La Bagna Caoda (salsa calda) di Faule (Cn) entra ufficialmente nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali del Piemonte. Da oggi, lunedì 22 dicembre 2025, è il 345esimo Pat regionale, un riconoscimento che certifica una pratica gastronomica radicata nel tempo e in un territorio preciso, e che arriva dopo un percorso formale lungo ma tutt’altro che scontato.

La Bagna Caoda di Faule è il 345esimo Pat del Piemonte
La decisione è stata approvata dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore al Commercio, agricoltura e cibo, turismo, sport e post-olimpico, caccia e pesca, parchi della Regione Piemonte, Paolo Bongioanni. Ed è proprio Bongioanni a chiarire il senso di questo riconoscimento, che riguarda una versione della bagna caoda ben conosciuta dagli appassionati ma finora rimasta ai margini delle certificazioni ufficiali: «Si tratta - spiega l’assessore - di una Bagna caoda simile a quella tradizionale - già presente nell’elenco dei Pat, e che ha come ingredienti base acciughe, aglio e olio - ma che prevede l’aggiunta di una sostanziosa quantità di panna e latte, di norma di origine piemontese e che riflette l’importanza storica della produzione lattiero-casearia della pianura cuneese dove si trova Faule. Si sa che le due varianti dell’intingolo simbolo della cucina piemontese danno origine fra gli estimatori a due vere e proprie "scuole di pensiero". In questo modo anche la versione più "morbida" viene consacrata come 345esimo Pat del Piemonte. Potrà fregiarsi d’ora in poi del brand "Eccellenza Piemonte" che accompagna le produzioni di qualità riconosciuta e potrà accedere alle misure e sostegni per la promozione che il mio assessorato accorda a questi prodotti».
Parole che aiutano a mettere a fuoco il punto centrale: non una rilettura creativa o una forzatura contemporanea, ma una variante storica, legata a un’area precisa della pianura cuneese e a una vocazione agricola altrettanto precisa. A Faule, latte e panna non sono mai stati un’aggiunta decorativa, bensì parte integrante di un’economia rurale che ha segnato il modo di mangiare, cucinare e condividere il cibo. Anche la bagna caoda, piatto identitario per definizione, ha seguito questa strada, dando vita a una versione più rotonda, meno aggressiva sull’aglio, ma altrettanto riconoscibile. Il riconoscimento come Pat, del resto, non si ottiene per affezione o notorietà. La normativa nazionale impone criteri chiari: occorre dimostrare che il prodotto segue metodi di lavorazione, conservazione e preparazione consolidati da almeno 25 anni e strettamente legati a un territorio. Un lavoro di documentazione, ricostruzione storica e verifica sul campo che, per la Bagna Caoda di Faule, è partito formalmente il 26 febbraio 2025 con la domanda presentata dall’Accademia della Bagna Caoda di Faule.
Da lì è iniziata l’istruttoria tecnica, culminata con il sopralluogo ufficiale del 18 settembre nel Comune di Faule e con l’esito positivo dell’analisi dei materiali raccolti. Il nuovo Pat seguirà ora l’iter consueto: l’ingresso verrà comunicato entro fine anno al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste nell’ambito dell’aggiornamento annuale del registro nazionale, lo stesso che nel 2024 aveva accolto il Cappone di Racconigi. Dietro i passaggi amministrativi, però, resta soprattutto una storia di comunità. Perché la Bagna Caoda di Faule non vive solo nei disciplinari o negli elenchi ufficiali, ma soprattutto in una sagra che ogni ottobre richiama migliaia di persone e che nel 2026 raggiungerà la 30ª edizione. Un appuntamento che racconta meglio di qualsiasi dossier quanto questo piatto sia ancora oggi un fatto sociale, prima ancora che gastronomico.