Pantelleria, isola a sud della Sicilia, punta a ottenere il riconoscimento della sottozona Igp Sicilia e l’inserimento degli olivi striscianti nel patrimonio Unesco. Lo riferisce l’Ansa, sottolineando come l’isola stia lavorando su più fronti per valorizzare una coltura unica, segnata da secoli di storia e da condizioni ambientali che hanno modellato le piante in una forma irripetibile.

Gli olivi striscianti, tipici di Pantelleria, dell'azienda Aromi del Vento
L’olivo, infatti, a Pantelleria è presente sin dall’antichità, ma i forti venti che soffiano costantemente hanno imposto una trasformazione radicale. La varietà Biancolilla, diffusa in tutta la Sicilia, qui assume un portamento del tutto diverso: non cresce in altezza, ma si distende al suolo per difendersi dal maestrale. Sono i cosiddetti olivi striscianti, una prerogativa esclusiva dell’isola, per i quali è stata avviata la procedura di candidatura al riconoscimento Unesco. Il tronco di queste piante è bassissimo, in certi casi appena accennato, mentre le branche si allungano fino a toccare il terreno. Lavorarli non è affatto semplice: potarli significa piegare la schiena e consumare le ginocchia, mentre raccogliere le olive diventa una sfida di resistenza fisica. Ogni volta bisogna stendersi con pazienza a terra, e nemmeno è possibile utilizzare le reti, come avviene in altre aree olivicole.
A portare l’attenzione su questa olivicoltura estrema è stata la prima edizione di Ogghiu Pantiscu Fest, svoltasi a fine agosto. Il progetto, ideato da Stefania De Carlis - piemontese di origine e ormai pantesca d’adozione - è stato realizzato con il patrocinio del Comune di Pantelleria e dell’Ente Parco nazionale Isola di Pantelleria. “Ogghiu”, in dialetto locale, significa olio, e intorno a questo elemento centrale della cultura agricola si è sviluppata una manifestazione che, come sottolinea l’organizzatore Luigi Caricato, «vuol essere un invito alla resistenza e alla resilienza di piante e donne e uomini impegnati nella coltivazione». Proprio da questo appuntamento nascerà nei prossimi giorni un Osservatorio permanente dell’olivo e dell’olio pantesco, con l’obiettivo di monitorare tutte le piante presenti sull’isola. In parallelo, si lavora alla creazione di un “frantoio di comunità”, una struttura aperta e disponibile a tutti gli olivicoltori, secondo la volontà espressa dall’assessore all’agricoltura Massimo Bonì.
Il passo successivo riguarda la certificazione di origine. Ogghiu Pantiscu Fest ha infatti messo in agenda la modifica del disciplinare dell’Igp Sicilia, così da poter inserire la sottozona Pantelleria e riportare il nome dell’isola sulle etichette. «Non è una operazione da sottovalutare - spiega l’oleologo Luigi Caricato. Attraverso l’Igp Sicilia, con sottozona Pantelleria, il vantaggio è di poter effettivamente dimostrare l’origine pantesca e, di conseguenza, poter assegnare quel valore aggiunto all’olivicoltura eroica degli olivi striscianti. Gli alti costi di produzione, i grandi sacrifici verranno così ripagati, ottenendo il giusto prezzo per i notevoli sforzi compiuti nella coltivazione».

Pantelleria vista dall'alto
Anche il Comune di Pantelleria sostiene questa direzione, con un obiettivo chiaro: rendere l’olivo strisciante non solo resiliente, ma anche economicamente sostenibile, così da garantire agli olivicoltori un reddito adeguato ed evitare l’abbandono della coltura. Il percorso di valorizzazione non si ferma qui. Il 24 gennaio, durante l’Olio Officina Festival in programma al centro congressi di Rho-Milano, una delegazione di operatori panteschi presenterà lo stato dei lavori. In quell’occasione, Fausto Luchetti - già insignito del Premio Olio Officina-Cultura dell’olio durante la due giorni isolana - sarà testimonial d’eccezione del rilancio dell’olio di Pantelleria, forte della sua riconosciuta autorevolezza nel comparto.