Oltre 10mila hotel europei hanno già aderito alla class action contro Booking, chiedendo un risarcimento per anni di clausole ritenute anticoncorrenziali. E per chi ancora non ha fatto in tempo, c'è una nuova finestra utile: la deadline per registrarsi è stata prorogata fino al 29 agosto.

Diecimila hotel europei in azione contro Booking
L'azione legale - sostenuta da Hotrec, Federalberghi e più di 30 associazioni alberghiere nazionali - punta a far valere i diritti degli albergatori danneggiati dalle clausole di parity rate, ovvero quelle che per anni hanno impedito agli hotel di offrire sui propri canali prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli pubblicati su Booking. Il colpo di scena è arrivato il 19 settembre 2024, quando la Corte di Giustizia europea, con la sentenza C-264/23, ha stabilito che queste pratiche violano le norme Ue sulla concorrenza. Da lì è nata una mobilitazione senza precedenti. Più di diecimila strutture hanno già compilato il modulo sul sito www.mybookingclaim.com, dando il via alla procedura per unirsi alla causa. Un numero destinato a crescere, anche perché l'estensione della scadenza - inizialmente fissata a fine luglio - è stata pensata proprio per andare incontro agli albergatori nel pieno della stagione estiva.
«Gli albergatori europei soffrono da tempo di condizioni ingiuste e costi eccessivi. Ora è il momento di unirsi e chiedere giustizia. Questa iniziativa invia un messaggio chiaro: le pratiche abusive nel mercato digitale non saranno più tollerate dal settore alberghiero in Europa» ha dichiarato Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi. A coordinare l'intera azione è la fondazione Hotel Claims Alliance, supportata da un team internazionale di esperti legali ed economisti specializzati in diritto della concorrenza. La causa è inoltre finanziata da fondi specializzati, il che significa che per gli hotel partecipare non comporta alcun costo o rischio economico. La registrazione, ricordiamo, richiede solo pochi minuti, ed è accessibile a tutte le strutture interessate a far valere i propri diritti. Una battaglia legale che non riguarda solo le grandi catene, ma anche hotel indipendenti e realtà familiari, sempre più penalizzate da dinamiche di mercato spesso sbilanciate a favore delle piattaforme digitali.