Insieme si può. Come un piccolo gruppo di giovani imprenditori del food può far conoscere quanto di buono può offrire una cittadina come Aprilia, all'ombra della grande Roma? Questa piccola "città nuova" senza storia, fondata nel 1936 nell'ex zona paludosa dell'Agro Pontino, insieme a Latina, l'ex Littoria, Sabaudia, Pontinia e Pomezia, non ha monumenti né archeologie che possano attrarre, ma il territorio è fortemente vocato all'agroalimentare. La scommessa così può essere solo il fattore umano, la voglia di fare, l'artigianalità e il coraggio di mettersi in gioco in questo momento storico sfavorevole e ancora tutt'altro archiviabile.

Il gruppo che valorizza il territorio di Aprilia
Così due giovani chef -
Christian Spalvieri e
Matteo Gerardi - dopo varie esperienze all'estero e in Italia, hanno deciso di fermarsi qui, legandosi con altre realtà artigianali: La
micro-torrefazione Tomassi e la
cioccolateria Divino. Hanno trasformato una vecchia locanda su strada dal significativo e nostalgico nome "
Donna Rachele" nella loro
trattoria. Ora il locale, appena aperto, si chiama
D'Istinto - Trattoria Moderna e punta su una
cucina sostenibile,
stagionale e attenta ad evitare
sprechi alimentari.
Tortelli d'istinto
Intorno a un grande forno a legna può essere gustata la migliore produzione di quell'economia prevalentemente agricola che la fitta rete di canali dell'area bonificata e il clima mite hanno favorito. Quindi ecco la
materia prima: verdure, frutti, carni allevate allo stato brado, prodotti caseari e buoni vini. «Volevamo tornare a fare
buona cucina - dicono gli chef - spontanea, riconoscibile, rassicurante e pensata per accogliere al meglio». Grande anche l'attenzione al
biologico e ai migliori
vini locali come Artico e Omina Romana.
Vanno al
mercato di prima mattina e sulla lavagna il
menu non è mai lo stesso. Il
forno è il simbolo del locale, non solo per cuocere pane o pizze ma come passaggio imprescindibile nella lavorazione del piatto. Gli conferisce un
tocco fumè, un gusto antico che ricorda il tempo in cui tutto veniva cucinato a diretto contatto con le
braci. Ci fa un passaggio persino il brodo per i
tortellini in un tegame di coccio e lo stesso avviene per la salsa di pomodoro e per le carni, brasate e poi finite sulla griglia. Le patate sono stracotte sotto la cenere per farne
un’ottima zuppa, le cipolle vengono lasciate nelle cocotte e ricoperte con burro e timo per divenire una crema da servire sul pane fatto in casa con farine selezionale e
lievito madre, così come le pizze. Si panifica con olive di Gaeta e patate, con semi di finocchio e peperone crusco o integrale ai semi misti e curcuma.
I due chef della Trattoria d'Istinto
Ma c'è anche il pane al cioccolato Divino, con monorigine Colombia della regione di Huila e, allo studio, specialità al caffè dell'altro
partner Tomassi. Alcuni piatti nascono integralmente dalla loro intuizione, come la Trippa fritta, l'Uovo morbido con patate, porri e tarallo, la Fettuccina di zucca, il Tortello di bufala, burro e maggiorana, il Pollo, patate e peperone crusco. Tutto può essere consumato anche a con la formula dell’asporto, che consente per ora un minimo recupero economico.
Cucina sostenibile e stagionale
Storie diverse, quelle dei due chef, ma riunite nel segno di una passione forte. Spalvieri è stato a Londra al The Narrow del
Gordon Ramsay Restaurant Group, a Roma a Livello 1 con Mirko De Mattia, con Luca Natalini alla “Taverna di Bacco” di Nettuno, con
Alberto Tasinato a Milano all’“
Alchimia Ristorante” e a Vicenza, con
Dimitri Mattiello a “
Casa Dimitri”. Lo start della carriera è a Londra anche per Girardi, poi c'è Roma al ristorante “Casa Coppelle”, dove grazie a
Emiliano Pascucci - sous chef de “
La Pergola” - il giovane cuoco riesce a scoprire la vera essenza della cucina. Su invito di
Heinz Beck va poi in Portogallo al “Conrad Algarve” e al ritorno ha altre collaborazione, prima dell'incontro con Christian che stravolge prospettive e progetti. Poi l'incontro con gli altri due artigiani ha stimolato nuove idee per promuovere le artigianalità del territorio pontino.
Cioccolateria Divino

Pane al cioccolato
La volontà di Valerio Esposito di Divino è quella di proporre il cioccolato degli dei “bean to bar” cioè partendo dalle
fave di cacao per arrivare al prodotto finale valorizzandone il corredo aromatico, ispirandosi agli Atzechi e ai Maya. Con la sua compagna
Jennifer Boero si affida alla competenza del selezionatore e viaggia tra le piantagioni colombiane. Al rientro la decisione è presa. «Abbiamo imparato - dicono - quali caratteristiche debba possedere un cacao per essere ottimo e anche l’essere riusciti a comprendere quanto il
lavoro del coltivatore sia fondamentale e influisca sulla
qualità del prodotto finale. È importante che venga riconosciuto il giusto valore del suo lavoro». Dalla Colombia, dal Peru, dal Venezuela e dalla Tanzania arrivano materie prime diverse e la lavorazione viene fatta
artigianalmente in ogni fase. Così si può fare un percorso dalle
Tavolette monorigine fondenti definite “da meditazione”, perché solo degustandole in tranquillità riescono a far percepire tutti i sentori del cacao fino ai
cioccolatini più fantasiosi alla frutta. Non mancano le
creme spalmabili, nelle varianti al cacao monorigine del Perù e alla nocciola delle Langhe o al pistacchio. Di ogni singolo pezzo, inoltre, Valerio e Jennifer studiano il
packaging speciale perché non filtri la luce.
Microtorrefazione Tomassi

Emanuele Tomassi con il figlio quindicenne
La voglia di fare, di investire nell'artigianalità caratterizza anche
Emanuele Tomassi dell'omonima microtorrefazione. Tutto comincia per caso, durante un viaggio in Danimarca quando incontra il
mondo del caffè di cui i danesi sono grandi consumatori. Si affida alla professionalità di
Marco Cremonese, Maestro Tostatore Senior, e dopo attenti studi anche di fisica e di chimica riesce a conquistare il
campionato italiano di Coffee Roasting, una gara tra le più complesse. Parte sempre dal chicco verde, selezionato direttamente nelle piantagioni, e con una procedura complessa ma rispettosa delle sue potenzialità aromatiche arriva al prodotto finito, ai caffè "speciality", cioè rigorosamente privi di difetti primari all'origine. Lo affianca il figlio appena 15enne ma già attivissimo e che condivide la sua
etica del lavoro che non prescinde da tematiche come tracciabilità e sostenibilità. Attenzione soprattutto ai
caffè monorigine che arrivano da Etiopia, Kenya, Colombia, Brasile, Tanzania, Rwanda, China, Messico, Guatemala e Burundi. In programma l'organizzazione di corsi di tostatura e percorsi di assaggio.