattori, al di là di carboidrati e zuccheri:
stress, attività sportiva intensa, malesseri fisici, solo per citarne alcuni. «È quindi impossibile dare una garanzia sulla glicemia finale», dice Vanzetto. «Possiamo dare però una garanzia ragionevole sulla
quantità di carboidrati assunta, quindi eliminiamo una variabile decisiva».
Il ristorante dà un'indicazione sulla quantità di carboidrati per aiutare i clienti diabetici
Ma come mai in Italia c'è così poca attenzione ai diabetici? Il problema di fondo è che la stragrande maggioranza delle persone associa il diabete al
diabete di tipo 2, «perché rappresenta il 90% della popolazione diabetica», ricorda Vanzetto.
Mercato interessante che può espandersiNell'immaginario collettivo si pensa al
divieto di mangiare dolci, alla pastiglietta al posto dell'iniezione di insulina, figuriamoci quindi se si conosce il conteggio dei carboidrati. Lo scalino più ostico è rappresentato dalla
non conoscenza. Vanzetto si augura però che questo progetto si espanda a nuovi locali in altre città: «Quello dei diabetici di tipo 1 è un
mercato interessante, un po' di nicchia, ma con delle necessità impellenti». Chi vuole farsi avanti è il benvenuto.