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venerdì 05 dicembre 2025  | aggiornato alle 08:06 | 116137 articoli pubblicati

Comparto lattiero-caseario: export da record e formaggi Dop sempre più centrali

La crescita all’estero mette in luce un settore che corre a più velocità: da un lato l’ascesa dei Dop, dall’altro le difficoltà del latte fresco e dei produttori che restano ai margini della spinta internazionale

 
04 dicembre 2025 | 13:09

Comparto lattiero-caseario: export da record e formaggi Dop sempre più centrali

La crescita all’estero mette in luce un settore che corre a più velocità: da un lato l’ascesa dei Dop, dall’altro le difficoltà del latte fresco e dei produttori che restano ai margini della spinta internazionale

04 dicembre 2025 | 13:09
 

Il primo semestre del 2025 ha confermato un’Italia lattiero-casearia in piena forma sui mercati internazionali. La crescita dell’export, +15,7%, racconta un settore che continua a trovare all’estero una parte importante del proprio equilibrio economico. E dentro questa spinta, i formaggi Dop segnano ancora il passo più deciso: Parmigiano Reggiano e Grana Padano restano gli ambasciatori più solidi del made in Italy, sostenuti da un posizionamento che non sembra patire oscillazioni.

Comparto lattiero-caseario: export da record e formaggi Dop sempre più centrali

Un comparto in movimento: export ai massimi e Dop al centro della scena

Il Reggiano stagionato 12 mesi, per esempio, ha toccato i 13,73 euro al chilo sulla borsa di Milano, confermando una traiettoria di valorizzazione che si riflette anche nei volumi: nel primo trimestre dell’anno le esportazioni di formaggi sono aumentate del +3,4%. Un contesto positivo che però non cancella la frenata del latte fresco e il prezzo spot sceso ai livelli più bassi degli ultimi cinque anni, a mostrare la distanza crescente tra chi riesce a competere fuori dai confini e chi invece resta schiacciato da dinamiche meno favorevoli.

Questa fotografia è stata uno dei punti centrali dell’80ª edizione delle Fiere Zootecniche di Cremona, chiusa la scorsa settimana, dove si è tornati a discutere di un comparto da 21,8 miliardi di euro. Il settore vive una sorta di biforcazione: da una parte la spinta dell’export dei prodotti ad alto valore, dall’altra le difficoltà di una filiera che fa ancora fatica a scaricare a monte i benefici di un mercato che cresce soprattutto su alcune categorie. A Cremona, questo è stato il filo conduttore di incontri e confronti che hanno attirato operatori da 22 Paesi, insieme a 400 brand e un numero significativo di delegati internazionali. Un contesto che ha dato la misura di quanto la zootecnia italiana sia osservata fuori dall’Italia, ma anche di quanto bisogno ci sia di momenti in cui riunire allevatori, tecnici e imprese per leggere un settore sempre più diviso tra spinte globali e problemi quotidiani.

Dentro questo scenario si è inserita la parte più vivadella manifestazione, l’International Dairy Show, che ha portato a Cremona 400 animali selezionati dai migliori allevamenti italiani e stranieri. È un appuntamento che ormai misura lo stato di salute del settore più di molte analisi, perché mette sul tavolo ciò che accade realmente nelle stalle. E quest’anno il giudizio interno è stato positivo. «Possiamo parlare - ha detto il presidente di CremonaFiere, Roberto Biloni - di un’ottima edizione sia per livello di partecipazione di espositori e visitatori, che per la qualità espressa dalle mostre zootecniche, come dal programma convegni». Un’affermazione che restituisce il clima della rassegna, ma che sembra anche il punto di partenza per interrogarsi su cosa possa reggere questo equilibrio nei prossimi anni.

Il direttore generale di CremonaFiere, Massimo De Bellis, ha insistito su un altro elemento: l’evoluzione del format. «La rassegna 2025 - ha tenuto a sottolineare - ha evidenziato la positività del format che abbiamo inaugurato 5 anni fa, che vede nella rassegna non più solamente un'occasione di affari, ma anche un momento di sintesi, sia in termini di aggiornamento, che di formazione con una importante partecipazione di giovani». Una lettura che parla non soltanto della trasformazione dell’evento, ma di quella del comparto, oggi costretto a prepararsi a un ricambio generazionale e a una gestione sempre più tecnica delle aziende agricole.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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